Infinite emozioni dopo, quando i pedali si placano, il Danubio scorre e noi ci allontaniamo.
Poggiate le bici a Grefeinstein, sudati, travolti dal caldo, saliamo sul trenino che puntuale, pulito e garbato porta da Tulln a Wien. E Vienna è. I ricordi già affluiscono agli occhi. I volti del Danubio ci seguono lasciandosi dietro il carico di umana fatica, di fatica solleticata dal caldo, di zen fai da te. La meta è arrivata.
Lui, la Cavia, il marito pregusta le tappe della terza volta nella capitale austriaca. Se Grinzig può aspettare il giorno dopo, così non può Diglas.
Ora tutto è trattenuto dentro o tra le mura. Ci vuole sempre un po’ a riabituarsi al caos umano. Ma l’animo goloso sa farsi forza.
In ordine di apparazioni, Vienna è stata:
Sebbene la città sudasse, anche la mattina dopo siamo tornati sulle nostre orme.
Da Demel si sale. Ci si emoziona con l’AnnaTorte. Hauscafe con panna. Non c’è lusso più disinibito di questo.
E non siamo gli unici.
Tra mezzi pubblici capita anche di arrivare al capolinea della U5 Heiligenstadt e salire sul bus 38A fino a Kahlenberg. Lì si affrontarono austroungarici e turchi. Persino i turchi che vennero derisi a suon di cornetti.
Ma il Dr. Mueller? Torniamo anche da lui.
Il mattino dopo un ultimo saluto a Demel, perdendoci tra i negozi di Vienna.