Letture, Libri in cucina, scrivere col cibo

Scrivere col cibo: dalle ricette ad un libro con Dianne Jacob

Ho iniziato un cammino.
Con in mano una frusta da cucina ed una mela sono alcuni mesi che su Instagram persisto con l’hashtag #scriverecolcibo. Butto sulla tavola libri e riviste di cucina in cerca delle parole che accompagnano la gola.
Alla fine ho capito, che senza la penna ed i suoi volteggi sulla carta, anche la mela rimane muta.

Così, tra automotivazione e sfoggio di tutta la carta che ho accumulato, ho iniziato questa avventura per parlare con te di foodwriting. Anzi, di scrivere di cibo che per me è scrivere col cibo (accanto). Oltre che amalgamare vorrei cogliere, tra avverbi e tempi coniugati, la vita che scorre e scoppia in fragorose risate. Ed intanto le uova si montano.

Non può, però, essere un viaggio in solitaria.

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Dicono che non siamo Île flottante. Così ho deciso di affiancare l’hashtag #scriverecolcibo ad una serie di interviste per alcuni volti, esperti ed appassionate, di tavolo e parole.
Deponi il grembiule. Oggi tocca a Dianne Jacob spezzare il primo gambo di sedano.
Lei parla da editor e foodwriter, oltre che come coach di aspiranti o affermate food writer.
Per meglio versare il composto nel nostro stampo, le ho posto solo 3 domande.
Questa è la regola delle interviste per #scriverecolcibo. Il resto spetterà a te.

Con l’autrice di Will Write For Food sono partita dalle ricette. Quelli che anche tu hai a casa forse accanto ad una libreria gonfia di libri di cucina. O forse del food writing non ti interessa nulla, perché tu sei una tizia da tortino di patate come da ricetta di famiglia e ti chiedi cosa può avere di più un altro libro di cucina.

Non resta che domandarlo a Dianne. Mettiamo a bollire l’acqua e leggiamola assieme. Qualcosa verrà a galla.

Ciao Dianne, da professionista del mercato editoriale, ci aiuti a capire cos’è una ricetta? Una vera ricetta. Di cosa è fatta una ricetta? Cosa si nasconde dietro questa parola d’uso comune?

Anche una semplice lista di ingredienti appuntati a mano può una ricetta di famiglia. Le quantità possono essere indicative. Lo vedo con le ricette di mia madre e di mia zia, scritte sui fogli con il logo di agenzie immobiliari o degli spedizionieri. Non hanno annotato molte spiegazioni o indicazioni su come procedere. Erano più che altro appunti per loro che sapevano cosa fare. Mentre io, ora, avrei bisogno di capire cosa fare e quando con quegli ingredienti.

Mentre è diversa una ricetta professionale. Questa assume che i lettori non abbiano tutti la stessa esperienza in cucina. Per questo, generalmente, hanno un titolo comprensibile seguito da alcune spiegazioni iniziali per capire meglio di che piatto si tratta e pure per invogliare il lettore a prepararlo. Di norme viene anche riportato quante persone possono essere servite con quelle dosi. Subito dopo arriva la lista degli ingredienti con dosi precise. Ed anche l’ordine degli ingredienti ha una sua logica che è quella del momento in cui verranno utilizzati. Infine, arrivano le istruzioni o il metodo, che spiegano al lettore come fare il piatto con gli ingredienti a disposizione.

Ed in cosa un raccolta di ricetta differisce da un libro di cucina? Tutti noi abbiamo le ricette della mamma eppure continuiamo a comprare libri su libri. Cosa ci induce a farlo?

Un libro di cucina ha un tema ben preciso, come ad esempio solo piatti vegetariani o siriani. Tu potresti avere un’ampia raccolta di ricetta di famiglia, come me. Sono ricette di famiglia, di amici, tagliati da quotidiani o riviste, oppure prese dai siti internet. Certo, le ricette di famiglia sono dei cimeli che tengo vivi, preparandole spesso. Ma quando compriamo dei libri di cucina vogliano anche, in realtà, scoprire una località o imparare una nuova cucina, che possiamo già aver apprezzato al ristorante. Oppure ci ha convinto la televisione o un autore ad imparere un diverso approccio alla cucina.

Quindi c’è una diversa interazione tra lettore, ricette e libri. Cosa un libro di cucina può insegnare ai suoi lettori? E cosa un lettore può aggiungere ad un libro?

Un libro può insegnare qualcosa al lettore circa un luogo o una cultura. Può trasportarlo altrove, in un diverso tempo. Può anche aiutare ad acquisire nuove abitudine e tecniche in cucina o fargli apprendere una cucina per lui completamente nuova.
Dall’altro canto i lettori adattano i piatti affinchè gli somigli maggiormente. Un po’ meno di peperoncino, un po’ più di sale, meno ingredienti, o un più lungo tempo di cottura, ad esempio. Chi non lo fa?

Grazie Dianne.
Per te, lettore, quanto c’è di vero in tutto questo? Cos’è una ricetta per te? Cosa cerchi in un libro di cucina? Qual è il tuo rapporto con lui? Come comunichi con quello che ti tenta di insegnarti?