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Oh, ma ci sposiamo #10: e mo’ che dico?

Era una sera di fine febbraio. L’influenza giocherellava ancora con le mie energie. Il nubendo era fuori casa, in cerca di un pianista per la cerimonia. Ricerca certo non disperata dato che era accompagnata da un birra con un’amico. Ed intanto io ero lì, sul divano. La tv lanciava immagini a go go. Non seppi far altro che lasciarmi andare a Sex & The City. Mentre Mister Big tramortiva con le sue scelte la povera Carrie ecco che… Che mi accorgo di una cosa e quella cosa grande e banale insieme mi lascia senza parole. E sì, perché mancano quasi 40 giorno al mio…nostro…non essere più single. Sì, siamo una coppia, ma quel Sì taglierà le vene ad ogni sogno futuro di essere single. Single vuol dire…e mo’ che dico? Single è, almeno nella mia testa, avere un tubino nero mozzafiato, le forme in bella vista (ben oltre quelle che ci sono), lo sguardo mozzafiato e la parola col sorriso giusto al momento giusto per l’uomo giusto. Il mio esser single prevede energia a mille, …

Oh, ma ci sposiamo #9: io stata mai qua

La frase è entrata nella storia della mia famiglia. Correva l’anno 1979, la dolce e ninnina Rossella stava poggiando il suo regale piedino in piazza San Marco. Il motoscafo che il papà aveva noleggiato per l’occasione aveva appena attraccato. La mamma osservava il scena. Tre anni di impertinenza e trentatrè anni di saggezza. Il papà osservava Venezia del vivo per la prima volta, mentre Rossella aveva da ridere: “Io stata mai qua”….e vi pare il caso di farmi aspettare tanto per arrivare qui, ho ben tre anni 🙂 Ah, quanto ero meravigliosamente egocentrica. L’unico motoscafo della mia vita, la mia Venezia, il papà e la mamma accanto e tanta tanta voglia di avere ancora molto. Un po’ di faccia tosta se ne è andata, o è stata mascherata, ma ora in questo frastuono di preparativi mi viene da dire più e più volte: “Io stata mai qua”. Smorfiosetta, eh! Eppure direi ancora non lo stesso aplomb: “Io stata mai qua”

Oh, ma ci sposiamo #8: ed Enzo Miccio?

Non nascondiamolo, molti sanno chi è Enzo Miccio. La trasmissione Wedding Planners su Real Time ha accesso a molti salotti, bene e non perbene. Ahimè Garini della Sforzesca ora si identifica col solo Enzo, personalmente amavo l’ambivalenza tra l’Enzo ed l’Angelo (Garini appunto). Ma sì, i telespettatori non hanno mai voce su queste cose 🙂 Ho ficcato Enzo Miccio nel titolo per attirare gli sguardi ed i sorrisi e per incominciare a parlare (non) seriamente dell’organizzazione fai te (e fai per tre) del matrimonio. Da Oh, ma ci sposiamo si capisce agevolmente che ci siamo dentro la notizia. Siamo futuri sposi ed io sono la candida, isterica e tormentata insieme sposina…inaspettata.

Oh, ma ci sposiamo #7: la ninnina

Non puoi capire che invidia che il nubendo ha di me quando AnnaMaria mi chiama ninnina. All’inizio non sapeva cosa significativa, ma qualcosa gli lasciava supporre che era una specie di complimento. Mentre io sapevo cosa voleva dire, ma lo vivevo male tale appellativo. Come tutte le brave bambine, sentirsi dire di essere brave pesa, perché dentro una brava bambina si nasconde comuque un’anima rock 🙂 Quando la Cavia ha chiesto spiegazioni, AnnaMaria le ha descritto il concetto di ninnina: brava, carina, tranquilla, sincera etc. Se lo dice AnnaMaria allora è vero. E così la Cavia qua e là mi chiama ninnina. “Oh, ma che ninnina…” “Sì, ninnina mia…” Ovviamente lui scherza, perché lui scherza sempre. Se gli chiedi: “Ma mi stai prendendo in giro?” Lui risponde candido: “Sempre” o con un lapidario “Certo”. Qui però si parla di ninnina, perché essendo il matrimonio una tradizione sono voluta andare alla ricerca delle tradizioni friulane legate a tale cerimonia. Così ho scritto ad AnnaMaria e lei se ne è andata nella sua soffitta magica a scartabellare annali …

Oh, ma ci sposiamo #6: s’ha da fa’

Una curiosa nebbiolina dava il buongiorno a Roma. Due ragazzi in groppa ad un motorino percorrevano la strada passando rapidamente tra Campo dei Fiori e Piazza Navona, alzando lo sguardo verso la Chiesa del Gesù, facendosi accogliere in silenzio da Piazza Venezia fino a parcheggiare non lontano da San Giovanni. Qualche commento sulla luce mattutina mentre si rimboccavano i guanti. Poi via, alla ricerca di quell’ufficio. Tutto era mastodontico attorno. Di simili a loro se ne erano visti chissà quanti da quelle parti. Suonarono ad un campanello. Appena si accese la luce verde, entrarono. Lei per prima, poi lui. Invitati ad accomodarsi, lo fecero con tanta sussieguosa gentilezza. Ci fu il passaggio di carte. Nel silenzio, l’altro sfogliava con calma. Controllò dei dettagli. Si accertò della data e del luogo. Lui, lei e l’altro…si guardavano, non sapendo cosa aspettarsi.