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Canaletto 1697-1768 a Roma, a Palazzo Braschi

A Canaletto piaceva un certo caffè, ma di questo saprai solo alla fine della mostra “Canaletto 1697-1768” che ha aperto da pochi giorni a Palazzo Braschi, a Roma.

Parto dai dati di fatto per non perdermi nell’entusiasmo che mi ha lasciato la visita guidata con Bożena Anna Kowalczyk. La mostra “Canaletto 1697-1768” intende celebrare il 250° anniversario della morte del Signor Giovanni Antonio Canal, noto come Canaletto. Passeggiando, più o meno estasiati tra le sale del Museo di Roma a due passi da Piazza Navona, si possono incontrare ben 68 tra dipinti e disegni e documenti. Non le ho contate, ma lo dice la brochure.

Queste opere coprono tutto l’arco della sua vita. Non manca neppure la lista dei beni che Canaletto aveva al momento della morte. Certo, è assente l’atto di nascita. Dopotutto il Signor Antonio Canal seppe tenere per sé molti segreti. Mai si sposò, poche volte si recò dal notaio. Mancano, quindi, le fonti per ricostruire la sua storia personale.

Eppure andò a Roma, tornò a Venezia, “scappò” in Inghilterra per, infine, tornare a Venezia. Ah sì, una volta si recò pure a Padova. Questo lo testimonia una bella veduta di Prato della Valle che Tiepolo tenne per sé.

Per ora teniamo per noi l’intera mostra e gustiamocela fino al 19 agosto 2018. E’ aperta dal martedì alla domenica dalle ore 10.00 alle 19.00. Ma attento, sarà chiusa per il 1 maggio. Per maggiori informazioni vai sul sito del Museo di Roma.

Canaletto è …

Canaletto era artista, vedutista, sperimentatore, maestro, innovatore etc. etc.

La curatrice della mostra “Canaletto 1697-1768” , Bożena Anna Kowalczyk, svela i retroscena di ogni opera e cede pure all’emozione davanti a qualche dipinto, pur insegnandomi che…

Canaletto preparava la tela “a modo suo”: pignolo e tecnicamente perfetto. Pensa che il dipinto Piazza San Marco che vedi sulla brochure, sui cartelloni (ed in ben tre scatti in questo post) è stato realizzato in maniera talmente “stabile”, che è arrivato a noi senza un danno, un ritocco, un restauro.

 

Ma questa Piazza San Marco nasconde altre chicche. Quella che non dimenticherò è relativa ad un altro aspetto tecnico. Canaletto incideva la pittura fresca per farci “sentire” la profondità delle architetture.

Anche se delle architetture se ne invaghì nel periodo inglese. A Palazzo Braschi di quel periodo c’è anche un’opera unica …ma in realtà sono due. Si tratta di una veduta del Tamigi, nata come unica e poi divisa in due. Ed oggi queste due parti sono state riunite, per la prima volta, proprio a Roma.

E ti prego non pensare come la più brutta la vista su Saint Paul. Così sembra che venga accolta da taluni. Eppure ha un che di Londra e di Venezia dentro.

Altresì non scandalizzarti davanti al ponte vecchio di Torino di Bernardo Bellotto. Non è finito per caso nella mostra. E lo vedrai non solo perché si firmava “detto Canaletto” e non solo perché nipote del “vero” Canaletto, ma perché qualcosa dello zio c’è. Oramai, opera dopo opera il tuo occhio è pronto a cogliere molti dettagli.

Canaletto ed il caffè

Si entra nella parte più frivola del post. Dopotutto qui si parla di cibo. Quindi non posso non dare risalto al fatto che Canaletto, tornato a Venezia, cedette alla rappresentazione del Caffè Florian.

Sebbene alla vista di Il Canal Grande da nord, verso il ponte di Rialto ho subito pensato al mercato, di poco tralasciato dalla vista di Canaletto.

Dopotutto il bello con Canaletto è perdersi nei dettagli e nelle sue scelte. Soprattutto con le “prime” opere si vaga con l’intuito per capire da dove prendesse un dettaglio e poi quell’altro. Dopo, quando divenne il Canaletto che tutti conosciamo, è facile trastullarsi con ognuno dei personaggi che si muovono nel dipinto. Ognuno ha una storia da svelare o una luce da catturare.

Sì, perchè Canaletto fa vedere lucer entro il sole.
Ed ogni tanto si nasconde nelle sue opere. Ma tocca a te scovarlo.

Note non a margine

L’esposizione dedicata a Canaletto è stata organizzata dall’Associazione Culturale MetaMorfosi in collaborazione con Zètema Progetto Cultura.

PS. Qualche altro scorcio della mostra potrai vederlo sul mio profilo Instagram nelle Stories o leggendo La Bussola ed il Diario di Claudia Boccini.