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La birra che Vale la Pena

Quando la birra è un’occasione per non buttare via niente, neanche una seconda chance, allora quella birra è Vale la Pena. Quanto è bello scrivere questo post dove i doppi sensi si sprecheranno, in pieno spirito di Vale la Pena. Ogni parola è libera di avere un doppio significato, una sorta di seconda possibilità di dire la sua. Prima ci fu Semi di libertà, una classica associazione no profit, che nel 2012 avviò un progetto di inclusione nella, cosidetta, società civile, dei detenuti nel carcere di Rebibbia. Fin qui nulla di strano, se non tutto cominciò a finire in bottiglia e a chiamarsi Birra Vale la Pena. Nel tempo ci finirono di mezzo anche l’Istituto agrario “Sereni” di Roma e l’esperienza di qualche birrificio fuori le mura, come Birra del Borgo, Turan, Stavio etc.

Vermouth wishlist: scrivendo e gustando il vermut

Vermouth wishlist: i miei desideri attorno al vermut. Perché il desiderio è il vermut e non il vermouth. Da un paio d’anni giro attorno al vermut. Lo incontrai prima nelle parole della Cavia. Impossibile per lui non confondersi tra Punt e Mes e Rosso Antico. Anche anni ed anni fa le campagne promozionali riscuotevano consensi. Così i bicchieri Rosso Antico era un suo caro ricordo, seppure al gusto la Cavia è tutto un Punt e Mes. Venne poi un viaggio in Galicia (o Galizia spagnola) e la lettura di un quotidiano e l’assaggio di un vermut alla spina. E pure a Siena, seduti in Piazza del Campo, non potei non cedere di fronte ad un vermut rosso Riserva Carlo Alberto che figurava nel menu della Liberamente Osteria. Con questi tasselli comincia questa vermouth wishlist.

Beer wishlist: libera la pinta che è in te

Beer wishlist: è tempo di aggiornare i desideri attorno alla birra. Che sia in una pinta, in un teku o in un calice a tulipano, la birra soddisfa molti desideri. Ogni mese ha i suoi desideri. Dopo la wishlist per Natale, dopo la coffee wishlist, è giunto il tempo della beer wishlist. Più birra per tutti, libero sfogo a quelle irresistibili tentazioni che si nascondono anche nelle schiume meno persistenti. Per una beer wishlist non c’è bisogno di un mago della lampada. Basta il tavolino logoro di un pub ed il Mago della Fermentazione. Contro il logorio del bevitore moderno, c’è Mr. Luppolo a porgere una teku ed un po’ di conforto. Con questi personaggi, non molto inventati, ho scartabellando nel cassetto delle birre che ho e che non ho. Altro che collezione Panini, la beer wishlist sempre esisterà. Dopo una Toast Ale come potrò non voler intraprendere un viaggio con la mia beer cap map? Anche se poi so, che basta dirigermi al pub preferito per capire che forse l’OWA è importante, ma anche no. Non resta che …

peroni gran riserva rossa

Se bevo una Peroni Gran Riserva Rossa?

Dove non osano i foodie: un assaggio di Peroni Gran Riserva Rossa, un assaggio della temuta birra non artigianale Sono tentata di aprire una rubrica del blog. Una di quelle che svelano quei segreti nascosti, che taluni foodie negano persino in flagranza d’opera e che pure potrebbero renderli più umani. Lo farei, perché sono venuta a conoscenza di un fatto. La confessione shock “Sì, lo ammetto, mi è successo di bere birra commerciale. Anzi, azzardo pure di più. La prima birra che ho bevuto è stata una birra industriale. E’ colpa sua se ora bevo solo birra artigianale.” Così potrebbe iniziare la mia confessione (parziale). Dopotutto ho visto molto film polizieschi e so (son furba io 🙂 ) che non tutto va confessato. Almeno non tutto subito. La storia di una comune peccatrice Sì, è vero, la prima birra che ho assaggiato (ben prima della maggior età) era una birra commerciale. I miei genitori non avevano altro da darmi. Potevano permettersi solo la birra del supermercato, anzi neppure quella. Era ancora il tempo delle bevande in …

Beer scones ossia i più rapidi beer cookies della storia

Biscotti o scones: la birra c’è. La voglia di birra fa strani scherzi. Il desiderio dei più rapidi beer cookies della storia del food, mi ha portato a creare i Beer Scones. Gli scones mi stanno oramai insegnando a vivere. Con loro creo il mondo goloso in un lampo. I toni non sono esagerati. I beer scones lasciano il segno durante un aperitivo, ma anche come rapido stuzzichino nel corso di una pigra giornata. Impareggiabile la gioia di arrivare a casa dal lavoro, col solito bagaglio di stress e rimostranze, ed allungare la mano verso uno (o due o tre :)) beer scones. Al primo morso si spezza l’incantesimo della stanchezza che alle 19 appare infinita. Un beer scones è via: parte per il lato ridanciano della giornata. Non è neppure necessario spezzarsi la schiena per farli. Andiamo passo passo al dunque. Non c’è ricetta che nasce senza affondare le sue radici in qualche intuzione altrui. Per i beer scones un immenso debito di riconoscenza lo devo a The Beeroness e a Heidi Swanson di …