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Podcast miei: più che consigli piccole manie

Son tutti podcast miei.
Molto meno prosaicamente, ecco qui raccolti i podcast con cui mi distraggo in cucina, sul divano, in volo o quando le attese si fanno complicate per l’umore.

Un podcast nasce da un pod e da un cast. Il pod non è il baccello del dizionario inglese-italiano, ma il supporto fisico che per primo ha permesso di ascoltare dell’audio lontano da una radio tradizionale. Mi riferisco all’iPod. Mentre il cast a a che fare con la trasmissione del file audio. In parole che ogni mamma non digital può capire, è un file audio che ti ascolti sullo smartphone (o su pc di casa o sul laptop di tua figlia, ciao mamma Ivetta 🙂 ).

L’attimo di un podcast

Il piacere di un podcast sta nell’ascolto, attento o distratto. E’ come avere la “famosa” radiolina bianca che mio padre innamorato regalò alla giovane mamma. E quel piccolo oggetto mi ha inseguito per anni piacevolmente vociante mentre mamma stirava o durante le cene. Da noi era bandita la televisione dal soggiorno. E allora radiogiornali aiosa e “Ascolta si fa sera”.

Ora che ho ceduto ad un cellulare che fa fotografie, mi indica le strade, mi mette in contatto con i “giovani” della radiolina di cui sopra, ho pensato bene di provarlo per ascoltare un podcast. Ed è stato amore.

Ho sentito la voce di Nigella senza farmi distrarre dal suo cioccolato fondente. Ho lasciato via libera a quella piccola debolezza che ho per Oprah. Ho scoperto la voce di Nigel Slater ed Ottolenghi. Che bello scoprire ancora qualcosa! E poi, certe puntate di Giulia Scarpaleggia sono un bel bagno d’idee.

Eccoli miei 10 best of podcast

La premessa generale è che tutti i podcast, tranne uno, sono in inglese. Mentre in fatto di ordine, l’ho lasciato casuale. Ho preferito così. Son tutti bravi a modo loro.

Oprah’s SuperSoul Conversations

Di: Oprah Winfrey 
Genere: esistenziale-popolare
Perché: per chi, come me, vive con l’ossessione di capire come Oprah riesca a comunicare con quel quid in più
Puntate consigliate: vado con la lista? Le puntate con Maria Shriver, Michelle Obama, Deepak Chopra, Tara Westover, Melinda Gates, Daniel H. Pink.

Link a Oprah’s SuperSoul versione podcast

The Marie Forleo podcast

Di: Marie Forleo, ovviamente
Genere: non so con cosa fa rima con motivazione, ma ogni tanto ci vuole
Perché: per una scarica d’ottimismo, fiducia e concretezza
Puntate consigliate: tra video e podcast ammetto di aver persino seguito Tony Robbins, Seth Godin, Elizabeth Gilbert e qualche consiglio di networking

Link a The Marie Forleo podcast

The Food Programme

Di: BBC Radio 4
Genere: professionalità, affidabilità e cibo
Perché: per avere un podcast di cui fidarsi in fatto di cibo
Puntate consigliate: sopra tutto Nigella Lawson: A life through food

Link a The Food Programme

Cooking with an Italian accent


Di: Giulia Scarpaleggia di Jul’s Kitchen
Genere: cucina, mangia e vivi alla toscana
Perché: Chi ha detto che per essere competenti food blogger al passo con i tempi bisogna avere un accento dell’oxfordshire? Quanto mi fa star bene col mio inglese e nella mia cucina Giulia!
Puntate consigliate: sono sempre un po’ indietro con l’ascolto, perché me lo voglio godere. Ma nell’olimpo ho la conversation con Terra Kiros e quel Becoming us che fa più Tuscany che Obama.

Link a Cooking with an Italian accent

Copertina 

Di: Matteo B. Bianchi
Genere: librai, libri e tanta voglia di leggere
Perché: le pagine parlano grazie a chi le legge
Puntate consigliate: per gli appassionati di Giappone la puntata 05 e ascoltala fino a (e oltre a) Manuela Molisano della libreria W.Meister &Co. di San Daniele del Friuli. Bellissimo Appartamento 401, grazie Matteo!

