Biscotti, Crackers, Pane e lievitati

Cracker alla segale

Cracker alla segale: una ricetta semplice che si fa notare…Hai ragione Coco (Chanel): il lusso è semplicità.

Ero molto imbarazzata mentre impastavo per la prima volta questi crackers.
Avevo per la prima volta una mia omonima a tavola. Scrivo che ero imbarazzata per non dire apertamente che ero impaurita. Con la mia omonima avevo già bevuto molte birre, eppure trovarmela finalmente al mio desco era un onore. Si stava per presentare addirittura con un argentino d’origine friulana. Non potevo fare brutta figura.

Da giorni mi ero studiata il menù ed i formaggi piemontesi promettevano di fare il botto. Lo sapeva anche il mio frigorifero.
La paura saliva tanto da (non) farmi preoccupare anche della tovaglia scelta dalla Cavia, che non si abbinava per nulla ai tovaglioli polacchi a cui tenevo tanto. Nulla dissi neppure quando comparvelo in tavola quelle posate arancioni a pois. Jackson Pollock avrebbe approvato la tavola, ma non me ne accorsi.

Io impastavo. L’imbarazzo era con me. Era come se Jack Torrance si divertisse ad alitarmi dubbi e timori da dietro le spalle.
Mi fidavo della ricetta, ma sai avere un’omonima a tavola che aveva pure scritto un libro sui biscotti non era cosa di tutti i giorni per me. Non potevo fare brutta figura.
Sapevo che dei biscotti rustici e semplici assieme erano l’ideale da accompagnare ai formaggi. Ma la paura c’era. E se alla fine quei biscotti fossero risultati troppo banali?

Poi si fece largo lei. La paura passò, lo stile restò. Grazie Coco di avermi dato fiducia nella semplicità. Sì, hai ragione Coco (Chanel): il lusso è semplicità.
Appena uscirono i cracker dal forno asciutti, sottili, croccanti, tutto cominciò a filare. I timori filarono via, lo stile arrivò.

La Cavia, un attimo prima del suono del campanello, esultò dicendo:  “La tavola apparecchiata così è stupenda”. La vidi veramente per la prima volta. Dissi sì e pensai “solo tu” 🙂
L’omonima con l’argentino salì le scale e da lì tutto cominciò ad essere facile. Chiacchiare, vino ed anedotti. Risi e sorrisi.
Giunsero i crackers alla segale. Uno dopo l’altro sparirono e la maggior parte fecero perdere le loro tracce dalle parti della mia omonima.

Hai ragione Coco (Chanel): il lusso è semplicità.
La semplicità di una tavola fatta di ricordi di vari colori. La semplicità di ospiti con storie varie capaci di coprire almeno due continenti separati da un oceano. E non da meno, fu la semplicità di una farina “povera” come la segale accompagnata all’elegante rudezza di formaggi stracarichi di carattere.

Pochi giorni dopo quegli stessi cracker furono impastati con molto meno timore, senza formaggi in vista. A volte è semplice anche il desiderio di fare un bis: per gola e capriccio.

 

Cracker alla segale

cracker alla segale -scatole

140 grammi farina di kamut o di farro
60 grammi farina di segale
1/2 cucchiaino di sale fino
5 cucchiai di olio extra vergine d’oliva
6-7 cucchiai di acqua a temperatura ambiente

Mescolare in una ciotola le due farine con il sale.
Unire l’olio extra vergine d’oliva e mescolare.
Versare anche man mano l’acqua.
Consiglio di lavorare l’impasto con le mani e di non versare subito tutta l’acqua.
Alla fine l’impasto deve risultare omogeneo quanto una pasta brisée, quindi tenderà a rompersi.

Avvolgere l’impasto nella pellicola alimentare e farla riposare in frigorifero almeno un’ora. Io ho l’abitudine di fare l’impasto il giorno prima. Mi trovo meglio con i tempi.

Preriscaldare il forno a 180°C.
Dividere in tre parti l’impasto per agevolarne la stesura.
Stendere ciascuna parte fino ad uno spessore 2-5 mm. Quando tiri fuori l’impasto dal frigorifero, all’inizio non sarà difficile da stendere. Bisogna lavorarlo un po’ con le mani.

Steso l’impasto si divide a strisce larghe almeno quanto i rebbi di una forchetta.
Dividere ogni striscia in pezzi lunghi 3-5 cm.  Io preferisco fare dei piccoli e sottili cracker, così da renderli ancora più stuzzicanti.
Su ogni biscotti praticare delle strisce di fori (3 o4) usando i rebbi della forchetta.

Porre i biscotti, poco distanziati tra di loro, sulla teglia ricoperta con carta forno.
Cuocere a 180°C per 15 minuti.

Nota per la mia omonima e per te che vuoi farli

Non posso dire se è meglio usare, in abbinamento alla farina di segale, la farina di kamut o di farro. Io le ho provate entrambe. Ho un debole per la farina di farro, soprattutto integrale, e credo che mi affiderò a quella per i futuri cracker. Sentiti libera di usare anche altri tipi di farina, facendo attenzione alle dosi di acqua.

Per conservare i cracker più a lungo, consiglio di metterli in una scatola di latta o di vetro. Per questi cracker e per le dosi che ti ho suggerito, anche un contenitore grande di caffè solubile della Cavia, che oramai ha esaurito la sua funzione, può essere reciclato. Almeno così è successo dopo che Pollock (e pure Coco) hanno lasciato la nostra casa.
Su dove sia, invece, ora Jack Torrance c’è ancora il più assoluto mistero…spero altrove 🙂