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Una torta

Sono qui in panciolle sul divano con un panorama mozzafiato di fronte a me. Il sole mi bacia i capelli ed io addento una torta che sa di babà. Ho reso l’idea?
Qui accanto c’è posto e non nego di avere una fetta di torta al rum anche per te, ma…Non credere a tutto lo storytelling che trovi.

Potrei mettere la mano sul fuoco per la ricetta che porta alla torta che vorrei offrirti. Lo scrivo non solo per rassicuranti. E’ una ricetta di Yotam Ottolenghi e di Helen Goh. E’ tra le ricette di Sweet, una novità editoriale a cui non ho saputo dir di no dopo l’esperienza positiva con Jerusalem, altro libro di cucina sempre di Ottolenghi e Sami Tamimi, in quel caso.

Non posso, però, prometterti né una vista da sogno ed ancor meno un caldo sole. Non è una questione di cambiamento di stagione, ma di onestà. No, non puoi invidiare la mia vita. Invidiami Sweet, ma non la mia quotidianità. Ho un blog, ho una mente che vuole impastare, mescolare, soppesare, ma il resto è di una normalità che mi va stretta. Forse sai di cosa parlo.

Lascia allo storytelling – sì, alla narrazione che ti insegnavano già alle scuole medie ad analizzare – il tempo che trova. Le parole seducono se ben abbinate agli aggettivi, ma…Io, te, Ottolenghi ed Helen siamo in un mondo saturo di informazioni, intasato dall’ego, bisognoso di affetto, ma pure facile all’inganno. Basta fake news, questo post lo devi leggere per la ricetta ed un po’ di meritato svago. Magari per cucinare, ma nulla più.

Neanche questa torta al rum cambierà mai le sorti del globo. Non fermerà quel rimbambito* e quel pazzo* che giocano con le bombe come fosse bocce (* parole riprese dai diretti interessati). Aggiungerà un po’ di dolce (e di alcol) alla tua giornata, ma non ti pulirà casa.
E’ e rimarrà una ricetta.

Leggimi per la ricetta, per il gusto di scoprire un sapore, per il diletto di leggere. Ti prego, però, non farti ingannare dal fatto che sei dentro un blog, che non è un mondo incantato.

Questa torta non è stata messa su un’alzatina e non è stata riverita da tutti quelli che l’hanno vista. Come  accade a tutte nella vita, non ha sortito l’effetto di far girare la testa al primo sguardo. Però, al primo assaggio ha svelato la sua bellezza.

Immaginatela portata ad un pranzo famiglia nella casa di campagna, dove tutto è essenzialmente raffazzonato. Poco country chic e molto shabby chic per caso.
Eccola, posta sul tavolo accanto a crostate e pasticcini di diversa fattura. Adocchiata da famelici e non da gourmet. Insomma, circondata da gente che non sa chi sia Ottolenghi e che non dà importanza a questo dettaglio.
Che storytelling vuoi che ti faccia quando le mani si allungano prima verso i pasticcini con la crema?
Sono friulana, posso raccontarti solo le cose come stanno.

Questa torta al rum non è un tipo: è un’ottima torta.
Questa torta al rum non è un babà, ma quel bel po’ di rum che nasconde, ha poco da invidiare al dolce partenopeo.
Questa torta al rum è fotogenica nella sua forma, meno nel suo colore.
Buona, alta, morbida, saporita: questo devo contare per te. Parola di foodblogger che ha ancora qualche fetta tenuta nascosta solo per sé. Perché?

Perché i complimenti sono arrivati da chi non conosceva Ottolenghi e da chi aveva preferito iniziare con i pasticcini alla crema. E non volevo lasciarla tutta a chi non aveva saputo meritarsela 🙂

Torta al rum ed uvetta

200 grammi di uvetta
120 grammi di rum scuro

300 grammi di farina tipo 1
1 cucchiaino di bicarbonato di sodio
1 cucchiaino raso di lievito per dolci
un pizzico di sale
250 grammi di burro a temperatura ambiente
250 grammi di zucchero di canna
una goccia di estratto di vaniglia
2 uova medie
200 grammi di panna acida

Il giorno prima poni in un’ampia ciotola l’uvetta e versa il rum.
Mescola e lascia riposare per un giorno. Ogni tanto rimescola il tutto.
Quando l’uvetta avrà assorbito quasi tutto il rum, potrai usarla.

Preriscalda il forno a 180°C.
Imburra ed infarina una tortiera tonda di 23 centimetri di diametro e col buco. Li chiamano oggi giorno stampi da bundt cake. Un tempo era uno stampo da ciambella dai bordi alti, quasi da mega budino.

In una ciotola mescola la farina assieme al bicarbonato di sodio, al lievito e al sale.
In un’altra ciotola poni il burro morbido tagliato a dadini.
Con un robot da cucina o le fruste elettriche monta il burro.
Unisci l’estratto di vaniglia ed il sale e continua a lavorare il tutto.
Sempre amalgamando unisci un uovo alla volta.

Unisci, alternando, il mix di farina e la panna acida.
Lascia per ultima un po’ di farina, aiuta a stabilizzare l’impasto.

In realtà, ultima, ultima da aggiungere è l’uvetta con il suo rum.
Ti basterà una spatola per mescolarla con l’impasto.

Versa l’impasto nella tortiera.
E ti dico anche che non è un versare nel vero senso della parola. Dovrai trasferire a spatolate l’impasto alquanto denso. Poi, ricordati di avere la cura di livellare la superficie a suon di colpi sul fondo della tortiera e solo alla fine utilizza la spatola o un coltello.

Cuoci in forno caldo a 180°C per 50-60 minuti, ossia fino a quando lo stecchetto uscirà dalla torta pulito.

La torta si scurirà durante la cottura. Potrai coprirla con della carta forno dopo 20-30 minuti.
Sebbene scura sarà una torta morbida e senza crosta.

Nota gastro-linguistica

Nella ricetta trovi sia la panna acida, sia la panna.
Se le trovi citate è perché servono entrambe dato che hanno un diverso sapore, una diversa consistenza ed un diverso uso.
Prendiamo la sola panna acida. Nei libri di cucina la chiamano anche crème fraîche e sour cream. Un metodo classico per crearla “dal nulla” è mescolare assieme yogurt, panna e limone.