Link a Copertina podcast

One more road for beer

Di: Zach Johnston e Joe Stange
Genere: posto che vai, pub e birra che trovi
Perché: travel + beer + ascolto = what else?
Puntate consigliate: Brussels, Praga, Roma approvate, ma ne ho molte da seguire ancora. Ora scusa ci provo con Anversa, dato che un po’ la conosco.

Link a One more road for beer podcast

Good beer hunting

Di: Good beer hunting
Genere: c’è sempre qualcosa da imparare sulla birra
Perché: ho un debole per la birra e le interviste
Puntate consigliate: parti con la Guiness e prosegui

Link a Good beer hunting podcast

Simple Pleasure

Di: Yotam Ottolenghi
Genere: da ogni tavolata c’è qualcosa da imparare
Perché: per entrare nella cucina di Yotam Ottolenghi e partecipare alle sue chiacchierate
Puntate consigliate: quelle con Helen Goh e Nigella Lawson

Link a Simple Pleasure podcast

At the kitchen table


Di: Diana Henry, professione “food writer come poche”
Genere: datemi un accento inglese così e vi cucinerò il mondo
Perché: E’ tutto partito dall’ammirazione per Diana Henry, che per inciso mi ha insegnato a cucinare il pollo bene come mamma Ivetta
Puntate consigliate: Ruby Tandoh, che già adoravo dal libro Eat Up. E poi ci sarebbe quel Yotam Ottolenghi di cui sopra.

Link a At the kitchen table podcast

The Taste podcast

Di: Anne Hezel e Matt Rodbard
Genere: quando i grandi nomi del food writing (e simili) parlano
Perché: non so più come giustificarmi arrivata al decimo podcast
Puntate consigliate: Ruth Reichl, eccolo quel nome che non avevo ancora citato

Link a The Taste podcast

Fuori dai 10, ma meritevole di essere citato è How to fail di Elizabeth Day. E’ il mio ultimo arrivato e mi ha fatto sentire per la prima volta la voce di Nigel Slater. Sì, un altro food writer.

Per il momento “iterazione”,  tu che mi dici?
Cosa nascondono i tuoi podcast preferiti?

Roma e Travel With Gusto

L’autrice, io, di Travel with Gusto Roma si prende il suo tempo per spiegare cosa ha nascosto nella guida turistica, formato ebook, della Capitale

C’è una nuova guida dedicata a Roma. Un’altra e si spera non l’ennesima. Non è neppure una novità, eppure ne sono entusiasta.
Sì, l’ho scritta e pure nella Capitale ogne scarrafone è bell’ a mamma soja. Non che ai romani i napoletani siano così simpatici. Loro, i romani, esigono ben 7 generazioni per fregiarsi dell’appellativo che li rende tanto orgogliosi. Essere romani è qualcosa non per tutti.

Una guida per chi?

Ma cosa centra tutto questo con una guida di Roma?
C’entra e non c’entra, perché la guida è chiaramente pensata per i turisti ed il loro desiderio di sentirsi del posto. Però, poi, ci sono anche gli autoctoni, che per evitare il logorio della vita moderna, vogliono scoprire la città e si dilettano a sentirsi viaggiatori a casa. E allora pure loro potrebbero comprare la guida in questione. E dove mettiamo parenti ed amici?

Travel with Gusto

Faccio la seria un attimo, perché la guida è farina del mio sacco, ma non il progetto.
La guida va sotto il titolo “Travel with Gusto” e nasce dalla mente e dalla passione per il cibo di Mariachiara Montera, Giulia Scarpaleggia e Tommaso Galli. Loro di mestiere (e con mestiere) raccontano il cibo ed il luoghi, sempre con spirito di scoperta.

Loro hanno pensato ad una serie di  guide gastronomiche per chi viaggia scegliendo prima cosa mangiare e poi dove andare. Sono guide agili, in formato ebook e consultabili, quindi, anche da smartphone. Sono disponibili in formato ePub, Mobi e Pdf,

TravelWithGusto è guida, blog e….foodwriter italiani ed internazionali uniti sotto il motto “Chi viaggia per cibo ricorda per sempre dove è stato”.

