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Cultura e cibo a Granada

Granada. Una città che ci ha accolto all’ora di punta. Una miriade di bambini che uscivano dalle scuole. Un mare di “perdona” mentre noi ci avventuravamo direzione albergo con bagagli al seguito. Eppure tutta quella pazienza, mischiata al caldo e alla fame, ha avuto un suo perché. Alhambra, Bodega Castañeda, Albaizìn, Bodega Castañeda, anima gitana, Sierra Nevada, Bodega Castañeda …e ho detto tutto. Storia, vermut, memorie arabe, Muñana, chitarre gitane, Pedro Ximenez. E ho pure detto troppo. Ecco un piccolo album fotografico di una quattro giorni a Granada nel mentre di un viaggio di nozze. Tutto vero, tutto sognato, tutto assaggiato, tutto nella memoria.

Siviglia: uno di fronte all’altro

Se un buon matrimonio si vede fin dall’inizio… Questa forse è la storia perfetta per capire pregi e difetti di una coppia. Arrivati a Sevilla (Siviglia), inebriati dal profumo di fiori d’arancio, scaldati dal sole africano, ecco che ci incuneiamo nel centro città. Poggiati i bagagni, con qualche nome di locale in testa, ecco davanti a quello che diventò il locale dei desideri della sposa. Calle Santa Teresa – Las Teresas Un cafè solo per cominciare, sorseggiato rigorosamente dal bicchiedere del marito. Il profumo degli Jamon de Bellota nell’aria. Locandine a ricordare passioni di flamenco e la corrida. Incomincio a scorgere il fantasma del mio Hemingway.

Il profumo di Siviglia

Avenida el Cid. Sevilla. 16 aprile 2012 pomeriggio. Sole. Un volo alle spalle, traballante verso la fine. Un matrimonio da poco celebrato. Noi due. Confusi da un aereo, da un anello, da un viaggio che cominciava. Le porte dell’autobus si aprono. “Che profumo” “Che profumo” Il nostro piccolo coro stupito. Profumo di arancia. Aggraziato ed elegante. Rinfrescante nella sua presenza. Una luce viva, forte, africana esplodeva del profumo. Peccato solo che subito ci si abitui. Come a tutte le cose belle. Gli scherzi del destino han voluto che a Granada mi comprai del Fleur de Azahar per farmi un infuso. Non sapevo che cos’era. Non mi interessavano tanto le sue proprietà calmanti, piuttosto il suo mistero, dovuto all’ingnoranza linguistica. Il naso avrebbe potuto guidarmi, quel sentore di miele…miele di arancia.

Al mercato di Jerez

Che Mariarosa al mercato se ne andasse mi dava allegria. Gioiosa come me bambina, leggera su quel carrettino, pronta a parlare ancor prima che a contrattare. Lì, con lei, ha preso piedi il desiderio di scoprire cibi e mondo con occhi curiosi. Vidi foto di mercati favolosi, lontani, irrangiungibili nella vita di una comune ragazza di campagna. Eppure il profumo colorato delle spezie tra le pagine televisive di Marco Paolo mi trafisse il cuore. Paesi lontani, scoperte infinite. La fantasia da bambine si accende con poco. Metteci poi un po’ di parenti sconosciuti sparsi per il globo. La sorpresa che si fa bocca spalancata all’arrivo di una lettera da lontano.Il lontano ha regole speciali  per gli adolescenti irrefrenabili. E poi Roma. E poi un matrimonio col viaggio di nozze al seguito.. E poi Jerez de la Frontera.

Farro e fantasia

“Buona” e via verso un’altra forchettata. “Buona…buonissima” Stavolta a parlare non è la Cavia, ma un’amica durante una cena tranquilla da me…oops noi. “Veramente primaverile…buona” e sana aggiungerei. Le ricette che mi nascono dal mercato mi entusiasmano sempre e stavolta han colpito anche qualcun’altro e un qualcuno veramente competente in fatto di sapori e veramente incorruttibile. La ricetta te la do, ma prima ti invito a farla con calma. E’ una ricetta slow, che puoi velocizzare quanto vuoi. Eppure il mio consiglio è di seguire il ritmo pacato di un pomeriggio tranquillo, farsi convincere dai raggi del sole che per ogni cosa c’è il suo tempo. Lasciarsi andare alla pigrizia del fare qualcosa per il gusto di viverlo istante per istante.