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Scrivere col cibo: Regula Ysewijn e quel libro di cucina in più

Guardiamola dalla parte di chi crea un nuovo libro di cucina: perché scriverne uno nuovo? Perché c’è bisogno di un cookbook in più? Regula Ysewijn, alias Miss Foodwise, dice la sua per #scriverecolcibo.

Lunghi capelli rossi, un’anima belga, un cuore inglese, e quello stile che ti trascina con un Pride and Pudding. Anche se lei mi ha toccato il cuore con Belgian Café Culture.
Regula Ysewijn è tutto questo oltre che una giudice niente male, tanto da passare da Bake Off Vlaanderen agli  The Great British Cheese Awards come se nulla fosse.
Il suo trucco? Oltre l’originalità, non saprei. Cattura con le immagini padroneggiando la luce come se fosse magica. Incanta con gli abiti, non solo di scena. Trattiene con ciò che racconta. Merita per tutto il lavoro di ricerca che i suoi lavori lasciano intuire.

Per questa mia passione per lei e per il suo libro Belgian Café Culture, l’ho contattata per #scriverecolcibo.

Non so quanti libri di cucina, belli o brutti, ogni anno vengono pubblicati. Ma so di certo che ne ho appena comprato uno nuovo. Perché, Regula, abbiamo bisogno di un nuovo libro di cucina?

Ci sono volte in cui quel libro ci “serve” veramente, perché è unico ed il suo autore ha saputo dargli un’impronta diversa o catturare in maniera autentica l’argomento. Da questo, forse, già si capisce che amo particolarmente i libri che non contengono solo ricette. Per me, un libro di cucina può essere letto.

Oggigiorno c’è la tendenza a scrivere lunghe introduzioni per poi dedicarsi alle sole ricette, mentre io sono alla ricerca di storie. Ma capisco che c’è anche un problema tecnico, legato al mercato dell’editoria. Perché un libro sia tradotto all’estero bisogna contenere il numero di parole da tradurre, così da poterlo vendere a prezzi accettabili. Si tende a pubblicare per più mercati, per vendere i diritti e recuperare così i costi crescenti di stampa.
E’ un peccato, però, per chi scrive e chi legge.

Come autrice, dove trovi il coraggio di scrivere un nuovo libro di cucina?

Credo sia normale essere spaventati ogni qual volta si inizi una nuova avventura, sia essa un libro di cucina o un romanzo. Ma sono anche convinta che il coraggio nasca dalla consapevolezza intima che, come autrice, ho qualcosa da condividere. Specialmente con un libro di cucina vale questo. Il cibo permette di smuovere i lettori, di farli andare in cucina. Cucinare, per me, significa vivere bene. Spero di riuscire a trasmettere questo.

Sai che sono una fan di Pride and Pudding e del tuo Belgian Cafè Culture. Sono estremamente curiosa di come è possibile tradurre e rendere moderne “cose vecchie” come sai fare tu?

Chiunque scriva di storia del cibo adotta un suo approccio. Non esiste una soluzione unica. C’è chi preferisce adattare una ricetta antica ai gusti d’oggi. Questa non sono io.

Preferisco stare il quanto più possibile fedele all’originale. Certamente, col tempo cambiano molte cose, ma resisto alla tentazione di modificare troppo, pur essendo consapevole del rischio che certi sapori non sono oggi popolari. Mi piace assaggiare – e far assaggiare – un pezzo di passato. Per questo nella crema pasticcera metto ancora una foglia d’alloro o un pizzico di mace, al posto della più moderna e comune vaniglia.

E tu, lettore, prediligi le storie o le introduzioni?
E quanto sei fedele alle ricette? Le adatti o togli la foglia di alloro 🙂 ?