Le guide di Travel with Gusto

Ora come ora le guide pubblicate sono quelle di Roma, Firenze, Torino, Rimini, Barcellona, Copenhagen ed ecc. ecc. Il che vuol dire io e Sandra Salerno, Veronica Frison, ma pure Stefania Talento e tutti i volti e le voci che trovi nella pagina dedicata agli Autori.

Di cosa hanno scritto?
Della “loro” città, quella assaporano giorno per giorno.
Sfogliando trovi indirizzi su dove mangiare, racconti della città, consigli per lo shopping,  interviste e itinerari. E poi chiacchiere durante le dirette su Instagram. Insomma, sono guide vive e vivaci ed ognuna a modo suo.

Travel with Gusto a Roma

Quelli di Travel with Gusto mi hanno lasciato libertà assoluta e io me la sono presa.
Ho dovuto scegliere non solo di cosa raccontarti, ma come. Ho provato a farlo come è fatta Roma: con stupore, sincerità, spirito d’avventura e pure tanta voglia di gustarsi la vita.
Ho mischiato indirizzi “colti”, con locali che più romani non si può.

Dal dolce al salato, con la panna sul gelato o la vignarola nel piatto ti faccio trovare una Roma di cui forse vorrai raccontare al ritorno a casa. Premetto, che ho preferito scrivere delle puntarelle invece che la coda alla vaccinara ed avvicinarti a Il Cornettone oltre che a Faro. Tanto poi ti  “corrompo” con Zum o con Il Maritozzo Rosso. Ma ogni volta ho chiarito, spero, perché ti ho portato fino là.

Ci si vede a Roma nel 2019?

PS. Per acquistare la guida non ti resta che passare per Travel with Gusto o andare diretto su Amazon o Kobo o la tua libreria online preferita.

100 cose che ho fatto nel 2019

Non amo le liste. C’è poco Umberto Eco dentro di me, seppure eliminare le cose fatta dalla lista dei doveri mi doni un brivido al limite del piacere.
Accetto, invece, di buon grado le sfide. So fare, però, la schizzonosa anche con quelle. Devono essere ardue e tra di esse preferisco quelle con me stessa. Parto dall’assunto che la tizia più difficile da zittire, nella mia testa, sia me stessa. E così…
E’ giunta l’innocua newsletter di Austin Kleon con le sue 100 things that made my year (2019). Ed ecco comparire il desiderio di tirare fuori tutto quello che ho accumulato nel 2019.

Senza fare attenzione all’importanza o alla sequenza temporale, si parte. Rombo di motori e memoria in azione. Un quanto basta di vanità ed un briciolo di banalità. Se ricordo ancora bene nel 2019:

