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E fu #myspeciallondon

Fu, passò, rimane.
L’ho atteso a lungo questo  #myspeciallondon. Per me era un sorta di anniversario tra me e qualche giorno decisamente particolare e decisivo della mia vita.

Ma veniamo alle cose importanti.
Sono stati dei giorni speciali. London è sempre London: immensa, vivace e solitaria assieme, ricca di incontri, carica di novità. Non la vedevo da un po’ e lei è cambiata. Qualche libreria in meno, molto cibo e buon cibo in più.

Ho pensato a lungo come raccontarti tutto questo. Alla fine ho scelto. Ti racconto le persone, sono loro l’anima di tutte le cose.
Sguardi, parole, gesti, attimi: così le persone comunicano. Così le voglio ricordare.
Sensazioni…ecco cosa sono quelle che seguono. Fugaci o permanenti hanno permeato la #myspeciallondon.

 

 

 

Il primo giorno è stato solitario, ma Londra offre a due passi dal British Museum un angolo di paradiso. Sei sola, ancora libera da incontri ed ecco Bea’s of Bloomsbury. Entri. Tutti i tavoli occupati. Addocchi una cupcake, un’altra, poi eccola la tua fetta di torta. Un tavolo si libera, la fila dietro te. Ma quel tavolto è tuo. Loro sono gentili, ti fanno sedere per prima.
La padrona di casa con la frangetta, la gonna ampia, bianca e nera mi affascina. Ecco che questi giorni comiciano a diventare miei. Un tè e un torta che sento leggere nonostante sia cioccolata allo stato puro. Volevo applaudire. Volevo saper fare una torta così: semplice e ricca assieme, leggera e saporita, burrosa ma senza rimorsi. Bea: I love you!

Primi incontri. Covent Garden di mattina. Tre italiane si incontrano. Sguardi curiosi per conoscersi, più che per riconoscersi. Ornella conosce London da anni, Sarah da molto meno, io solo di passaggio. Così tra un caffè e molti passi in giro ci raccontiamo come e per come delle varie vite. E’ stato il primo sguardo al cuore di London, di quella città tentacolare e metropolitana che attira a sè sogni e gioventù.
Si segnalano come tappe principali Neil’s Yard (favolosa), il mio negozietto del tè (sì, sì è solo mio :)), Berwick Street (ragazze, cosa mi avete fatto scoprire!), Anthropologhie dal vivo (il paese delle meraviglie), Whole Foods e FlatPlanet (ottimo).

La sera è vicina. Piccadilly Circus. Non ci credo. Sonia Figone sotto l’ombrello con me con un pacchetto di Whole Foods in mano. Via verso una cena thailandese con birra Lao e via verso un mare di racconti. Racconti? Su cosa? Su tutto come capita alle donne. Lavoro, riviste, colleghi, incontri, decisioni. Una cena oserei dire tra amiche che si conclude con un’inaspettato salto nel mondo delle M&M’s: ineguagliabile London.

 

Food Blogger Connect: il cibo, la luce e gli incontri

Food Blogger Connect. Dopotutto sono andata a London con un perché.
Volti noti e meno. Timidezza e curiosità. Giulia, Jasmine, ma anche Rossella, Giuseppina, Mulia (vero nome Giulia), Alessio, Valeria e anche Carla, Marica. Un mare di italiane che arrivano ad ondate fino agli ultimi arrivi domenica di Sandra e Federica.
Giuseppina, la sua lavanda selvatica, la sua capacità di realizzare una nuova vita, coraggio e riservatezza assieme. E poi un suo scritto durante il writing workshop di Dianne Jacobs. Ecco perché la pedinerò nel suo blog 🙂
Rossella, no, no, non io. A Roma c’è anche questa Rossella. Determinata e allegra, architetta e ciacolona. Mi ha fatto bigiare un pomeriggio. Tutta colpa di Berwick Street e delle stoffe non comprate il giorno prima. Mi ha fatto sentire “a casa” per gli interessi comuni ed il sguardo da architetto, come la mia migliore amica.
Mulia. Anche lei non scherza. Concreta, decisa. Pure  lei mi ha ricordato un’amica. Una di quelle che non vedo spesso, ma che vorrei incontrare più sovente. Non abbiamo parlato tanto, ma mi ha dato l’impressione di una persona su cui fare affidamento. Il suo post poi coraggioso sul Food Blogger Connect non so dire quanto mi è piaciuto. Sincera, oggettiva, diretta.  Tante ammirazione poi per il suo triplo matrimonio. Ora a Mulia manca solo l’India ora, ultima tappa.
Alessio…oh rischia di ricevere qualche email sulla cucina sottovuoto, ma questa è veramente un’altra storia. Gentile, garbato, sapiente. L’ho visto così. Felice come un bambino sorpreso, emozionato alla notizia di aver vinto uno dei Vitamix in palio. Felice io di ricevere il suo biglietto da visita.
Carla, Valeria e Marica incrociate, con qualcuna è scappata pure qualche fotografia…di cibo 🙂

Ma a London esistono anche gli italiani, oops volevo dire friulani. Come te li conosco?
I casi della vita. Carolina del Casale Cjanor arriva a London nonostante tutto. Se penso che mi sono decisa anni fa a scriverle un’email, perché l’avevo vista su un canale televisivo locale. Se penso che è successo più che per caso nelle poche ore che passo oramai nella mia camera di Coseano. Fuori pioveva, come nelle migliori tradizioni della noia pomeridiana. Mi sedetti svogliata sul letto. Mi ispirò fiducia.
Se penso che temevo di non ricevere una risposta dal Casale Cjanor. Mamma mia! Da un gesto tante email, qualche visita al Casale, una cena friulana a Roma e ora pure un incontro, oserei dire, da amiche. Così è nata la cena con 3 friulane, 1 romana di Nemi e 2 inglesi a Old Street, London. E pure una cena con 2 friulane, 1 romana di Nepi all’ Old Dog and Duck, ossia come ha detto “Sara piccola” al Vecchio Cane ed Oca.
Ragazzi, la vita dei fuorisede è troppo divertente ovunque questa avvenga. Risate, difficoltà, racconti, risate. Sarà che ero la più vecchia del gruppo, ma mi sono spudoratamene divertita. Ho come accettatto la normalità di tutte le smanie di sicurezza che animano gli anni ruggenti della gioventù. Più banalmente, la normalità di tutte le voglie di uscire con i ragazzi 🙂

Ellen Silverman all’opera con 20 blogger ad osservarla

E dulcis in fundus, Dianne JacobEllen Silverman. Con la penna in mano e la macchina fotografica sul collo. Ecco i due workshop per cui ero andata. Dianne già la conoscevo, come si conosce una scrittrice che si è letta e riletta per imparare qualcosa. Ellen Silverman è invece stata una scoperta. Fotografa importante. La vedi, la senti parlare e capisce che è speciale. Niente proclami, calma, pacata e … mi ha conquistata subito. Non avevo mai visto lavorare una vera fotografa. Ci ha dedicato del tempo one-to-one. Ha visto le nostre foto, ha dato consigli, suggerimenti. Gentile, alla mano. Della serie, è una donna che vorrei essere. Ha pure lanciato qualche idea per un futuro workshop. Quindi pure propositiva. Sì, sì, voglio essere così.

Via, largo: devo ancora crescere 🙂