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Scrivere col cibo: Oltre le ricette con la poesia e Nicole Gulotta

#Scriverecolcibo si fa poetico con Nicole Gulotta. Le ricette, così come spiegate da Dianne Jacob, superano la poetica di Laura Ottaviantonio e finiscono in un libro dove ad ogni poesia è abbinata una ricetta, o viceversa. Sfogliando Eat this Poem di Nicole Gulotta, mi chiedo ….

Cos’è la poesia per te?
Non sembra neanche una domanda da poter rivolgere oggigiorno ad una persona adulta. Dopo le mille poesie imparate a memoria dalla scuola elementare alla maturità, l’endecasillabo ci abbandona. Forse qualcosa rimane con le canzoni, ma pochi sono i Quasimodo che crescono tra di noi. Ancora meno sono coloro che portano i versi in cucina.

Come oso mescolare il sacro col profano?
La poesia è cosa seria (o seriosa) e basta? Se esistesse un verso per la patata, lo vorrebbe pure l’arancia. Subito scalpiterebbe la pera appena colta. Eppure Nicole Gulotta ha trovato persino una poesia per i blueberry.

Diane Lockward, Jane Keynon o Margaret Gibson con la sua cipolla sono alcuni degli autori che Nicole Gulotta ha voluto raccogliere in un sorprendente libro di ricette che si apre con dei versi dedicati alla mela.

Eat this Poem non è il solito libro di cucina. Ha una voce diversa, non solo nel timbro, ma anche nell’intercalare. Le immagini si son fatte disegni. L’indice si lega ad un tempo che non è quello delle stagioni. I versi si affiancano alle dosi e Nicole Gulotta fa da intermediario in tutto questo.

Eat This Poem risponde…

Nicole, in Eat This Poem affermi che “un piatto è la somma delle sue parti al pari della poesia”. Cosa rende una poesia golosa? Ossia, qual’è o quale dovrebbe essere il ruolo della poesia in un libro di cucina?

La poesia è straordinaria, perché ci sorprende facendoci vivere appieno l’istante. Ci ancora fortemente al presente. Anche il cucinare genera qualcosa di simile. Ci permette quasi di meditare. Per questo penso che cibo e poesia siano un attimo abbinamento.

Ed in Eat This Poem si coglie questo matrimonio tra parola e tempo, al presente. Basta guardare al nome dato ai capitoli o mettersi a leggere le poesie, con cui aprono le varie sezioni del libro. Istanti, pausa, scorrere del tempo sono più frequenti dell’acqua che sobbolle.

Nel tuo libro, Nicole, il tempo gioca un ruolo centrale. Quale poesia esprime al meglio, per te, l’idea di tempo?

Hai ragione. Diverse poesie esplorano il tempo con diverse prospettive. Se ne devo scegliere una sola, è Il brasato di Mark Strand. Mi riporta indietro ai primi ricordi legati al gusto del cibo. Tutti noi abbiamo avuto un pasto come quello raccontato da Mark Strand.

Ma non c’è sola poesia nel libro di Nicole. C’è altro, che può “distrarre” il lettore. Parlo delle ricette.

Come far sì che poesia e narrativa siano importanti per il lettore? Perché dovrebbe fare attenzione a delle parole che non sono parte di una ricetta?

Le migliori ricette sono sia racconto che istruzioni. Mi piace leggere ciò che precede una ricetta. L’introduzione, ma anche le stesse istruzioni, posso lasciar trasparire la personalità del piatto o dell’autore. Queste sono le ricette a cui prestare attenzione, perché condividono me – lettrice- qualcosa e mi danno l’opportunità di apprezzare appieno il cibo.
Idealmente, poi, le ricette diventano tue quando le fai.

Nicole svela come ha incontrato ogni piatto lungo la sua strada, come è diventato suo. Un pane alla zucca ed all’olio d’oliva può nascondere una lunga ricerca del mix di spezie desiderato, come un ristorante nella Napa Valley in un pomeriggio piovoso può legare, ricordi ed emozioni, ad una zuppa di cipolle.

Certo bisognare dare un ordine a tutto questo, per non perdersi in un verso.

Mi piace molto l’indice di Eat This Poem. Quanto lavoro nasconde? Da cosa ti sei lasciata guidare per dare i nomi ai capitoli? Cosa ti ha portata a “Su ciò che indugia” e “Sullo splendore”?

Sono partita senza alcuna idea precostituita. Avevo semplicemente delle poesie. Ho cominciato a raggrupparle nel modo che mi appariva più naturale. Poi ho dato un nome ai capitoli. “Su ciò che indugia” vuole trasmettere il tono di tutto il libro: l’abbinamento di buone poesie con buoni piatti. Mentre “Sullo splendore” chiude il libro sottolineando le gioie della vita, dai libri alla tavola.

Non resta che concludere una buona lettura con una stramba domanda. Se un libro pubblicato, fa una scrittrice. Se un blog, fa una blogger. Se una poesia, fa una ricetta. Ma ….

Poesia, storytelling, blogging, food writing: cosa fai in realtà, Nicole, quanto ti siedi alla scrivania a scrivere?

In realtà mi siedo alla scrivania non tanto per scrivere, quanto per assolvere a doveri meno romantici come rispondere alle email, mentre si cuoce la cena, o se devo formattare un post per il blog, prima di pubblicarlo. Scrivo altrove, lontano dalla scrivania, seduta sul divano in salotto o a letto. Addirittura, alcune bozze nascono sul cellulare, tra un impegno e l’altro.

E la tua poesia, dove la trovi?
O tu hai abbandonato definitivamente Quasimodo nel frigorifero dell’età adulta? Non la senti parlare neppure in una tazza di cioccolata calda?