  1. Ho bevuto della retzina e ne ho nostalgia. Era bianca e sapeva di pino. Ce l’ha servita la sosia della protagonista de Il mio grosso grasso matrimonio greco.
  2. Cavia ed io abbiamo fatto colazione ammirando i tetti di Rodi. Non conoscevo ancora la retzina.
  3. Mai mangiata una buona pizza in Irlanda? Io sì, persino due. La prima fu a Cork ed era ottima, sopra e di molto alla media romana.
  4. Fino a quando resisterò? Mi è già concesso dirti che ho letto 26 libri per oltre 7.000 pagine lette?
  5. Nine Pints: ecco il consiglio di lettura. Quello che non trattengo. Sì, parla di sangue. Nulla di splatter. Tutto medico, divulgativo ma non troppo. Affidabile e sorprendente. Quanto ne sai della storia delle trasfusioni e delle banche di sangue? Ogni capitolo è un mondo a sé, seppure rosso come il sangue. Brava Rose George.
  6. Sabato, pizza. Direi che ho mantenuto fede al desiderio di crearci un’abitudine. Ce l’ho fatta impastando – chiaramente amorevolmente – una pizza dopo l’altra.
  7. Che brava figlia che sono. Ho concesso alla mamma di venirmi a trovare per il mio compleanno e ho pure preso ferie per noi (leggi tutto con ironia pur essendo tutto vero).
  8. Roma-Baltimora-Roma in tre giorni: fatto. Era lavoro e poche scuse per trattenermi oltre oceano. La valigia era piccola e io sono atterrata a Fiumicino non stressata. Momento di orgoglio personale!
  9. Colgo l’occasione per sorridere su quanto Hugh Grant ho visto durante i voli. E lì ho sentito la malinconia degli anni Novanta. Nessun cellulare e tanti amici. Son ricordi, lasciami ricordare tutto come meglio preferisco.
  10. Non può mancare Travel with Gusto, uscito in inglese ed io, pardon Roma, è stata tra le prime ad affidarsi alla lingua straniera.
  11. La prima cosa bella a Villa Medici a Roma: spettacolare serata di cinema e l’ho detto pure ad una lettrice di Travel with Gusto Roma. Son le emozioni che fanno me.
  12. Una persona che ammiro mi ha fatto i complimenti per una presentazione che ho fatto ad un convegno. Le cose non chieste e neanche sognate sono le migliori.
  13. Select Spritz: viva Venezia, Elisabetta Tiveron, l’Osteria Al Squero ed i volti più veraci dello Spritz.
  14. Ho camminato e sognato ancora a Torcello. Amate la laguna.
  15. Cottage pie di Miss Foodwise: fatta e resa uno dei piatti della nostra domenica.
  16. Ho dato retta alla moglie dell’ispettore Barnaby e così ho imparato a fare la Boueuf Bourguignon.
  17. Concedermi almeno un Victorian Tea da Babingtons.
  18. Io, Duolingo ed il mio sogno di parlare di francese a cinquant’anni. Ci ho lavorato su.
  19. E se studiare fosse ancora possibile? Eccomi con Coursera e con l’ultimo compito da fare per una specializzazione.
  20. Osservare la Cavia e rimanerne incantata, tanto lui è occupato a ridere.
  21. Girare per Siena con Giulia. C’è sempre qualche raviolo – cinese – da scoprire. Per il resto c’è una sua guida alla città, sempre by Travel with Gusto.
  22. Bologna e l’amica dell’università. E’ sempre una soddisfazione farsi scarrozzare fino a Dozza, comprare cioccolatini all’outlet center, parlare di lavoro e sfide e poi finire a ridere per quei piacevoli nonnulla da ventenni (+ 20 a parte).
  23. Mai abbandonare il gruppo allegro dell’università. Whatsapp c’è ed aiuta anche quando si ha a che fare con notizie pesanti.
  24. Rimanendo in tema, c’è stata la suocera e l’abbiamo salutata.
  25. Ho rivalutato i cimiteri di paese. Prima Porta a Roma è stata un’esperienza.
  26. Sì, ho ascoltato…Storytel. Mi ha rapito e sorpreso. Anche se in fatto di podcast avevo già la mia Copertina preferita (by Marco B.Bianchi).
  27. E’ stato l’anno delle atmosfere della letteratura giapponese oltre Banana Yoshimoto. Affrontate, ma ora voglio crearle.
  28. Intanto ho imparato a dedicare dei minuti alla colazione. E’ una storia lunga il mio addio ad essa. Ora con Mel Robbins sono tornata sui miei passi. Non è merito di un’americanata, ma di piccole convinzioni che crescono.
  29. Ho comprato dei libri di carta in libreria. Anacronistico, eppure che soddisfazione.
  30. Ascoltare le prove di un coro: fatto e questo approccio alla musica di L’Altroquando è una bella rivelazione, con e senza Kwak (sì, la birra).
  31. Ho capito il tè matcha. Ora devo imparare a spiegarlo agli amici. Finora ho fallito.
  32. Ho tenuto in braccio Margherita, la figlia di Concetta.
  33. Quanto è bello giocare con i propri nipoti! Lo so, li tiro in ballo ogni volta che nomino dei bambini.
  34. Dieci chili di biscotti e dolci di Natale. Sono questi i numeri che mi piace raggiungere quando sono in ferie.
  35. Ventitré piani: lo dice l’app del cellulare. Appena arrivata a Venezia a fine dicembre sembra che abbia camminato così tanto. Che bel fondoschiena che debbo avere ora.
  36. La Venezia che vorrei e l’inquinamento turistico sono le cose che credo di aver più citato quest’anno.
  37. Digital health è un altro tema in cui mi sono tuffata spesso.
  38. Elle, Internazionale, MIT Technology Review sono le riviste che ho letto più spesso.
  39. La poesia, che poi è prosa, di Auður Ava Ólafsdóttir. Dopo Hotel Silence è arrivata Miss Islanda.
