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Vercelli Rice Experience #1: strudel al riso rosso

Rosso è Cappuccetto Rosso, rossa è la passione, rossi sono i pomodori. Rossi sono i papaveri, alti alti, mentre tu sei piccolina. Rosso piccante è quello dei peperoncini. Ma a Vercelli cosa c’è di rosso? A Vercelli non si dorme. Ancor meno durante una Vercelli Rice Experience. Ma gli occhi non si fan rossi per la stanchezza. Quando arrivi non subito ti porteranno al mulino del riso e non impararei immediatamente come la pannocchia diventa riso. Prima quei cattivoni ti portano in cucina, anzi per precisione, prima al mercato e poi a sgobbare. Tu che hai già fatto una ricetta col riso Venere dovrai ingegnarti. Quindi niente nero, di giorno ci vuole un altro colore per distinguersi tra i mille chicchi. Come se non bastasse non sarai sola, ma attorniata da chi fa delle crepes con la farina di riso Venere e chi dei dolcetti più che invitanti d’origine siciliana. Poco più in là scorgerai una sorta di sushi. Insomma, rischierai di sudar freddo, se non dalla fatica quanto meno dall’amichevole concorrenza. E tu cosa …

Vercelli Rice Experience #1: Al mulino

Dopo la teoria è ora della realtà. Sbiancato il chicco è ora di un viaggio nel tempo delle Grange. Mentre ci avviciniamo al luogo reale, mi devo ripassare un po’ del lessico. Ok, pannocchia di riso me la ricordo, che grange voglia dire fienile o granaio pure. Gli occhi di fontana sono le risorgive. Gli acquaioli poi li distingue bene tra i campi di riso. Loro controllano il livello delle acque prelevate  dal canale Cavour e distribuite tra canali e terreni. Ma quella ruota là, tra strada e campi, cosa segnala? L’ Antico Mulino Riseria “San Giovanni”. Una tappa fondamentale a Fontanetto sul Po. Un ecomuseo ed un esempio di archeologia industriale.  Il mulino ad acqua risale al 1495 e la vicina riseria al 1878. Una turbina centenaria Francis anima il tutto. Basta lanciare qualche sguardo per piombare in un altro mondo. Intuire i rumori. Scorgere i ritmi. Curiosando ed ascoltando la vita del mulino.

Vercelli Rice Experience #1: Dal chicco

C’è sempre una prima volta. E non sempre è facile raccontarla. Parole ed immagini sembrano pronte a farsi avanti, ma c’è quel di più che è difficile esprimere. Sarà che è stata una mezza pazzia prendere quel treno all’alba per Vercelli. L’agenda reclamava molto più riposo. C’erano altri impegni da onorare, ma a volte anche ad una blogger è concesso allonarsi dal pc e scoprire il mondo. Giunge poi il momento però di narrare dove si è stati. Far capire cos’è stato il (o la?) Vercelli Rice Experience #1, senza cadere nei dettagli del detto e del fatto, non è così facile. Ma dopo tutta l’organizzazione di Gli Aironi e Terre Riflesse mi devo pur sforzare. Mica siamo qui  a smacchiare il riso! 🙂 Nella terra del mare a quadretti dove il Conte Camillo Benso di Cavour si sentiva a casa forse non resta che cominciareda quel piccolo e non insignificante dettaglio: il chicco. Il chicco? Quale chicco? Io sono abituata a vederlo bianco, bianchissimo e solo quando mi sento molto alternativa mi appare nero …

Istanti di celebrità e ricette di passaggio

Sono stati giorni oltre che di gran caldo, anche di scottanti sorprese. Andare per ordine mi è difficile. Altro che una selva oscura. Col sole che scoppia fuori dalla finestra, col caldo che avanza appena vede il tuo nasino fuori la porta, no, non sono proprio giornate da selva oscura. Ma mi sono ritrovata avvinghiata ad una piccola serie di istanti di celebrità, che veramente mi sono imbarazzata. Andar per ordine servirebbe, ma come non arrossire. Prima furono le Tavole Romane a parlare della top 10 dei foodblogger della capitale.  E tra nomi che ammiro, care persone, ecco che compare Ma che ti sei mangiato. Ma che ti dico? Grazie. Entrare in una top ten, mi ha fatto sentire molto bene. Mi sono sentita una diva degli anni Ottanta. Per me top ten vuol dire quello 🙂 E’ già tanto che non mi sia messa a cantare Like a foodblogger Cooking for the very first time … Riacquistato l’equilibrio mentale pochi giorno dopo arrivò un messaggio su Facebook da Fabia P. con Complimenti! Per cosa? …

Il tempo della torta di riso Venere

Ad ogni cosa il suo tempo. Così mi placava la mamma quando adolescente ambivo alla vera vita. La vita, quella viva, che affascinava, lasciava a bocca aperta era sempre nella mia testa altrove. Lontano da casa, dalle abitudini e dalla famigerata routine. Allora un riso della mamma al pomodoro, inondato di formaggio Latteria vecchio, sì era gradito, ma non era il massimo della vita. Quando l’università mi portò nella cittadina più vicina, la vita quella vera era ancora altrove. Ma lei imperterrita. Ad ogni cosa il suo tempo. Sempre lei, sempre la mamma, che voleva far fare al tempo il suo calmo corso, mentre io ero alla ricerca delle rapide. Ed io mi buttavo, lo ammetto, sul riso precotto. Poco tempo e poco sapore. Ma io avevo fame di vita, non di chicchi. Giunsero i mesi intensi e frenetici tra le grandi città del Nord. Non mi lasciavano il tempo di ascoltare. Ma lo so, lei lo diceva. Ad ogni cosa il suo tempo. Il tempo era poco, pasti rapidi, efficienti, c’erano ambizioni da sfogare. …