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Ma ci sposiamo #16: fai da te

Dettagli di un matrimonio. La saga Ma ci sposiamo non sembra finita. Oggi si parla di come arrangiarsi con quel poco che la fantasia sa offrire. Alcune idee veloci e piacevoli da pensare e da fare. Perchè se le emozioni sono sempre quelle, ognuna di noi (spose) sa di essere speciale. Internet, forbici, colla e un po’ di olio di gomito. Essenziale una fotocopisteria vicino casa e un po’ di abilità nel far da sè (con o senza futuro sposo al seguito) e saper mischiare le varie proposte del fantasmagorico pianeta sposi. Ecco un elenco delle cose da farsi…ossia cose fatte, almeno da noi. Così per avere un’idea in più. Ma ricorda quando uscirai dalla cucina….oops da casa, inizierà il giorno speciale. Tu, l’abito, lui e gli altri. Dopo tanta organizzazione ammetto di essere entrata in chiesa e aver pensato: “E ora che devo fare?” 🙂 Semplice, dovevo solo godermi la giornata.

Chi Sono

Chi sono

Chi sono, cosa faccio, come lo faccio e perché? Qui la risposta alle domande con cui cerchi di dare un volto al blog Ma che ti sei mangiato Questo è un blog lo avrai capito. Chi sono? Dietro questo schermo c’è Rossella, cioè io. Piacere. Chi sono? Te lo dico in meno di 90 secondi: Ho 39 anni, sono una friulana trapiantata a Roma da oltre 10 anni. Sono una di quelle che dice di avere una passione innata per lo scrivere. A fine 2007 ho cominciato questo blog. Allora era un gioco ed un grande punto interrogativo. Col tempo le idee si sono fatte più chiare e gli orizzonte più ampi. Il blog non è la mia seconda vita. E’ quell’io che vuole andare oltre le otto ore di lavoro in ufficio. E’ quell’io carico di progetti, energie e curiosità che superati trent’anni ha avuto bisogno di esperimersi. Per contattarmi Sei un lettore e vuoi presentarti, sei un’azienda e vuoi avanzare una proposta di collaborazione, sei un editore :), in ogni caso mi puoi …

Scrivere di cibo all’italiana: origini ed etichette

Le bucce delle clementine accanto alla tastiera mi riportano ad un paragrafo perso dentro Gastronomical me di MFK Fisher. Quel profumo che inondava casa è la mappa con cui ritrovo la strada nella ricerca dello scrivere di cibo all’italiana. Non ricordo chi fu la prima a chiederlo, probabilmente Laura di Ricette & Vicende. Fatto sta che da quel giorno a Colle Val D’Elsa si è avviato un percorso di critica ed autoanalisi che neppure Whatsapp riesce a banalizzare. Non ricordo neppure se la domanda fosse “da dove trai ispirazione, Giulia (Scarpaleggia)?” o se era un “da chi hai imparato a fare foodwriting?”. Ciò che quella domanda spontanea ha creato è stata una cascata di riflessioni sfociate in un collettivo “chi ci ha insegnato a fare foodwriting all’italiana?”, ossia dove sono le nostre radici di italiane che scrivono di cibo in italiano?

Roma: come la sto scoprendo con GroupOn Mag

Roma: un racconto infinito su GroupOn Mag Si dice che non ci si finisce mai di stupirsi di Roma. Una bella donna, Roma, tenace, capricciosa, mai stanca, seppure a tratti pigra.  Per ironia della sorte stando a Roma ho imparato a non fermarmi mai. Ed ora con la collaborazione con GroupOn Mag ho imparato che la “mia” città eterna può essere raccontata passo passo. E’ un racconto senza fine. Per un attimo GroupOn Mag è riuscito a fermarmi e ad intervistarmi. Mi ha chiesto di raccontarmi. Cosa non scontata per “un tipo, affamata, sognatrice” come me. Subito però ho ripreso il mio cammino tra rioni, frullati, tè e muffin… Ecco la lista aggiornata di cosa ho raccontato di Roma. Sei mai stato da:   Makasar: il bistrot di Roma aperto da mattina a sera Viaggiare stando placidamente seduti in una tea room è possibile. L’ho imparato al Makasar Bistrot. Basta destreggiarsi tra i vicoli di Borgo Pio, più precisamente Borgo Vittorio, per arrivarci e tornarci. Pascucci: il re dei frullati a Roma A Roma non …

Il tempo della torta di riso Venere

Ad ogni cosa il suo tempo. Così mi placava la mamma quando adolescente ambivo alla vera vita. La vita, quella viva, che affascinava, lasciava a bocca aperta era sempre nella mia testa altrove. Lontano da casa, dalle abitudini e dalla famigerata routine. Allora un riso della mamma al pomodoro, inondato di formaggio Latteria vecchio, sì era gradito, ma non era il massimo della vita. Quando l’università mi portò nella cittadina più vicina, la vita quella vera era ancora altrove. Ma lei imperterrita. Ad ogni cosa il suo tempo. Sempre lei, sempre la mamma, che voleva far fare al tempo il suo calmo corso, mentre io ero alla ricerca delle rapide. Ed io mi buttavo, lo ammetto, sul riso precotto. Poco tempo e poco sapore. Ma io avevo fame di vita, non di chicchi. Giunsero i mesi intensi e frenetici tra le grandi città del Nord. Non mi lasciavano il tempo di ascoltare. Ma lo so, lei lo diceva. Ad ogni cosa il suo tempo. Il tempo era poco, pasti rapidi, efficienti, c’erano ambizioni da sfogare. …