  40. Selma Lagerlöf ed il suo Libro di Natale (e non solo). Un primo premio Nobel meritato.
  41. Sweet il libro che ha profumato la fine d’anno. L’ho regalato pure alla mamma con annesse istruzioni vocali che suonano più ho meno così “se leggi panna, usa la panna. Capito?”.
  42. “Zia mi senti?” le parole più dolci sentite al telefono.
  43. Tornare a Grado e finire in spiaggia.
  44. Andare a Venezia il primo giorno senza acqua alta.
  45. Imparare dall’app hi!Tide tutto o quasi sugli orari dell’acqua alta.
  46. Ho preso un taxi a Roma (forse più uno, ma meno di cinque). Insomma, accetto il fatto che a volte serve pure lui.
  47. Per me la primavera è meditazione … anche nel 2019.
  48. Ho scritto poco, ma ho molto pensato a cosa scrivere. Intelligente, vero?
  49. Ho ancora desideri.
  50. Amo ancora le cartolerie, Paperness inclusa.
  51. Sono tornata a twittare, poco. Il digital detox funzionò.
  52. Gloria Rovere, i suoi colori ed i nostri incontri. Piccoli gioielli che mi porto dietro.
  53. Posso scrivere che ho visto troppo il dentista?
  54. Sapiens è il libro che ho regalato di più. Yuval Noah Harari mi ha stupito per l’approccio alla Storia.
  55. Anche a casa della nonna ci sarà una tazza di tè. Quanta fiducia mi dona questa frase da Un’estate con la Strega dell’Ovest. Magie giapponesi.
  56. Ho passato un giorno a passeggiare su un’isola irlandese per poi sedermi in una spiaggia deserta e perdermi in un chowder al pub.
  57. E ballammo, Cavia ed io, ad un matrimonio in riva al lago.
  58. Ad un certo punto ho mescolato parole ed immagini inseguendo le Stories di Paperness.
  59. Le ceramiche senesi di Bianco e Nero e le chiacchiere attorno alle campanelle di Santa Lucia. Ecco gli istanti in cui mi abbevero serena.
  60. Raga! A 43 anni sono scesa per la prima volta in piazza. Non per politica, ma per una questione di educazione civica.
  61. Mariachiara mi ha convinta a fare una diretta su Instagram.
  62. Ho provato la lussuria del Banana Bread di Nigella con la tahina ed il cioccolato Mezzasoma.
  63. Ho il Forno Monteforte vicino a casa. Non ho contato le colazioni che mi ha donato. Segnalo i cornetti e la pizza bianca.
  64. Non ho scordato gli aperitivi in Birreria da Eataly a suon di amiche. Momento di girl power. Girl sempre, mi raccomando.
  65. Sorrido ripensando al viaggio che ho fatto assieme ad un sampietrino da Roma a Pordenone. Poi lui ha raggiunto Trieste. Tutto cominciò con La Strada Vestita.
  66. Plasè è ancora una tappa fissa. Sono questi i friulani che ammiro. Nel 2020 devo tornare al Casale Cjanor.
  67. Ho un MacBook. Mio.
  68. Abbiamo svuotato lo sgabuzzino e ho messo in ordine la cassettiera tutto in un giorno. Sono atti di eroismo che vanno segnati nella memoria.
  69. Ancora ed ancora aperitivi in terrazzo.
  70. La penpal cinese mi ha mandato la fotografia della sua figlia su Whatsapp. Sono legami nati quando il muro c’era ancora e aspettavamo un mese per leggerci su carta. Io, la Storia ed i legami che ho avuto la fortuna di tenere in piedi. E’ il momento del Grazie al vento.
  71. E così si spiega perché ho cominciato ad ascoltare Cinesi d’Italia.
  72. Mi sono lasciata fotografare. Ridevo.
  73. Ho un orologio con le fotografie dei miei nipoti. Ogni sera l’ho visto prima di andare a dormire.
  74. Bello Bevere in riva al Tevere. Memories di un’estate romana.
  75. Ho portato mamà al Tram Depot.
  76. Sono andata ad un matrimonio con i pantaloncini dorati.
  77. Ho regalato un vermut andaluso. Lustau è il suo nome.
  78. Dante a Castel Sant’Angelo: l’ho ascoltato più di una sera.
  79. Ci fu il compleanno di una 96enne.
  80. Ho letto prima di dormire. Direi di averlo fatto ogni giorno.
  81. In media ho camminato 7632 passi ogni giorno, pari a 11 piani o 5.5 km. Ad agosto ho fatto molto di più.
  82. Per fare le lasagne, mi sono riletta su Dissapore.
  83. Domitilla Ferrari è stata ed è la mia motivatrice in incognito.
  84. Ho visto alcuni miei capelli bianchi.
  85. Tutto ciò in cui crediamo è una scelta. Qui do ragione a Marie Forleo.
  86. Ho ammirato James Corden. Quanta professionalità in Fecanos. Quante volte l’ho visto leggendo Bad Blood.
  87. Mi sono rifugiata nei documentari di Rai 5.
  88. Ho abbracciato chi mi ha regalato a Natale la grappa Nonino.
  89. Kings of the Yukon mi ha insegnato molto tra salmoni ed “indiani”.
  90. Mi sono preoccupata della plastica ed ammirato Greta. E’ come se la sedicenne dentro a me avesse scalciato ancora.
  91. Sono stata felice al Killarney National Park.
  92. Tra tutoraggio e mentoring mi sono messa in gioco.
  93. Ehi, ho ceduto al Black Friday.
  94. Ho aperto gli occhi con This is one decision that can absolutely ruin your career success.
  95. Mi è piaciuta Letizia Battaglia agli Stati Generali.
  96. Abbiamo visto l’Eurovision Song Contest non dal divano di casa.
  97. Ho imparato dell’arte a Szentendre grazie all’Accademia di Ungheria a Roma.
  98. Per la prima volta ho usato una planetaria ed ora la prendo a prestito .
  99. Ho visto meno tv, ma posso fare di meglio.
  100. Sul mio desktop ho messo la fotografia del post. Non mi sento sola e sono ancora a Sherkin Island.

