38 anni, Opinioni

La (ri)carica dei 38 anni: tirar fuori la voce

La voce: la tua, la mia, quella che è bloccata dentro

 

Anche i tuoi genitori ti registravano mentre ripetevi le prime poesie imparate a memoria o ancora prima mentre canticchiavi i ritornelli imparati alla scuola materna?

Se parliamo indiano non ci capiamo più ” queste sono state le mie prime parole immortalate per l’eternità.

Ho scoperto così il suono della mia voce. “Chi diamine è quella? Uhm un’antipatica. Mi sembra una precisa, permalosa e persino vanitosa. Chi si crede di essere?” Sì, da lì ho imparato che sembro proprio una pedante e perfettina creatura. No,no, la voce non fa per me.
Non parliamo poi di intornare una canzone. Negata proprio. Lo diceva pure la nonna. “Io sì, che con la mia voce avrei potuto avere un’altra vita” ripeteva.

La mia Voce però l’amo.
Sì, odio la mia voce, vivo per la mia Voce.
La mia Voce la posso prendere tra le mani: nasce quando la penna incontra la carta o i polpastrelli danzano sulla tastiera. E ricordo pure il dolore del mignolo sulla vecchia, sacra e mitica Olivetti.
A parte licenze poetiche, tentativi vari di far nascere una trama immaginando personaggi, oso dire che ciò che scrivo sono.
Sono perché scrivo.
Scrivo quel che sono.
(Ma so chi sono? 🙂 This is the question)

La Voce tra talento e ragione

Lo so, tutti parlano di talento. Sai le parole hanno un significato anche simbolico. La Voce per me conta di più.

Qual è la tua Voce? Quello che ti fa vivere, progettare il futuro, desiderare di vivere sopra ogni cosa?
Per me è appunto lo scrivere, scribacchiare.
Si è capito quasi subito. Lo capisco man mano ogni giorno.

Cominciai con l’interessarmi a quei disegni strani che faceva la mamma. Aveva un block notes dove li faceva prima di fare la spesa. Aveva dei quaderni dove ne faceva molti di questi strani disegni, erano lunghi. Anche il papà faceva questi disegni, ma i suoi erano diversi. Quelli della mamma erano più tondi. Mentre i disegni del papà sembravano dover scappar via.
Così cominciai a chiedere alla nonna, pardon Cia, di comprarmi i quaderni.
Ogni giorno andava a far la spesa al Forno, l’unico negozio del paese. Ogni giorno volevo un quaderno.

Imparai a dare un nome a quei disegni: scrittura.
Cominciai a scrivere “papà”.  Continuai a farlo. Prima un diario rosa, poi un quaderno grosso dove sbocciava la capricciosa adolescenza. Ci fu persino un tentativo di romanzo a due mani con l’amica di una vita. Giunsero le poesie.
Ogni tanto mi fermavo. Mi mancava quella che chiamano ispirazione.

E poi il blog, prima esperimenti disordinati, infine Ma che ti sei mangiato.
Dopo anni di blog ho riscoperto che  la mia Voce è questa: mettere in ordine e disordine le parole.
Non è talento. E’ ragione.
Ragione per vivere, ragione per il dato di fatto che bisogna imparare facendo, meglio scrivendo.

A 38 anni ho ancora voglia di imparare. Più (ri)carica di così non potrei essere.

La Voce c’è sempre, come il sole

Si dice che serve l’ispirazione.
Si dice che a volte la voce non voglia venir fuori.
Si dice e si crede a questo.
Ho creduto a questo. Sbagliavo.

Lei c’è sempre, però, come il sole. Dietro le nuvole c’è il sole.
Oltre il silenzio c’è la Voce.

Prima delle vacanze mi sentivo stanca fisicamente. L’ho scritto e la mamma si è preoccupata, ovviamente a  suo modo (ma lasciamo da parte queste dinamiche famigliari).
La stanchezza era legata anche al fatto che la Voce era bloccata. La sentivo che fremeva, ma era come il Bardarbunga, il vulcano islandese coperto da metri e metri di ghiaccio. Sentivo di voler dire molte cose. Ma era difficile. Il ghiaccio stava sì scricchiolando, ma ancora era bloccata. Che fare allora?

Avere un dovere da compire aiuta.
Aiuta non a guardare oltre le nuvole  e scorgere il sole. Un dovere da compiere aiuta a smuovere le nuvole e ad arrivare al sole.

voce scrivere nuvole

Devo ringraziare GroupOn Mag. Oltre che una bella avventura, è una grande palestra. Mi era successo già con Momenti di pane del Mulino Bianco. Lì era tutto food, con GroupOn Mag mi diletto a variare registro (dicono così gli esperti espertoni).
Con GroupOn Mag mi sono presa un impegno ed ogni impegno richiede di calibrare diversamente la mia Voce, sennò tu ti annoi a leggere sempre il solito tono saccente, saputello. E’ come cambiar abito ogni giorno per farsi notare da quel belloccio della finestra di fronte.
Scrivo di locali, passeggio tra i rioni romani, faccio liste…vedo cose 🙂

La Voce è donna. Ogni giorno deve essere notata…e “usata”. Immaginala come una donna di una qualche età che deve fare almeno una passeggiata al giorno.
Con GroupOn Mag ho imparato ad uscire di casa con la mia Voce ogni giorno, o quasi.
Scrivere e pensare ad un post ogni giorno tiene sveglia la Voce. Tiene a bada persino la permalosa ispirazione, che a volte aiuta mentre altre è una bella scusa per non far nulla. Per smuovere Voce ed ispirazione bisogna avere un dovere da compiere. Oltre il silenzio lei c’è e qualcosa, anche solo da borbottare, ce l’ha.
Tu la tratti allo stesso modo la tua Voce?

