Month: Gennaio 2014

Partire da una domanda come #bookinthekitchen

Qual è il libro che più ha influenzato il tuo modo di vivere il cucinare? I miei buoni propositi del 2014 sono di cercare di vedere oltre e di mettere ordine. Detto così sembra la solita panzana motivazionale. Volendo essere più chiara e spicciola, voglio imparare di più sullo scrivere, il leggere ed il cucinare mettendo ordine, appunto, tra tutto quello che sto facendo tra blog e vita reale, la vera sorgente del disordine. Così, giusto per aggiungere confusione alla confusione, ma con l’intento di vedere oltre, supero il web e mi ributto alla scoperta delle riviste cartacee che mi tengano al passo con i tempi, le mode ed i capricci umani in generale. Nulla di serio, solo di futilmente comune. Come direbbe Buzz Light Years : Verso il foodblogger…e oltre. Per capire cos’ero prima di una blogger e per rimettere le mani nella terra nuda delle emozioni e sensazioni non guidate da smanie di condivisione nella prima newsletter di Ma che ti sei mangiato (ti sei iscritto?) ho posto una domanda che sto facendo, …

Torta di semola, cocco e marmellata

Ci sono ricette che ti salvano dall’imbarazzo. Così anche nelle migliori case d’oggigiorno può accadere che all’arrivo degli ospiti manchi qualcosa. Qualcosa del genere è successo questo fine settimana. Tra una scalpinata  e l’altra per Roma ecco che al rientro a casa, carichi di acquisti ed ospiti friulani, mancava quella fetta e quel morso dato al lato dolce della vita. La volontà di affidarmi a qualche fidata pasticceria non c’era. Gli ospiti sono ospiti e vanno viziati con un pizzico di devozione. La soluzione, allora, non è stata che una: aprire Jerusalem, pensare all’amica che da Gerusalemme stava mandando fotografie della città e della pizza :), e mescolare olio d’oliva con semola rimacinata, cocco e marmellata. E meno male che la credenza offriva tutto il necessario. Non è rimasto che rimestare il tutto, in velocità, come questa ricetta consente e lasciare al forno il suo compito, mentre seduta sul divano letto si chiacchierava sul da farsi. Lo so, questa ricetta è già apparsa nel blog diverse volte. Sabato però ho seguito la ricetta di Jerusalem …

Devil food cake

Devil food cake o Angel food cake? Ossia vogliamo stare a sentire il diavoletto che è in noi o abbandonarci alla delicatezza angelica? In parole più spicciole: cacao or not cacao? Io ho deciso, quest’anno voglio essere dolcemente cattiva. Sarà che in casa sento ancora la magia di Chocolat, del libro bada bene. Joanne Harris ha veramente stravolto le mie abitudini da lettrice. Da mesi oramai mi ha convertito (anche) alla letteratura piacevole, quella che ti rimette in sensto con la sottile magia della vita di ogni giorno. Ed è quell’ogni giorno l’ingrediente che abbonda qui. Così dopo la torta alla vaniglia perfetta non ho resistito al richiamo del cioccolato e ho ancora seguita Bea’s of Bloosmbury in cucina. E neppure a Angel di Baking Cakes in Kigali  di Gaile Parkin. Prima però di questo una fetta di torta per tutti: me, te ed Angel. La torta mi ha convinto non da subito, come fu per Chocolat e la storia di Angel. “Devil Food Cake: ma cosa avrà di speciale? C’è il cacao, il burro, …

Domiamo il Livarot

E’ stata una battaglia impari. L’ho comprato curiosa in Normandia e mi sono lasciata conquistare. Ancora abbindolata dal ricordo ho deciso di fargli posto nella tavola del Capodanno. Stavolta però ho scelto uno tosto, talmente tosto che seppur apprezzato ha richiesto del tempo per essere avvicinato a noi senza problemi. Non mi considero una persona schifiltosa, ma l’odore ardito, forte, pungente, invadente del Livarot mi ha messo in difficoltà. Questo ero un Livarot di carattere con persino una medaglia al collo data la sua qualità. Il Livarot è un formaggio di latte vaccino della Normandia. Viene proprio dal comune di Livarot ed è protetto dalla Appellation d’Origine Contrôlée (AOC) fin dal 1975. Lo riconosci per il colore della “scorza”, arancione e per quelle tre linee esterne. Queste non sono altro che un lungo nastro di Typha latifolia. E’ lei, con questo suo decoro, a dare il soprannome di Colonello al formaggio. Il formaggio più vecchio della Normandia ha un impasto molle, ma un sapore cocciuto come un Colonello. Per domare il carattere autorevole una sera …

Matnakash, un pane armeno

Che non si vive di solo pane è cosa risaputa. Ancora sento la voce di mia nonna quando lo diceva, quasi a nascondere il fatto che era ghiotta di tutto, pane compreso. La sfida di Twelve Loaves del mese di gennaio è stata onorata col soda bread, ma ecco spuntare Panissimo. Si tratta di un contest, senza premio nè vincitori, al pari di Twelve Loaves ed in ugual modo ruota anche Panissimo attorno ad un pane che cambia ogni mese. Per gennaio il tema di Panissimo sono i pani etnici. Ed io da brava secchiona, con un po’ di tempo in più grazie alle Feste, ho cercato il mio pane etnico. Sfoglia che ti sfoglia libri, navigando da un sito all’altro, sono giunta al Matnakash. Un pane armeno semplice a base di farina di frumento, acqua, lievito e secondo una delle versioni che ho trovato pure pochissimo zucchero. Nella ricetta trovata si accenna al lievito madre o a un lievitino, eppure le dosi rese pubbliche si basano tutte sul lievito di birra. Quindi per una …