Opinioni

Pensieri e scrittura: tu lettore che pensi?

Questo è un post scritto di getto colmo di errori e riflessioni tutti quanti superficiali come lo scrivere.
Tutti noi siamo stati perseguitati dalle lezioni di italiano a scuola. Quante cose dette, scritte, ascoltate e dimenticate. E poi ci si ritrova a trentanni a chiedersi il perché di tante cose.
E la sorte a volte se la ride di brutto. Da adolescente eri alla ricerca del vero e lo identificavi con testi duri, lunghi, forse prolissi. Poi man mano ti sei fatta intellettuale. C’era chi assimilava le tue poesiole a Brecht. Alla fine però arrivò Fabrizio De Andrè e ti fece capire che si è in tanti a scrivere poesia fino ad una certa età “poi quelli che continuano a farlo o sono poeti o sono cretini“. Ma sono arrivati i trentanni con la tastiera sottomano e l’ironia sta tutta nel fatto che tu, algida fanciulla, ti sei messa a scrivere di cucina. Altro che poeti cretini 🙂

Eppure sebbene tu (io?) ti muova tra grammi ed impasti, ti domandi ancora il perché di tante cose ma fai attenzione anche al come.
Come comunicare?
Non vuoi solo sfogare ciò che hai dentro e che hai cammuffato con zucchero a velo, ma vuoi che sia capito.
Non è solo l’ansia di farsi notare. Oramai sei grande per questo. Sai che a qualcuno piacerai, con o senza canditi. Sei consapevole che non a tutti piace il cioccolato. Eppure vuoi comunicare e farti ricordare anche solo per una pagnotta in più.
Ed eccoti a domandarti come.
Ed eccoti a leggere il post di The Chef is on the table sull’editing delle ricette.

Tu che hai sempre (o spesso) usato la prima persona singolare nelle ricette per far capire che tu le mani te le sporchi in cucina.
Tu che fuori dal tuo blog ricorri pure al tu, perché vuoi che quel tuo lettore ancora più occassionale scenda in cucina.
Tu che a volte giochi tra l’io ed il tu, perché vuoi che impastare diventi un gioco.
Ecco, tu ti sei mai chiesta se sei capita?
The Chef is on the table abborra l’io e preferisce il voi. E tu lettore che cosa preferisci?

Però sempre lo The Chef is on the table mi insegna che d’ora in poi spenderò del tempo a scrivere grammi invece di gr. Dopotutto non sono grrrr arrabbiata in cucina 🙂
Mi ricorda che la precisione è importante e pure la sintesi. Sembra proprio un lavoro adatto a me, che più sintetica non potevo nascere … a trent’anni.
Incita pure a non banalizzare usando espressioni che nei testi di matematica dell’università mi avrebbero urtato. “Con la giusta energia” va di pari passo con “come facilmente dimostrabile”. E’ quasi un invito alla trasparenza.
E non dimentichiamo l’ordine degli ingredienti. Lo Chef non  lo cita, ma in una ricetta ingredienti e procedimento vengono messi in un ordine, che almeno per chi scrive, appare logico. Se la farina si usa per prima, eccola come primo ingrediente. Questa è la filosofia di questo blog, ma c’è chi preferisce dare il palco subito agli ingredienti più importanti.

E come un buon libro si risconosce dal finale,  The Chef is on the table lancia l’ultimo sasso con:
La tua nonna cucinava bene, non serve me lo dica più di una, due volte all’anno.

Sacro-sacro-sacro sante parole.
Sono consapevole che pure io cado in questo trannello.
C’è un uso ed abuso dei ricordi nei blog, questo compreso. A volte per farti sentire a casa (mia) ti racconto solo i miei momenti in cucina. Questo è anche una naturale deriva del blog, come entità metafisica. I blog erano i diari di una volta, ma ora sono altro, ammettiamolo. Sono altro ma non ne siamo del tutto coscienti e così a volte mi perdo in me cliccando sulla tastiera la ricetta. Chiedo perdono.

Il valore emotivo di una ricetta quando deve essere comunicato è qualcosa di difficile da gestire. Non è una questione da femminucce. Scrivere un blog, pure “solo” di cucina, richiede stile…ed errori.
Tu lettore sei invitato a commentare ed il commento  può (e forse deve) essere non solo un complimento. Ma non ti voglio lasciare questo fardello. Scrivi se e quello che ti senti, ma sappi che qui, dietro lo schermo, c’è una trentenne che vorrebbe comunicare. E a trentanni sta ancora imparando a farlo.

Forse solo ora mi perdo tra gli accenti, facendo attenzione tra un é ed è.
Le doppie le gestisco controllando e ricontrallando.
L’editing è fatto da doppia e tripla lettura a distanza di ore.
Le fonti le cito, rigraziando il web per questa possibilità.
Sfoglio libri come non mai. Di cucina, narrativa, storia e persino di scrittura.
Che sia writing o food writing, non mi fermo al mio mondo.
Tutto per piacere e per imparare il come.

Precisione, sintesi, trasparenza, ordine…
Comunicare è un gioco complicato, piacevole quando si impara, arduo da realizzare pagina dopo pagina.
Nel mentre c’è uno stile che vorrebbe raggiungere le punte supreme non solo del gusto, ma anche dello scrivere.
Non manca neppure il ripieno di vita reale.

Non vedo l’ora di tornare in cucina e con la tastiera non farti naufragare nei miei “soli” ricordi.
PS Anche perché mia nonna era una frana in cucina 🙂

Immagine tratta da Wikipedia.