Le stagioni della Voce

Già scruto curiosa gli abiti per la stagione autunno/inverno 2014 🙂 Il mio armadio non è abbastanza grande per accoglierli tutti. Ho un piccolo armadio a due (sole) ante. Non più grande è la mia libreria. La trovi subito all’entrata, già mezza distrutta. E’ piccola, mal messa, ma è stata un primo passo per riavere i libri in giro per casa qui a Roma.

Sembra che la Voce tragga piacere dal pretendere piccoli e grandi doni. Non so se è più meteoropatia o se si limita a seguire la stagione. Vuole tante cose piccole cose:

  • vari angoli dove esprimersi. La scrivania sotto il letto a soppalco per le cose serie. Lì produce. Qualche minuto persino al lavoro per impostare il tono della voce. Qualche istante ovunque per impostare lo schema da seguire. E poi si lascia andare;
  • un occhio attento che la tenga a bada. Lo chiamano editing. E’ il suo cappellino per le ultime stagioni;
  • qualche Moleskine per sentirsi importante 🙂   Ora ha pure un’agenda Moleskine nera 18 mesi dove capisce cosa le toccherà giorno per giorno. Però ha letto che Jul’s Kitchen ne ha una rossa. E qui nasce il momento capriccio. Sul concetto carta si è espressa, però, in vari modi negli anni;
  • sulle penne si è calmata. Forse perché quella ideale non l’ha trovata;
  • libri, libri dove perdersi per poi ritrovarsi. Hemingway le ha fatto paura. Mi ha ripetuto per mesi: “Perché devo parlare? Non sarò mai come Hemingway. Non mi hai insegnato a correggermi così bene“. La sto convincendo che può esprimersi comunque e che almeno io la starò a sentire sempre. Ama la Rowling: Harry Potter e Cormoran Strike la convincono, un po’ meno The Casual Vacancy. Però non si ferma. Alice Munro le ha fatto scoprire il garbo del racconto. Rimane il mito di Virginia Woolf: la prima che le ha fatto capire che è donna e che può essere chi è lei. Etc. Etc.

voce scrivere letture

 

  • è stufa di pensare negativo. Non vuole letture tra il pessimista ed il cupo. La Voce sa che la vita è bella, anche quando non è bella. Ha paura, inoltre, che raccontare solo la rabbia ed il dolore è un pericoloso lavaggio del cervello. Quindi niente “abiti mentali” neri, la moda della Voce lo impone;
  • per quanto riguarda il dettaglio scarpe e borsette si trattiene. Sta cominciando a ben tollerare i post-it e vorrebbe provare qualche matitone rosso per notare meglio gli errori ed abbinarlo anche alle ballerine rosse;
  • si è avvicinata persino alle app. Pretende organizzazione. Siamo in fase di testing ed uso spasmodico di aCalendar ed Evernote, affiancate alla carta formato Moleskine Weekly Calendar 18 mesi.

Tirar fuori la voce

Alla fine la Voce va fatta sentire.
Non che abbiamo fatto bene i genitori a registrare quella vocina perfettina, permalosa e vanitosa degli anni ’70-’80. Io parlo della Voce quella simpatica, premurosa ed indipendente 🙂 che è nata quel maggio del 1976.

La tua Voce com’è?
Come fai sentire la tua Voce?

Io tiro fuori la mia Voce così:

  • comincio scegliendo il tema, ovviamente;
  • continuo pensando al tema. Mi concentro come i maestri di meditazione. Scherzo! Ci penso tra viaggi quotidiani in treno, durante la spesa, a casa, al lavoro etc. Irrefrenabile pensiero;
  • mi blocco un attimo e stendo uno schema;
  • ovviamente non mi accontento. Passano i minuti e correggo lo schema;
  • il giorno dopo mi fermo. E’ tempo di iniziare a scrivere e di litigare amichevolmente con l’incipit;
  • scrivi che ti scrivo la Voce si libra. Sgambetta felice tra programmi (schema) e urletti (idee) del momento;
  • mi preoccupo dei link, dello spelling. Uso spesso il buon vecchio Google per evitare errori stupidi da secondo analfabetismochiedo al marito amante della lingua italiana. Leggo persino a voce alta i casi più dubbi, la memoria latita e le doppie vanno oramai a casaccio troppo spesso. Etc. etc;
  • giunge il tempo di abbinare le immagini, spesso preparate in anticipo;
  • plasmato il post, lo lascio lievitare;
  • in un mondo ideale, lo rileggo il giorno dopo, meglio se di prima mattina. A volte lo stampo e correggo le banalità;
  • attendo ancora un po’, leggo la versione che vedrai tu;
  • correggo…ancora…sì, ancora. Controllo che i link funzionino quanto meno;
  • clicco il pulsante Pubblica.

E poi.
Ho letto il tuo post. Bello, mi è piaciuto molto…ma vediamo di correggere gli errori“.
Non c’è miglior editor di chi legge il lavoro altrui.
Non c’è miglior editor della mamma ex docente di italiano.
Non c’è miglior ingrato della propria figlia 🙂

voice sinatra

Sia come sia. Io stonata, che ci siano nuvole o meno, indipendentemente dalla moda della stagione, con tutta una lista di cose da fare, rifare e correggere, ho voglia di tirare fuori la mia voce.

Tutti in coro, cantiamo assieme…

Vorrei cantare insieme a voi
in magica armonia (magica armonia)
auguri Coca Cola e poi
un coro in armonia (canta insieme a noi)
auguri Coca Cola e poi, un coro in armonia(coro in armonia)
cantate tutti insieme a noi…

Amo la mia Voce.