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In fatto di cocotte

Come stavo dicendo, in fatto di cocotte ho un debole che non oso neppure nascondere. E’ un po’ come giocare con le pentoline. Te lo ricordi? Tutto il mondo era fatto a nostra dimensione. Non solo mamma e papà ci scorazzavano attorno con  mille sorprese e sacrosanta pazienza, ma tutte le cose da grandi venivano fatte piccole. Io, scusami se me ne vanto ancora :), non avevo solamente le pentoline degli indiani, ma anche i fornelli. Avevo una cucina perfettamente funzionante nella mia fantasia fin da allora. Possedevo persino un servizio completo di pentoline e padelline. I toni erano quelli del rosso accesso ed i decori erano gli indiani d’America. Da cui il  nome storico di pentoline degli indiani. Non mi mancava nemmeno il tipi. Tante e tante merendine mi portano la tenda per essere un’indiana perfetta nella cameretta. Credo che sia per questo che le cocotte mi fanno impazzire. E credo che il destino a volte sia capace di fare grandi doni. Prima il libro Cocotte sale e dolci della DeAgostini e poi il …

Vercelli Rice Experience #1: strudel al riso rosso

Rosso è Cappuccetto Rosso, rossa è la passione, rossi sono i pomodori. Rossi sono i papaveri, alti alti, mentre tu sei piccolina. Rosso piccante è quello dei peperoncini. Ma a Vercelli cosa c’è di rosso? A Vercelli non si dorme. Ancor meno durante una Vercelli Rice Experience. Ma gli occhi non si fan rossi per la stanchezza. Quando arrivi non subito ti porteranno al mulino del riso e non impararei immediatamente come la pannocchia diventa riso. Prima quei cattivoni ti portano in cucina, anzi per precisione, prima al mercato e poi a sgobbare. Tu che hai già fatto una ricetta col riso Venere dovrai ingegnarti. Quindi niente nero, di giorno ci vuole un altro colore per distinguersi tra i mille chicchi. Come se non bastasse non sarai sola, ma attorniata da chi fa delle crepes con la farina di riso Venere e chi dei dolcetti più che invitanti d’origine siciliana. Poco più in là scorgerai una sorta di sushi. Insomma, rischierai di sudar freddo, se non dalla fatica quanto meno dall’amichevole concorrenza. E tu cosa …

Le prime fave fresche

Sarò ripetitiva, forse pure esagero. Ma la luce d’aprile, un sana passeggiata senza fretta e senza ma in giro per le strade romane, due passi pure a Campo dei Fiori. Una spesa rapida, una di quelle senza fronzoli e senza lista di ingredienti al seguito. Le ho viste e le ho raccolte. Erano delle fave in vendita al mercato. Le prime che ho annusato quest’anno. Due e più manciate dentro il sacchetto di carta ed ero felice. Tutto questo l’ho trovo romantico, ripetutivamente irresistibile. Un’energia sorniona viene risvegliata. Non c’è null’altro che fare. Soccombere ad essere è il mio destino. Già mi vedevo nella mia striminzita cucina. Quella cucina che ha due gioielli, ossia due finestre. La luce si poggia su di esse e scatta l’incantesimo. Avevo voglia di quella magia. Cipollotto, fave e sedano. Quelli li portavo io nella sporta. Farro, riso rosso e piselli secchi. Quelli mi aspettavano fiduciosi in cucina. Custoditi dentro i barattoli di vetro attendevano di essere chiamati a raccolta. Un sabato come tanti, un pranzo come pochi. Sarò ripetitiva, …

Di Barolo e di melograno

Sono testarda. Se  non provo non ci credo. Può il Barolo sposarsi con un’insalata? Non era tanto il broccoletto siciliano assieme al sedano e supportati dal melograno che mi hanno portato a fare questa insalata. Non è stato neppure soltanto la lettura di una ricetta made in Ottolenghi. Sì, lo so, ho un debole per Londra. Sono facilmente sensibile all’uscita di nuovi libri di cucina. Ma stavolta è bastato sfogliare una rivista di cucina. Sarà stato il rosso dei chicchi di melograno a farmi pensare al Barolo speditomi da Fernando Wine di Wine Explorer. Non lo so. Il Barolo “Brunate” Docg 2007 di Borgogno Francesco oltre il suo rosso rubino ed i suoi gagliardi 14.5% ben si presentava, dato che un suo “parente” sempre made in Borgogno land lo avevo provato. Infatti, in passato fu Barbera d’Alba. Eppure stavolta volevo osare.

Polpette d’autunno

Qui il racconto si fa fluente. Nel mezzo di un aperitivo le parole volano, leggere e comuni a tratti, filosofiche e sospese in altri. Con questo post termina il racconto di quell’aperitivo di saluto di cui già parlavo attorno alle fette di pane di segale e nocciole. Una serata romana nata per scaldare una partenza. Viziare una persona che riprende in mano le valigie è forse inutile, banale. Ma non a tutti si può dire tutto e anche le parole trovano il tempo che trovano. Nulla è eterno, nulla è assolutamente vero, quando i progetti hanno ancora da essere imbastiti e quando tutto può essere sconvolto con poco. Ecco allora che soccorrono le ricette con la loro ancestrale capacità di sovrastare le elocubrazioni umane. L’uomo e la donna non campano di solo pane…per questo ci sono anche le polpette 🙂 Già all’amica avevo preparato delle polpette che già avevano riscosso un’entusiasmo inatteso. Sia mai però che io mi ripeta. In mezzo ai cicli della storia a me piace perdermi nei punti di svolta, per quanto …