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Scrivere col cibo: il gusto delle parole della chef Anna Cosetti

Ed è ora è giunto il tempo che di #scriverecolcibo ne parli Anna Cosetti, una cuoca (o se vuoi chiamala chef) dalla Carnia.
Diane Jacobs ha posto le basi, Laura Ottaviantonio ha inseguito l’epopea, Nicole Gulotta ha svelato la poesia, ma il cibo parla anche ai professionisti.

Della serie anche le cuoche leggono. Forse ti aspetti che per presentarti Anna ti racconti tutti il suo curriculum tra le cucine d’Europa o forse ti aspetti una lunga dissertazione su quel cognome importante, Cosetti.

No, io andrò rapida su questo, perché grazie al cielo esiste Internet che mi aiuta. In tempo un po’ meno sospetti di quelli attuali 🙂 , scrissi di Gianni Cosetti e del suo mondo. Se non lo hai mai sentito nominare, non vergognati. Non si può sapere tutto. Però sfrutto una sua descrizione di Luigi Veronelli per convincerti a scoprirlo. Infatti, secondo il Veronelli era «il cuoco più moderno che l’Italia abbia mai avuto, perché ha intuito primo fra tutti il valore assoluto delle sue erbe, dei suoi funghi, dei prodotti delle sue malghe».

Il mondo di Gianni Cosetti

Quindi chiarito per cosa sta Cosetti, sì, Anna è sua figlia, quella che ha proseguito a spignattare e sempre a Tolmezzo, in Carnia, ossia in Friuli.
Ma Anna Cosetti non è solo questo.

Attrice, lettrice, cuoca, mamma, carnica: questi sono alcune delle sfaccettature di Anna Cosetti. Con “Viva laVida!”, una performance teatrale su Frida Khalo, scoprii come con Anna potessi parlare di molte cose, oltre che di Julia Child. E tra un’email e qualche rapido incontro nella piccola Patria, ho imparato come le storie non fossero solo “cose” da “blogger”. Così, l’ho fermata un attimo e lo messa davanti ai suoi…libri 🙂

Una come te, che è cresciuta in mezzo ai profumi e vapori della cucina, che sentimento prova verso i libri di cucina? Ti piace averli, leggerli, usarli? O alla fine conta il sudore della fronte, alias la pratica?

Sono cresciuta tra i vapori di una cucina, ma anche con un padre che era continuamente sui libri e sulle riviste. Abbiamo, infatti, nella sua casa due vecchi armadi colmi di libri di ogni tipo e riviste italiane e tedesche…. Pertanto, trovo fondamentale, soprattutto per un cuoco, il documentarsi e la ricerca costante in questo settore.

Personalmente, mi tengo informata anche sul web, infatti sono piena di foglietti in ogni dove, in cui riporto cose che ho trovato interessanti, ma preferisco di gran lunga la carta, ma questo per tutti i  libri in generale. Perché la posso toccare, stropicciare, ungere, commentare…

A bruciapelo, cosa pensi del food writing? Evocare è meglio di impastare? Sono tutte chiacchiere o c’è del vero?

La parola evocare mi piace moltissimo e credo che il cibo rappresenti l’evocazione per eccellenza; tutte le brevi storie che racconto con le mie ricette mi hanno evocato o mi evocano qualche ricordo o qualche emozione.

Forse evocare dopo aver impastato e dopo aver mangiato!!!
Quindi il food writing ben venga, anche per chi non cucina: sono comunque storie e le storie fanno bene!

GNOCCHI DI PANE DI SAURIS

Qual è stato il tuo primo libro di ricette?

Il mio primo libro di ricette, in realtà, è un quaderno cicciotto in cui ho cominciato raccogliere dall’età di 12 anni, tutte le ricette di casa di mia zia materna, Ines.
Un piccolo compendio per una brava donnina di casa. I must in cucina della casalinga perfetta… ragu, timballo di carne, torta di mele, gallina in umido, peperonata, gnocchi di patate e via dicendo, piatti che mia zia, quasi novantenne, tutt’ora fa divinamente!
E questo quaderno ora e’ grossissimo, pieno di foglietti come dicevo prima e per me è sempre stato uno scrigno!

 

Qual è quello del cuore?
Beh, quello del mio cuore non può che essere quello di mio papà, che tutt’ora consulto a distanza di più di vent’anni, perché é come riportarlo ogni volta da me… come diceva Il Foscolo!

Descrivi il libro di cucina perfetto per te.

Il mio libro di cucina ideale è quello che contiene ricette che partono dalle radici di un popolo, di una terra. Quello che non vende fumo, ma autenticità, quello che racconta delle storie, per l’appunto!

Il mio motto in cucina e quello che ricerco nei libri resta comunque ‘Less is more!’.

Tu, commensale di questo blog, ti ritrovi nelle storie di cucina di Anna Cosetti?
Quanto le radici di un popolo entrano nella tua libreria, culinaria e non, e quanto nella tua credenza? E quanto affondano nello spazio e nel tempo queste radici?