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Dolci lamponi

Lamponi e la dolcezza di una quattro quarti In settimane dove le scadenze volano via sorge un problema. Salutata una scadenza bisogna subito accoglierne un’altra, ma cosa cucinare per far restare il tempo piacevolmente con sé? Come convincere lo stress ad allontanarsi e la dolce metà a darti quella preziosa carezza di benvenuta a casa? Semplice cucinando. Ma quando? Come? In questo stato quasi isterico mi ritrovo mentre esco dall’ufficio. Poi qualche minuto tra i mezzi pubblici e…non ci vedo più dalla fame. Così mi fermo in cucina, apro furtiva la porta della credenza ed il braccio si allunga. Ho bisogno di quel barattolo di vetro. Sì, proprio quello. Lo svito guardandomi in giro. Non c’è nessuno in giro. Nessuno a chiedermi che cosa sto combinando. Anche il tempo si è acquietato. Al diavolo le scadenze. Il blog può aspettare. La penna resiste sulla scrivania ancora qualche minuto. Ahhh  che bontà! Le gocce di buon cioccolato, che lusso inestimabile. Poi apro gli occhi e mi ricordo che non devo essere egoista. In giro per casa …

Elogio del cocco

“Coooco Beeeloooo” Tra gli ombrelloni di tela blu e verdi si ergeva questo urlo, composto ed insieme testardo. “Coooco Beeeloooo” Una sola parola, un solo aggettivo. Nel vociare caldo e sudato della riviera friulana correvano bambini verso quel secchio di plastica azzurro. Accanto un cesto colmo di foglie e di quel “Coooco Beeeloooo“. Quanto lo volevo. Come ogni bambina che si rispetta avevo desideri e capricci che sotto il sole pomeridiano a volte rischiavano di scoppiare. Come ogni giovane mamma degli anni Ottanta che si rispetti, la mia era irremovibile. Niente spese inutili. “A casa abbiamo già  tutto“. Ma non il cocco. Uffi. Una volta, una sola volta, quel pezzetto di cocco fu mio. Quel sapore, nuovo, estivo, in qualche modo pulito, capace di placare capricci, l’ho ritrovato. Come ogni suocera che si rispetti, la mamma ha cominciato a mandarmi pacchi di doni. L’ultimo è stato sorprendente. Accanto a tovagliette varie, riviste di cucina, volumi dell’enciclopedia sul Friuli, ecco un paio di sacchetti. Ho capito subito che era passata a La Cjasalìne. E aprii uno …

Da La Cjasalìne alla tavola #11: albicocche, cioccolata e semi vari

Pulita la casetta. Il sole primaverile continuava a non voler farmi stare ferma sul divano. Era però un giorno pigro, come ogni buona domenica. C’era voglia di sentirmi ragazzina in cucina. Due o tre gesti dovevano creare la sorpresa. E quel poco doveva bastare. Chocolat ancora bussava nella mia testa. Finita la lettura rimaneva la magia. Mi sentivo una scintilla che doveva essere accesa e brillare indifferente ai pensieri, ai gesti, al caos e persino alla poesia di quei momenti qualsiasi. Volevo trasmettere dell’energia, una piccola energia per incitare anche solo un’altra piccola fiammella a farsi viva e a sentirsi viva. Alla ricerca di questo insignificante, ma prezioso, effetto domino, mi ricordai delle albicocche secche che a Natale erano diventate fruitcake e cantucci. Sapevo che erano rimaste in parte con me. Aperta la credenza, la cioccolata si fece notare. Ma la scintilla ancora non brillava. Spalancato un altro sportello ecco i preziosi semi di papavero frutto di un’acquisto della mamma a La Cjasalìne. Tornavo da lavoro, all’altezza della stazione di San Pietro, mi chiamò. “Sono …

Da La Cjasalìne alla tavola #9: pasta di farro e pitina

Sottotitolo: tu e le cosidette paste integrali in che rapporti siete? Svolgimento: La pioggia gabba villani solleticava Roma oramai da alcune ore. Persistente e leggera, gabbava facendo sperare in schiarite. Si dice che i contadini, villani, nell’incertezza sul da farsi, intanto si recassero ai campi. Tra un sanpietrino e l’altro, un ombrello aperto, qualche momento di compere in saldo e necessità, rieccoci a casa. Intirizziti dall’allarme di neve disatteso, il pranzo vissuto assieme non poteva passare inosservato. Volersi bene a tavola per noi due, insaziabili giovani, è un dovere nel fine settimana. Così mentre la Cavia si distraeva davanti lo schermo luminoso del computer, la “cuoca” mescolava ingredienti. Se presso La Cjasalìne puoi scegliere tra fusilli al farro od integrali, sfusi o confezionati, e  mezze penne al farro, io allora avevo delle penne rigate al farro e soprattutto della pitina di daino arrivata direttamente da Maniago (Pordenone). Di romano c’era il radicchio rosso tardivo mischiato all’Asiago. Tocco finale una manciata di anacardi sempre de La Cjasalìne. Ero sicura che così quella naturale ritrosia verso la …

Da La Cjasalìne alla tavola #8: Torta di polenta e grano saraceno allo yoghurt

Spesso è una delle prime torte che si impara a fare. Ricordo ancoro lo stampo che si metteva sul fornello e non nel forno per farla. C’era yoghurt ed olio a renderla particolare. Ero giovane, intrisa di scuola media, qualche patema esistenziale tra adolescenza e capriccio. Ma lei c’era di già. Quel lei è la persona che segue con Francesco La Cjasalìne. Con Laura ci si vedeva ogni pomeriggio d’estate, o quasi, tra un ritardo ed un’ansia di puntualità. C’erano i famosi cornetti che si intestardivano a non venire e c’era la torta allo yoghurt. Era quasi un marchio da brava donnina di casa farla e personalizzarla. Tra un bignè, dei biscotti magici e torte varie, ecco che a casa di una o dell’altra spuntava la torta allo yoghurt. Ora da grandi ci siamo ancora noi: io, Laura ed il resto del mondo. Qualche chilometro ci separa, ma un po’ alla Don Camillo e Peppone, mica ci lasciamo sole. Così per inaugurare il nuovo anno di post della serie Da La Cjasalìne alla tavola, mischio …