Irlanda del Sud: percorsi, ricordi e sapori

L’estate fa finendo, ma non mi metto a cantare. Avrei l’età giusta, un po’ meno le abilità, per farlo. Preferisco far scivolare la tipica nostalgia da pomeriggio di fine estate in un leggiadro racconto sui giorni in Irlanda del Sud.

Un pezzo di Wild Atlantic Way

A fine agosto bisogna pur vantarsi con qualcuno delle proprie vacanze anche se l’abbronzatura è quasi invisibile. Mi basta, però, vedere quanto rilassata è la pelle della mia fronte per avere la controprova che è stato un viaggio al limite del perfetto.

Niente bicicletta neanche quest’anno. Abbiamo, però, raggiungo col 2019 un punto di equilibrio: 7 viaggi estivi in bicicletta seguiti da 7 viaggi in automobile. Il futuro apre le strade a nuove soluzioni diplomatiche. Godiamo l’ora.

Un ora fatto di un’infinità di verdi ricordi dell’Irlanda del Sud. Dublino e Cork hanno aperto e chiuso la nostra vacanza. Nel mezzo una Opel Corsa, presa a noleggio a Cork, ci ha portato alla scoperta della Wild Atlantic Way tra le contee di Cork e Kerry. Abbiamo “scoperto” la nostra costa sud dell’Irlanda.

Più che la pioggia, ricordo l’onnipresente vento irlandese.
Più del cielo, ho nostalgia della gentilezza irlandese. Non mi era mai capitato di essere ringraziata per l’educazione dalla proprietaria di un B&B.
Più che dalle note di flauto irlandese, vorrei ancora farmi avvolgere dai suoni e dai volti della natura. Chi si ricordava il canto dei gabbiani “veri” che non hanno bisogno della spazzatura per vivere? Chi poteva immaginare lo sguardo di una mucca al pascolo che un po’ si sentiva disturbata da me? E poi, quella pecora là, si sarà veramente messa in posa appena ha visto il cellulare o è stato un semplice caso?

