Month: Marzo 2011

Picolìt un vino “da delizia”

Picolìt, perchè in Friuli l’accento conta e molto anche se mette in crisi molte traduzioni in italiano. Infatti, Picolìt potrebbe voler dire se non piccolino, allora sommità di un poggio. Ma qui si entra nell’astiosa discussione se un vitiglio prende il nome da un toponimo o viceversa. Si vuole, invece, raccontare gli albori della bandiera del Friuli. Spesso il Picolìt è un desiderio tra il proibito e l’azzardato a causa del suo prezzo. Ma il Picolìt è un vino d’elitè? Sì, no, forse. Ma soprattutto un vino la cui storia si lega a due grandi nomi della storia regionale: il Conte Fabio Asquini in Cuccana e l’economista Antonio Zanon (1696-1770). Se sei cresciuto in provincia di Udine, lo Zanon è prima di tutto un rinomato istituto tecnico commerciale, dove molti papà han studiato allonandosi così dal destino di agricoltori dei loro padri. Almeno per la mia famiglia è stato così. Mentre il Conte Asquini era un viticultori e proprietario terriero di Fagagna, una cittadina non lontana da Udine, ma che non ricade nella zona Collio. …

Vitigni friulani scomparsi o quasi

Presa dall’attesa trepidante per i Superwhites 2011, mi son messa a studiacchiare qualcosa sui vitigni friulani (e giuliani). Perchè se qualche bianco e rosso friulano l’ho conosciuto, poco so, al di là dei luoghi comuni, della storia della vita nella mia regione. Grazie ad Un Assaggio di Storia del giovane e competente Gabriele Pressacco, ho imparato del ruolo dei romani nella diffusione dell’amore per Bacco in Friuli Venezia Giulia. Certo era un vino ed un gusto molto diverso dal nostro, dopotutto all’epoca al pane si addizionava l’argilla per renderlo conservabile nel tempo e i funghi venivano regolarmente cotti col miele. Ma il vino era già la merce più trattata ed esportata anche nell’allora Friuli Venezia Giulia. Le amphorae vinariae valicavano già i confini, ma si spingevano anche verso il Caput Mundi: Roma. L’imperatrice Livia riteneva che la sua longevità fosse dovuta ad un vino prodotto presso le fonti del Timavo, tal Pucino, assimilabile, con tutti i forse dati dal tempo lontano, con il Terrano o Glera o Prosecco. Ma rimandando ad un altro post una …

Panini al latte ed un tocco di harissa

Che mi piace fare il pane oramai in casa si era capito da un pezzo. Finora però non mi ero mai cimentata coi panini, avevo preferito le quasi materne pagnotte. Lo scorso fine settimana ho deciso di tentare il salto e di provare a fare col mio amato lievito madre dei panini, morbidi e con un tocco speciale. La morbidezza ho cercato di ottenerla aggiungendo del latte nell’impasto, mentre il tocco speziale…ehm…volevo dire speciale l’ho dato con un mix di spezie: l’harissa. Se non conosci l’harissa come spezia pensala come un miscela di peperoncino e zenzero (almeno la mia), più altre spezie minori come cumino e coriandolo. Adesso che ho provato a fare il panini e che li ho divorati si aprirà un nuovo capitolo nella mia saga del pane. Tieni conto che mi divertendo anche con le forme, dopo la forma alla “greca” del Pane Colfondo anche fare i nodi all’impasto per ottenere i panini, mi ha rallegrato assai. Ma basta alla ciance, via alla ricetta.