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Vitigni friulani scomparsi o quasi

Presa dall’attesa trepidante per i Superwhites 2011, mi son messa a studiacchiare qualcosa sui vitigni friulani (e giuliani). Perchè se qualche bianco e rosso friulano l’ho conosciuto, poco so, al di là dei luoghi comuni, della storia della vita nella mia regione.

Grazie ad Un Assaggio di Storia del giovane e competente Gabriele Pressacco, ho imparato del ruolo dei romani nella diffusione dell’amore per Bacco in Friuli Venezia Giulia. Certo era un vino ed un gusto molto diverso dal nostro, dopotutto all’epoca al pane si addizionava l’argilla per renderlo conservabile nel tempo e i funghi venivano regolarmente cotti col miele. Ma il vino era già la merce più trattata ed esportata anche nell’allora Friuli Venezia Giulia. Le amphorae vinariae valicavano già i confini, ma si spingevano anche verso il Caput Mundi: Roma. L’imperatrice Livia riteneva che la sua longevità fosse dovuta ad un vino prodotto presso le fonti del Timavo, tal Pucino, assimilabile, con tutti i forse dati dal tempo lontano, con il Terrano o Glera o Prosecco.

Ma rimandando ad un altro post una più ampia dissertazione storica, mentre vagavo tra Un Assaggio di Storia e Mangiare e Ber Friulano di Giuseppina Perusini Antonini, mi son imbattuta nell’argomento dei vitigni scomparsi. Antonio Cosmo parla in Mangiare e Ber Friulano di:

  • Refoschi dall’attraente schiuma violacea
  • Franconia o Blaufränkisch. Il doppio nome lascia trapelare l’origine austriaca del Burgenland.
  • Schioppettino di Prepotto o Pocalza o Ribolla nera
  • e pure di Ribolla Gialla

come vini un tempo famosi ed ora in progressiva scomparsa. L’ora però si riferiva a qualche decennio fa.

Pure io conosco la Ribolla Gialla. Ecco allora che da questa lista son partita per una ricerca per capire quali sono i vitigni scomparsi o quasi o nelle prime fasi di recupero nella Regione Friuli Venezia Giulia.

Dal sito della Doc Friuli Grave e da Friuli Venezia Giulia Terra di Vini recupero i nomi di:

  • Piculìt Neri dalla forte connotazione romana tanto da essere assimilato al vinum pucinum. Vitigno citato persino nel “Vocabolario di lingua friulana” del Pirona, un testo al limite del sacro per i friulani doc. Non lo si confonda però col Picolit Rosso del Friuli o con il Refosco Gentile;
  • Sciaglìn proveniente dalle uve “schiavoline”;
  • Forgiarìn, il cui nome viene dal paese di Forgaria, luogo da cui emigravano un tempo in Ungheria e Romania qualificati e potatori di viti. Oggi viene coltivato in due soli comuni. Il sapore ricorda il Pinot nero;
  • Cividìn, esistente almeno dal Seicento e destinato soprattuto ai banchetti nuziali. Luogo d’origine Cividale, da cui il nome. Il presunto motivo della scompara è la scarsa resistenza all’oidium, come si suggerisce in Amor Divino;
  • Cjanòrie, proveniente da Gemona del Friuli e mai diffusosi molto in regione. Prende il nome da canna, ciane in friulano;
  • Ucelùt, che come suggerisce il nome viene dalle “uve uccelline”;
  • Cordovat, vitigno dalla tarda maturazione e in qualche modo simile al Frappato nero o Rapàt;
  • Coniute, presente in zona Palmanova, la cittadina a forma di stella;
  • Brambona nera probabilmente assimilabile all’Uva d’Oro del Polesine;
  • Bevert, che matura dopo il Verduzzo.

E poi da Lavinium scopro anche il Cordenos o Cordenonna in termini più italici. Affascinante è anche il sito di Emilio Bulfon alla voce vitigni.

Si accettano insegnamenti su questo argomento. La mia ricerca curiosa è solo cominciata e ho proprio voglia di riempire questo bicchiere di conoscenza 🙂