Zuppa

Zuppa di una volta

Ma proprio di una volta, della volta dei racconti.
Ero sul divano, cosa non rara durante i giorni influenzati. Sfoglio Elle à table, scorgo una zuppa all’antica.
Attrezzo di estro la fantasia. Mi faccio forza col piacere di poter accogliere a casa per pranzo la Cavia.
Le cose rare si sa incitano a cliccare tra uno zapping e l’altro anche quel tasto là, sì, quello rosso.
A trasmissioni interrotte (volontariamente) scosto la copertina. Verde, rossa, bianca, blu, strisce di calore.
Inforco le materne ciabatte. Sorrido in faccia alle ginocchia che scricchiolano. Età o influenza? La seconda che ho detto.
Il divano si allontana da me, pigro pure lui.
Uno strattone contenuto alla porta che porta in cucina. Ed ecco il gelo di una stanza priva di riscaldamento.

Siamo in inverno. Mi devo muovere.
Il coraggio persiste. Affronto la tempesta di energie ballerine.
Sfilo il tagliere tra il muro e le pentole.
Furtivamente rapisco dal frigorifero cipollotto, carota, gambo di sedano, ultime foglie di cavolfiore. Nessun riscatto viene chiesto.
Con calma e faccia tosta apro la credenza e colgo i barottoli dei piselli secchi e del farro del Pungolo.
La pentola si urta col fornello. Un cucchiaio d’olio extra vergine d’oliva per calmarla.

Tintinna l’acqua.
Pulite le verdure, spellata la carota, inizia il tempo del valzer di rondelle di cipollotto e di eleganti dadini di sedano.
Il fuoco colora il fornello. Medio e pacato scalda l’olio.
L’olio si mescola a carote, sedano e cipollotto. Si uniscono leggiadre e allusive anche le striscioline di foglie di cavolfiore.

Il mestolo rimestola, come sa fare solo lui.
Arriva il turno dell’ospite speciale. Bussa dal frigo.
Una salsiccia, privata del budello, salta anche lei.
Manciate di piselli secchi e di farro si insinuano nella pentola.
Qualche minuto.

Ondata d’acqua a coprire tutto.
Un pizzico di sale, pepe macinato allora. Poca harissa in polvere.
Classici trenta minuti.

Giunge lui.
Un raro pranzo in due, durante la settimana, cose che il  tempo  fermato sa concedere.
Ma era un momento.