Banana Yoshimoto ha scritto Kitchen nel 1988 e mai si sarebbe aspettata una galette ai mirtilli nel 2015
E’ un post intimistico con la punta di dolcezza che una galette ai mirtilli e crème fraîche può avere. Non è nulla di più di questo, ne sono cosciente. Ti avverto persino subito di questo.
Dopo aver letto Kitchen di Banana Yoshimoto, grazie a Storie di Cucina de Il Corriere della Sera, ho il bisogno di sfogare lo stupore e di concretizzarlo in un impasto.
“Possibile che non sapessi che Banana Yoshimoto scrivesse così bene?“.
E’ stata la mia reazione: scrivere a Concetta. Un messaggio rapido ed indolore per quando avrebbe avuto voglia di seguirmi nel mondo dei red banana flowers, i fiori del bijinshu, da cui Banana Yoshimoto ha preso il suo pseudonimo.
Mentre in casa aleggia il profumo di una galette ai mirtilli rossi, casuale e desiderata assieme, scorro le frasi. Quelle sottolineate e che ora raccontano la storia dei giorni passati a spilucchiare Kitchen.
Comincia un altro giorno di realtà. Si ricomincia come sempre.
Sono così. Frastornata dalle vicende dell’ufficio. Al limite dell’incapacità di godermi un fine settimana sereno ed intimo in due. Lamentarmi: potrei! Arrabbiarmi: vorrei! Cucinare: lo faccio.
Mi custodisco con una galette pensata in origine da Nigella in How to be a domestic godness. Lei usava le more, io i mirtilli. Io ho impastato la farina di polenta, di farro e di segale, lei la farina di polenta e la farina per le torte.
Ricominci così.
Ognuno è solo se stesso, purtroppo.
Banana docet. Non aggiungo altro se non il piacere dello zucchero di canna sulle dita mentre spalmo, col coltello, la crème fraîche normanna, trovata per miracolo al supermercato. Piccoli piaceri dell’essere solo me stessa.
Anche ottusamente me stessa quando alla margarina di Nigella ho sostituito l’olio extra vergine d’oliva.
Le cucine dei sogni. Ne avrò infinite.
Sogni infiniti. Desideri incontenibili. Ci saranno sempre.
Sarà quell’avere sempre una speranza dove rintanarmi che porterà ad altre galette ai mirtilli e non solo. Una delicata resistenza come la crème fraîche che accoglie i mirtilli. Voluttuosa, incantatrice ed essenziale come un bacio a mezzanotte.
In questo mondo non c’è posto per le cose tristi. Nessun posto.
Ma c’è un post 🙂
La galette ai mirtilli non si è fatta da sé. La farina di segale sembrava aver infranto la perfezione della ricetta di Nigella. Ho respirato e riletto Banana.
Nessun posto! Nessun posto alla tristezza, alla paura e alla disfatta.
La galette non era perfetta, ma ora lo è. Giocare con le farine porta a dover dosare diversamente l’acqua: lo sapevo. Ho rischiato. Ma questa fragile galette ha saputo tirar fuori il carattere (non dietetico).
“Che bella!” Diamine l’ho ha detto senza che gli svelassi nulla. Se la Cavia apprezza, merita un post questa galette (non triste) ai mirtilli.
Poi l’ho assaggiata. Un post ci voleva. Il gusto me lo imponeva, voleva avere un suo posto nel blog.
Man mano che li saluto, ho la sensazione di diventare più pura. Devo vivere guardando il fiume che scorre.
Sono le briciole a scorrere assieme ai pensieri. Devo vivere guardando il fiume che scorre.
Mentre lo faccio ti lascio la ricetta di un momento di non passiva resistenza immaginandomi Eriko, il padre-madre di Yuichi. L’eroe che ho incontrato per primo nelle pagine di Banana e che incanta per l’incomparabile impavida assurdità di un gesto che svela la libertà di ciascuno.
Galette ai mirtilli e crème fraîche
60-80 grammi di farina di farro
10 grammi farina di segale
30 grammi farina di mais fioretto
1 cucchiaio di zucchero di canna
1/2 cucchiaino di sale
50 grammi di burro freddo (non salato)
15 grammi di olio extra vergine d’oliva
1-2 cucchiai di acqua fredda
Per il ripieno:
3 cucchiai di crème fraîche
2-3 cucchiai di mirtilli freschi (puliti ed asciugati)
1-2 cucchiai di zucchero di canna
Mescola assieme le tre farine con lo zucchero ed il sale. Ti consiglio di cominciare con soli 60 grammi di farina di farro (oltre quella di segale e di mais).
Aggiungi il burro tagliato a dadini e l’olio extra vergine d’oliva. Nigella suggeriva della margarina, io ho preferito l’olio extra vergine d’oliva.
Impasta.
Regolati con gli altri 20 grammi di farina di farro e l’acqua fredda sulla base della consistenza dell’impasto.
Bisogna ottenere un impasto omogeneo e non eccessivamente friabile.
Avvolgi l’impasto nella pellicola alimentare e lascia riposare in frigorifero per almeno 30 minuti.
Preriscalda a 190°C il forno.
Copri la teglia con della carta da forno.
Lavora l’impasto un attimo con le mani.
Stendilo con un le mani ed il mattarello dandogli una forma tondeggiante. Lo spessore dell’impasto steso deve avvicinarsi a quello di una crostata dal bordo sottile.
Lasciando un ampio bordo, distribuisci la crème fraîche.
In una ciotola mescola i mirtilli con dello zucchero di canna e distribuiscili sopra la creme fraiche.
Piega i bordi dell’impasto su se stessi per trattenere l’irruente creme fracihe la cottura svelerà.
Cuoci a 190°C per 20-35 minuti la galette ai mirtilli.
A me è servito un tempo superiore ai 20 minuti suggeriti da Nigella per la cottura completa. Ma con questa ricetta ci ho giocato molto ed il cambiamento nel tempo di cottura era giustificato.
Nell’insieme era favolosa. Faceva voglia di vederla ancora.
E spero pure di mangiarla ancora questa galette con una storia di cucina (come i brownies dell’Artpark).