Dove mangiare

Di romano c’è

Cosa c’era di romano in me a maggio 2003?
Ben poca cosa. Ero scappata da mesi e mesi di Milano. Avevo imparato molto, non lo nego, ma per la prima volta in vita mia, forse, appresi che nella vita si fanno delle scelte. Scegliere non è un male, anzi, è un sano dovere verso se stessi. Così Roma mi chiamò letteralmente e decisi di fare lo stage del master nella Caput Mundi.
E poi venne quel giorno. Veronica veniva in visita a Roma. Lei e sua zia mi prelevarono dal convento dove alloggiavo per comodità (economica). Arrivai al Gianicolo con loro. Un rapido sguardo a Roma e…la pelle d’oca. Avevo trovato casa!

Aver trovato casa può voler dire veramente poco.
Una casa va arredata. Prima c’era una Cavia da trovare, delle amicizie da costruire, un lavoro su cui ansimare con infinita pazienza, un blog da scoprire. Così divenni romana.
Prima con Elena in giro per Trastevere, un caldo giorno d’estate, in una trattoria qualunque al limite del turistico. Eppure arrivò la Cacio e Pepe. Amore a prima vista o meglio a prima forchettata.
Giunse poi Hande con un gruppotto di altri foodie e divenne Cacio e Pepe da Roscioli. Il luogo delle occasioni speciali dove andare per riscoprire vicino a casa la romanità fatta gusto. Poco lontano da Campo dei Fiori, non lontano dall’omonima panetteria.

Eppure un rifugio sempre caro a portata di quei turisti che giustamente non si accontentano. Quando arrivai là, cominciai a sentirmi romana. La ricerca del Pecorino, l’istrionicità nei pepi donano a quel Cacio e Pepe una dignità superiori a quelle Cacio e Pepe dove compare il famigerato olio.

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In realtà mamma e papà, già in preda alle emozioni di un imminente matrimonio, sono stati portati Ai Balestrari. Lo so, come dice mia madre, giro sempre attorno a Campo dei Fiori. Ma che vuoi, per me Roma è il gigantesco villaggio dove vivo e mi piace girare attorno a casa, come da bambina correvo fino alla casa della migliore amica di allora, tal Anna.

Poi però sono cresciuta e con la bicicletta osavo oltre, fino a passare da Coseano e Coseanetto. Così è pure capitato che sono giunta all’Hostaria Glass a Trastevere. Un altro esempio di alta maestria dove anche la più semplice carota viene esaltata da una cottura lenta per diventare quella che banalmente in una casa qualunque è una passata, ma lì è un piatto che si stampa nella memoria per la consistenza ed il sapore. Da anni sogno di poterla imitare.

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Crescendo ancora dal paese presi il treno e poi l’aereo per toccare con la mano varie parti del mondo.
Così a Roma ogni tanto faccio i capricci e la Cavia si arma di motore e arriviamo fino a Dino De Bellis. Certo il Salotto Culinario non è a portata di tutti i turisti, ma dai, ammettiamolo per il buon cibo si fanno due passi in più, meglio se motorizzati. Meno male che poi fino a fine luglio 2013 Dino lo trovi all’Osteria di Eataly. E dai qui, posso arrivare più facilmente con un autobus o un treno e persino con la metro. Di Dino potrei cantarti la sua di Cacio e Pepe, anche il suo Trancio di baccalà laccato allo zenzero su gazpacho profumato non da scartare. Con lui ho scoperto l’assoluto di broccoli che può diventare assoluto di cavolfiore e prosciutto croccante. Hai capito che non si ferma facilmente tanto che si è prestato a creare persino una cena friulana.

Insomma, per una Cacio e Pepe e non solo Roma diventa molto piccola. Dopotutto siamo diventati grandi per qualcosa:)

Si ringrazia la community di momondo (portale con molti voli low cost anche per Roma) per l’interessante idea editoriale per Ma che ti sei mangiato. Questa guida offre ai lettori l’opportunita’ di conoscere i ristoranti migliori di Roma per le loro prossime vacanze.