Canada

Good Friday: Tamil e civiltà

Ciao Cavia,

ancora ti e vi devo parlare del Good Friday. Oltre a cucinarmi il salmone e ad andare in giro per negozi di alimentari, durante la passeggiata pomeridiana mi sono imbattuta in una protesta. Fin dalla mattina vedevo auto con delle bandiere rosse con una tigre in mezzo. Stupidamente credevo che fossero tifosi di chissà quale squadra di hockey.

Invece avvicinandomi al Parlamento li ho visti aumentare vistosamente di numeri. Ho cominciato a notare che erano tutti asiatici. Che protestavano civilmente per qualcosa. C’erano ragazzini, ragazzine, adulti e nonni infervorati per una causa. Poi gli striscioni e le urla: “Canada Go, Tamil need your help” e altri. Infine un ragazzo molto gentilmente mi ha dato un volantino. Si parla di genocidio dei Tamil in Sri Lanka, di manifestazioni simili a Toronto, Vancouver, Montreal e altre grandi città canadese.

La richiesta è rivolta al governo canadese affinchè si attivi per evitare il genocidio. C’è di mezzo l’uso di armi chimiche. Il governo dello Sri Lanka ha votato (!) la pulizia (!) dell’area occupata dai Tamil (20 km quadri) entro il 13 aprile.

L’ignoranza è veramente brutta, soprattutto quando di mezzo ci sono 300.000 persone. Ma non bisogna mai fermarsi ad ascoltare una sola campana.

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Vi parlo di questo per sottolineare la civiltà che anima il Canada e che il Canada riesce a trasmettere a quelli che da noi sono dei semplici immigrati. Infatti, il volantino si chiude con questa frase che vi traduco:

… Ci scusiamo cittadini canadesi per ogni inconveniente che la nostra manifestazione a difesa di 300.000 civili innocenti vi può creare. Siamo indifesi ed il tempo sta per scadere…

In una settimana di lutti nazionali, fortemente avverti anche a distanza, volevo, se non rallegrarvi, almeno dimostrare che la civiltà può essere una vincente regola sociale. Anche perchè non era una protesta contro il governo locale o contro il Canada. Molte bandiere Tamil erano abbinate anche a bandiere del Canada.

Ma parlando con degli italo-canadesi ho scoperto alcuni risvolti della faccenda. Sembra che nei  giorni precedenti la rivolta abbia bloccata la città, per cui dai locali non è stata percepita come una protesta civile. Ha infatto causato un blocco del traffico durante la settimana e una lunga coda di automobili. Niente in confronto a quelle di Roma, ma qui si è molto rispettosi delle regole e molto attenti a coglierne ogni minima infrazione. Quindi ho imparato un’altra regola di questa civiltà canadese: le regole hanno un valore quasi morale. Ogni infrazione è percepita dagli immigrati di più lunga data come un attacco a dei diritti acquisiti sul campo, lavorando sodo.

Poi la questione del carattere quasi terroristico di certe azioni Tamil, ha il suo peso in un giudizio complessivo da cui io però mi astengo. E qui il terrorismo non è mai difeso, mi sembra di capire. Forse la persona con cui ho parlato era veramente orgogliosa di essere diventata canadese, ma si aspettava sinceramente che i diritti, quando sono veri, vengano difesi dal sistema. Tanto che si stupiva che i Tamil non andassero a protestare alla “loro” ambasciata, anzichè davanti il Parlamento canadese.

“Dopotutto i deputati questa settimana sono fuori città per la Pasqua”, quando si dice che tutto il mondo è paese.