Opinioni

La nostra fiaba di Natale

C’è chi lo odia e chi lo ama. Io modestamente lo amo, il Natale.
Sennò perchè avrei passato tre giorni in cucina a fare chili di biscotti? Quali biscotti? Questi qua, cliccare per credere. Ora però vorrei raccontare, con la leggerezza del ricordo, cosa c’è stato dopo il biscottare a go-go.
C’è stato il mio secondo Natale romano. La mia famiglia, che vive a Udine, ha oramai accettato di buon grado questo mio festeggiare lontano. Ed io mi sono buttata a capofitto nella romanità del Natale. Ho origliato che la vigilia di Natale si dovrebbe mangiare pesce e ho scoperto la bellezza del Natale made in La Cavia.
La Cavia è sbucata fuori da una famiglia piuttosto numerosa e pacifica. Lui è l’ultimo di nove fratelli, insomma il piccolino di casa. Seguito poi da un’orda festante di dodici nipoti con età che spaziano dalla fanciulezza ai primi anni di lavoro.

Ecco allora che il 23 dicembre sera c’è stato lo scambio di regali all’interno della tribù, con un picco di presenza nel salone di 29 persone, forse 28, forse 30. Ma la stima più attendibile rimane di 29. Un sacco di auguri, di baci e abbracci. Delle ottime lasagne agli spinaci, seguite da un gateu napoletano hanno avviato la serata. Dulcis in fundus, hanno fatto cu-cu i biscotti Hilda Tortchen. Ma la lista dei dolci presenti era lunghissima.

Ad un certo punto è arrivato …Babbo Natale. Mazza come corre! La luce si è spensa, un’ombra rossa e bianca si è gettata in sala con un paccone di regali.

“Chi è? Chi è?” urlavano i bimbi, mentre una risata grande si leva dalla sala.

Il tempo si è quasi fermato. Babbo Natale si getta in sala, i bimbi con gli occhi incominciano a fare la conta dei presenti per trovare il presunto assente, i grandi scoppiano a ridere, Babbo Natale fugge via e le luci si riaccendono.

“Io so chi è!” dichiara il più grande dei bimbi.

Subito una delle ragazze si avvicina al pacco, già attorniato dai due bimbi dubbiosi. “Su, vediamo cosa ha portato Babbo Natale”. “No, non era Babbo Natale, era…Ma questo cos’è?” e subito dubbi, reticenze sono spariti. Nemmeno l’arrivo del presunto impostore ha riportato alla realtà. “Eri tu” disse lo scettico continuando ad aprire gli infiniti pacchi. “Ma ero in bagno! Chiedi a Nano”.

E oopss, la luce ci spegne nuovamente, con l’impostore a portata di mano, lo scettico grida “Ma che c’è?”

Ecco riapparire l’ombra rossa creando dal nulla un nuovo pacco. “Buon Natale” e scompare. Ora l’attenzione è tutta sui regali e l’identità, vera o presunta, di Babbo Natale non conta più.

Ma fin qui c’erano solo i regali per i piccoli. Chi si preoccupa di stupire i grandi?

“Via dai tavolo, è dei piccoli ora” grida la nipote più grande. I 12 nipoti si siedono attorno al loro tavolo, lasciando un posto d’onore alla nonna. E via alla ronda dei regali.

“Questo è per te” . “Questo da parte di…”. “Questo chi me lo ha dato?”

Ma cosa vedo là, nell’angoletto seduto su una sedia a dondolo? La Cavia con gli occhi persi nel tempo. Mi godo per un attimo la scena di vederlo sognante. Nei suoi occhi sembra che ogni dettaglio di quello che vede è importante. Mi avvicino e “Questa scena, la stessa scena si ripete ogni anni e sono seduti come dieci anni fa” “La Cavia invecchia” lo stuzzico, ma non serve a molto. Ricorda. E’ sospeso tra presente, passato e serenità.

Nell’altro angolo, vedo in piedi un fratello con lo stesso sguardo. Non c’è niente da fare, sono in un mondo loro.
“Dai, andiamo a prendere i nostri regali” dopo un po’ si desta la Cavia. E ci avviamo in corridoio a prendere i regali fatti da noi. Inizia la distibuzione di regali. Un sacchetto di biscotti ad ogni nipote con un palla di vetro rossa di Natale e tre foto dello zio appicciate sù. Un’altra tradizione: distribuire foto dello zietto ai nipoti. Quante ne ho fatte negli anni, quest’anno sulla palla per non riempire di cornici le case altrui. I nipoti sorridono. Ancora stupefatti di avere foto della Cavia. Un gran sorriso, un capello da Babbo Natale, una barba bianca: un bel cameo natalizio. Sorprendentemente il momento clou della serata ha preso avvio da un semplice scala con tre graditi per prendere le cose in alto. La scala di apre …e chi si sale su? Agevole, sorridente, divertita, inebriata dalla caciara, eccola sul secondo gradino la nonna. Scende, ma si richiede a gran voce un bis. Bis che c’è stato. Nonna Viviana sale sul terzo gradino, con nipote e figlio attorno a sorreggerla se servisse. Ma non serve. In cima, dritta ed orgogliosa, si gode lo spettacolo lei.
“Discorso…discorso” grida il più discolo. Col sorriso sul volto e nella voce, la nonna proclama “Questo significa burlarsi di me”. Segue un applauso generale, mentre una figlia sembra asciugarsi una lacrima.
La commozione è finita, si ritorna ai regali.

Qual è la vostra fiaba di Natale?