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Da La Cjasalìne alla tavola #4: Quinoa time

Nome strambo. Sulle labbra diventa quínoa o quínua. Apparenza quasi timida. Ti ritrovi tra le mani tanti piccoli grani. Tondi, bianchi, minuscoli rispetto al miglio, quasi simili al cous cous. Ma noi non ci lasciamo intimorire dalle novità, vero? Dopotutto la rubrica Da La Cjasalìne alla tavola è nata anche per questo: provare, scoprire e riscoprire. Ed oggi tocca alla quinoa. Non è cereale, non è legume. Suoi parenti stretti sono gli spinaci e la barbabietola. Credici. Appartiene alle alla famiglia delle Chenopodiaceae, più banalmente è un’erbacea annuale. Cresce e cresceva sulle Ande e per gli Inca era la madre di tutti i semi, che in dialetto locale 🙂 si diceva chisiya mama. Ne esistono diverse varietà. La gamma dei suoi colori passa per il bianco e prosegue per il rosso e persino il nero. Ammetto di avere appena comprato a Londra della quinoa rossa, per la solita curiosità femminile senza limiti.

Montasio a suon di pesto

A volte tornano. E’ il caso delle videoricette. Idee semplici, tanto che si fa prima a far vedere gli ingredienti che a scrivere la ricetta passo passo. Stavolta è un’idea nata al ritorno dal lavoro. Già pregustavo gli attimi che potevo trascorrere sul divano a leggere, in pace, da sola. Poi ho pensato che se mi lasciavo andare così non ci sarebbe mai stata una cena. Solleticata dagli ingredienti che avevo, mi son detta “vabbè, cuciniamo un’insalata fredda”. Mi son lasciata prendere dai colori, dai profumi ed infine dai sapori. La Cavia ha approvato, subito, inaspettatamente, al primo boccone. Ovviamente, il tempo per leggere è così svanito. Ma mi son goduta dei momenti solitari piacevoli. Eccoti la video ricetta per:

Farro e fantasia

“Buona” e via verso un’altra forchettata. “Buona…buonissima” Stavolta a parlare non è la Cavia, ma un’amica durante una cena tranquilla da me…oops noi. “Veramente primaverile…buona” e sana aggiungerei. Le ricette che mi nascono dal mercato mi entusiasmano sempre e stavolta han colpito anche qualcun’altro e un qualcuno veramente competente in fatto di sapori e veramente incorruttibile. La ricetta te la do, ma prima ti invito a farla con calma. E’ una ricetta slow, che puoi velocizzare quanto vuoi. Eppure il mio consiglio è di seguire il ritmo pacato di un pomeriggio tranquillo, farsi convincere dai raggi del sole che per ogni cosa c’è il suo tempo. Lasciarsi andare alla pigrizia del fare qualcosa per il gusto di viverlo istante per istante.

Il valore delle cose vecchie

Gallina vecchia fa buon brodo, ma cosa ci faccio con dei cipollotti e un finocchio un po’ vecchi? E’ un quesito certo non amletico. Forse ti ha strappato un sorrisetto. Ma ogni doppio senso o effetto da oca giuliva non è voluto. Si tratta solamente del solito dilemma che sorge nel fine settimana quando, dopo un salto all’Ikea, si torna a casa e non si trovano ingredienti freschi. Non c’era nulla che invitava ad essere una grande cuoca, persino la pasta scarzeggiava. La tentazione di ricorrere alla cucina della Cavia, tipo pizza surgelata per pranzo, c’era. Ma quel caldo insolito, quel tempo in più, dai dai Rossella vai in cucina e fai qualcosa. Me lo son detta e ho fatto una pasta. Prima l’immane fatica (ihihihih) di pulire il finocchio, togliendo la buccia esterne che risentiva del tempo, così come alcuni strati, sempre esterni, dei cipollotti. Però l’ho fatto, non si butta via niente di buono. Della serie bisogna guardar oltre la facciata delle cose. Infatti, sono stata ripagata di questa fiducia in cipollotti e …

Il pranzo degli sposini

Come tornare alla normalità? Come lasciarsi alle spalle le emozioni dei festeggiamenti e i ricordi fatati del viaggio? Tornando a tavola. Al nostro tavolino da salottino, nella casetta a Roma. Come ogni sabato, se Mariarosa al mercato se ne va, noi la seguiamo. Carciofi e fragole compriamo aiosa. Poi al signor frigo ci rivolgiamo e ecco arrivare il salame affumicato di Sauris Wolf ed il formaggio ai probiotici Di Bidino, tal Ciambello. Armati di tutto punto, dati gli ingredienti disponibili, ecco cosa la sposina fa trovare al maritino, che ha apparecchiato il tavolo:) . Il giorno prima aveva già operato il miracolo del pane. Primo pane impastato con la fede: pane cafone con un terzo di farino di segale, poi per il resto la ricetta è stata seguito passo passo. Impasto molto morbido e leggermente appiccioso al termine della lievitazione di 20 ore, ma dalla cottura è emerso un pane morbido, che nel portapane regalo di nozze ben ci sta. Ma ancora meglio sta a tavola.