Letture, Libri in cucina

Scrivere, leggere e cucinare: e le ferie?

Ho voluta la bicicletta? Adesso pedala.
No, niente vacanze in bicicletta quest’anno. Ma sul Danubio tornerò, si sta rifacendo vivo quel desiderio di essere pervasa di ciò che circonda, senza le esasperazioni della fretta.

Quest’anno sarà Cantabria ed Asturie in automobile. Queso e sidro già adocchiati.
Ma prima ci sono dei riti da rispettare. Dove lo mettiamo il post dove dico che sono stanca, provata, ma felice?
Eccolo qua, tranquilla.

Scrivere

Poco blog e tanto Dissapore, con qualche appunto mensile su Your Brand Camp: ecco riassunto, in punta di penna, il 2017.

La ricetta perfetta dire che mi ha spaventata fin da subito è un eufemismo. Cosa fa perfetta una ricetta? Esiste la ricetta perfetta? E con una ricetta regionale, dalle mille varianti, come accontentare tutti?

Riconosco i miei fallimenti. Basta un commento e capisco di non aver colto l’umore del lettore o reso onore alle sue competenze. Citare Emiko Davies per una panzanella ha punzecchiato i più filologici. Riconoscere il pregio dell’impasto per tarte di Martha Stewart, mi ha subito messo nell’area di chi cede al commerciale. Affidarmi all’Accademia della Cucina Italiana sembra avermi fatto toppare in fatto di pomodoro per un friggione. E le forze a volte cedono nel dover passare dalla tegghia per la piadina al panettone gastronomico , come se tutto sapessi. Come fa comprendere tutta la ricerca fatta per una crostata?

Non mi resta che esercitarmi, pure d’estate, per essere all’altezza dei miei sogni da foodwriter. Sennò a che pro ho scritto il post per Your Brand Camp?

Ma lo ammetto – qui posso –  so già che dovrò pure leggermi Hug your haters di Jay Baer. Sono lontani i tempi dello scrittoio silenzioso. Il confronto con chi legge è immediato, graffiante, diretto.
Meno male che sono iscritta alla newsletter di Nicole Gulotta. Lei, solo lei, può scovare, al momento giusto, un articolo su How do you respond to criticism of your work?

Leggere

Quando il fallimento pesa, respiro profondamente e mi rifugio nelle parole.
Parole, parole, parole e…libri, libri, libri.
Quest’anno nessun post dedicato unicamente alle letture dell’anno (puoi rileggere quello del 2016). Eppure ho ceduto a The Great Gatsby su tutti i fronti. Il posto del The Best of il caro Fitzgerald lo sta contendendo al mitico Ernest. Insomma, grandi sommovimenti nella mia mente di appassionata delle parole.
Con Francis Scott il suono delle parole si somma al loro risultato creando qualcosa di sublime come Il diamante grosso come il Ritz. Unica volta nella mia vita, dopo averne letto una facciata, ho chiuso il libro e mi sono gustata quell’attimo di estasi. Ho, poi, riaperto il libro per rileggere a voce quella facciata. Infine, ho deposto il libro e mi sono lasciata cullare da quella – ripeto – sublime perfezione.

Non da meno ho concesso del tempo a Daniel Pennac.
Ho scoperto Joan Didion con South and West.
Mi sono ancora divertita con Pete Brown. Decisamente una delle mie muse. E’ capace di portarmi in giro per il mondo per una birra, ma che birra e che con che stile. E’ lui la meta da raggiungere in fatto di ironia, come dire, educativa.

Ho detto ad amici e marito quanto Ninfee Nere di Michel Bussi è “una genialata” nella trama e nella sfida lanciata al lettore.

La “poesia” che non ha bisogno di versi si è fatta largo nel mio 2017 con Zelda was writer fino a portarmi a Farfalle in Lazzaretto, dopo Non scrivere di me.
E se Mavis Gallant, con Al di là del ponte, ha svelato le complessità del saper raccontare, Lucia Berlin mi ha posto di fronte ad un ritmo di scrittura che a tratti (se letto in inglese) mi ha ricordato il jazz.

Ah, nel dubbio leggi anche in treno Prenotazione obbligatoria di Sara Porro.
E non dimenticare Patti Smith col suo addio a Sam Shepard con My Buddy su The New Yorker.

Cucinare

Sì, trovo il tempo di cucinare anche senza ricette perfette.
Lo trovo e si aprono nuovi chakra, merito soprattutto di un post su Instagram di Tessa Kiros (lo vedi qui sotto).
Quindi vado di piatti semplici, come un couscous che presto vedrai su Dissapore o come un’insalata di patate capace di regalarmi gioia con le olive kalamata.

 

Ai cibi feticcio del 2017 si è aggiunta anche la senape di Digione al vino bianco, una degli ultimi acquisti fatti al La Comptoir de France. Adieu, Comptoir, ti ho tanto amato. Ora mi resta la tua senape e dell’aceto di sidro.

Ho creato frittate al forno con quella senape che voi potete solo immaginare. Bastano un paio di cipollotti, uova e dello yogurt. Nulla più. Certo, se c’è dello za’atar anche meglio. Molto più foodie 🙂

Sì, trovo il tempo di cucinare senza le pretese, ma con molti sfizi. Il desiderio è di giungere al prossimo chakra sorridente e molte energie in più.

Buone ferie!