Della guida a sinistra è rimasto poco. Affrontabile sopratutto con una stressante navigatrice come me 🙂
Posso confermare che certe strade, lontano dalla Wild Atlantic Way, sanno essere a doppio senso anche a se a careggiata ampia quanto un’automobile. Ma la geometria e la civiltà locale sanno risolvere ogni cosa. Lì, oltre che gentili, sanno rispettare i limiti di velocità e le precedenze.
Ammetto, non troppo a margine, che per paura di certi tornanti lungo il ring of Kerry e dei pullman turistici abbiamo cambiato il percorso. E meno male sennò ci saremmo persi il tratto da Kenmare a Killarney. Spettacolare!

Tra chowder e pizza

Mescolo la nostalgia e mi calo nei sapori.

In terra d’Irlanda ho imparato qualche parola in più come la West Cork Fish Chowder, il Dublin Coddle e pizza!

In ordine, il chowder è una zuppa di pesce dalla densità variabile. Infatti, ho confrontato il chowder della Sherkin Island con quello di Valentia Island.

Sulla terraferma, invece, a Dublino al pub JW Sweetman ho optato per il coddle. Il coddle è un piatto che nasce, così si dice, dagli avanzi, che può essere anche nobilitato in tanti modi ivi incluso quello di scegliere bene la carne, in primis le salsicce. Si discute, almeno tra me e la Cavia, se sia una zuppa o meno. A mio dire, lo è.

Poi, c’è stata la pizza.
Lo so, fa troppo italiano andare all’estero e rifugiarsi in una Margherita. Stavolta l’ho fatto per colpa della fama di Pompeii (con la doppia i). Non solo era citata dalla Lonely Planet, ma anche alla reception del nostro ostello c’erano degli entusiasti estimatori.
Si tratta di una pizzeria dentro una birreria. C’è anche l’angolo cocktail, ma non puoi ancora immaginare come una volta seduti sotto il pergolato del Franciscan Well il profumo di pizza vinca su ogni reticenza.

Per saperlo vai a Cork. Ringrazia che non ti mandi fino allo Skellig Art Caffè di Ballinskelligs, perché anche lì fanno una pizza col lievito madre che sorpassa in fatto di qualità la maggioranza delle pizze che puoi trovare a Roma. Sembra proprio che la nuova chef, Rebecca Leech, sappia il fatto suo.

PS. Quella di Cork ha forti origini romane, almeno ascoltando l’accento di chi infornava una pizza dopo l’altra.

Irlanda del sud imperdibile (secondo me)

Sono pronta a mettere nel cassetto dei bei ricordi la giornata passata a Sherkin Island, la scoperta del Killarney National Park ed il percorso a piedi oltre Cill Rialaig nella penisola di Skellig.

Il pub dei sogni lo abbiamo trovato!
Il suo nome è The Jolly Roger e sta sulla Skerin Island, a 10 minuti via mare da Baltimore. Accogliente, birre e sidro anche locale e una buona cucina. Il tutto in un ambiente come noi italiani ce lo immaginiamo e colmo di legno. Ed è stato l’unico posto in cui ho trovato una testimonianza – fotografica – del potheen, un distillato di patate ora illegale.

Per del soda bread, e non solo, speciale, al mercato di Cork c’è la bancarella dell’Alternative Bread Company.

Per chi ha bisogno di un po’ di cultura, c’è la Crawford Art Gallery a Cork. Possiamo vantarci quanto vogliamo di avere il più grande patrimonio artistico mondiale, ma qui sanno come allestire e gestire quello che hanno. Per affrontare il tuo scetticismo, l’ingresso è gratuito ed è aperta anche parte della domenica.

Concludendo, ci incontriamo nella spiaggia di Owenahincha?
Lì ha cominciato ad aver effetto su di noi l’incantesimo irlandese.