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miele

Conosco il miele?

Miele: un viaggio alla sua scoperta con l’antropologa dell’alimentazione Lucia Galasso Domanda stupida, banale. Il miele è quella roba lì. Un prodotto delle api con l’intercessione della mano dell’uomo. I fiori attirano le api e noi spalmiamo il miele sul pane. Certo gli riconosciamo anche altri usi più nobili, come difenderci dal mal di gola 🙂 Scherzi a parte e banalità a parte, mi sono ritrovata la casa invasa da mieli friulani, siciliani, romani e persino polacchi. Così attorniata ho voluto saperne di più. Qualche mese fa mi avvicinai ai Mieli Mil intervistando un giovane produttore di mieli come Andrea D’Orlando, stavolta ricorro ad un’amica antropologa. Lucia Galasso, già membro della giuria speciale dei Blecs, mi scriveva messaggi tempo fa tipo: “Non posso venire sabato, sono a smielare”. Smielare? Lucia si è buttata sul miele, ha voluto incominciare a vedere come si fa. Da antropologa non si è fermata alla carta, ma ha voluto smielare, appunto. Per capirne di più del miele, dello smielare e del mondo immenso che un barattolino di vero miele può …

Madeleines al cioccolato e miele

Madeleine…Proust…sebbene sia un’avida lettrice, sebbene abbia letto Proust, solo cucinando ho scoperto questa abbinata. Quindi prima ho fatto le madeline, poi ho scoperto che avevano a che fare anche con “All’ombra delle fanciulle in fiore” che mi lessi alle soglie dell’università. Un libro preso più per il titolo che altro. Un dolce fatto più per gola che altro. Però si nasconde un mistero, in questa avventura. Munita di ricetta più che affidabile, essendo di Trish Deseine, e con l’aspettativa di fare sulle 40 madeleine per due volte di seguito mi son trovata la cucina piena: la quota di 100 madeleines è stata raggiunta e superata per ognuno degli esperimenti. Le amiche di Coquinaria sostengono che a loro veniva la dose indicata nel libro. Vuoi provarle a fare anche tu? Mi raccomando, poi dimmi quante te ne vengono. La curiosità è femmina e blogger 🙂 MADELEINES AL CIOCCOLATO E MIELE Dal libro Cioccolato! Di Trish Deseine 150gr di cioccolato fondente 70gr di burro 5 uova, separando i tuorli dagli albumi 125 gr di zucchero 4 cucchiai …

Scrivere di cibo all’italiana: origini ed etichette

Le bucce delle clementine accanto alla tastiera mi riportano ad un paragrafo perso dentro Gastronomical me di MFK Fisher. Quel profumo che inondava casa è la mappa con cui ritrovo la strada nella ricerca dello scrivere di cibo all’italiana. Non ricordo chi fu la prima a chiederlo, probabilmente Laura di Ricette & Vicende. Fatto sta che da quel giorno a Colle Val D’Elsa si è avviato un percorso di critica ed autoanalisi che neppure Whatsapp riesce a banalizzare. Non ricordo neppure se la domanda fosse “da dove trai ispirazione, Giulia (Scarpaleggia)?” o se era un “da chi hai imparato a fare foodwriting?”. Ciò che quella domanda spontanea ha creato è stata una cascata di riflessioni sfociate in un collettivo “chi ci ha insegnato a fare foodwriting all’italiana?”, ossia dove sono le nostre radici di italiane che scrivono di cibo in italiano?

Alla scoperta dei pancake

E’ ancora viva la voglia di pancake americani. E’ un desiderio di dolcezza che resiste ad ogni esperienza, compreso lo showcooking fatto per Progetto Fuoco ad Arezzo. Era una vita che non mi ritrovavo a tu per tu con una cucina a legna.  Il suo calore intenso ed avvolgente era un ricordo talmente lontano da confondersi con quello dei pomeriggi passati dai nonni. Ore passate tra briscola, abbracci e mani (o piedi) allungati verso lo spolert (in friulano). Non a caso ho scelto una ricetta semplice, intima e piacevole come i pancake americani di Nigella per questo momento revival. Semplice come quelle ore tra chiacchiere e spolert. Intima come le colazioni del fine settimana dove stanchezza, lentezza e sguardi si mescolano fino a farsi gesto romantico. E piacevole al pari del calore di una cucina a legna come l’America di La Nordica. Come chiamarli: pancake? Come non esiste una sola fonte di calore, così non esiste una sola ricetta per pancake. Se qualcuno non li conosce basta citare il loro cugino, le famose crepes francesi. Eppure le potremmo …

pizza fritta Paolo Gramaglia

Pizza fritta: Paolo Gramaglia porta il De re Coquinaria a Roma

Pizza fritta stellata? Le stelle sono quelle dello chef Paolo Gramaglia, la ricetta viene da Apicio ed il suo De Re Coquinaria, mentre il desinare è presso Don-Vera Pizza Fritta a Trastevere (Roma). L’occasione è ghiotta quando ti danno in mano una pizza fritta alla napoletana. Diventa poi unica quando ti promettono di rifocillarti come un antico romano. Marco Gavio Apicio è uno dei chiodi fissi di chi vuole fare del cibo anche un modo per apprendere usi e costumi. Pochi ammettono di non aver letto tutti e dieci i volumi del suo De re Coquinaria. Io sono una di quelli che non sempre è andata alla fonte originale, sebbene abbia spesso attinto agli insegnamenti che storici e gastronomi hanno estratto da quest’opera del III-IV sec. Non posso che ringraziare lo chef Paolo Gramaglia e la sua attenzione ad Apicio. Lo chef mi ha accolto (non da sola) da DON-Vera Pizza Fritta a Trastevere con: Ma che doggy bag! Il paccotto lo hanno inventato i romani.