Viaggi

Il vento di Tarifa

Sempre in viaggio di nozze.
Il programma era chiaro, dopo Siviglia giù in bus fino a Tarifa. La punta più a sud di tutta la Spagna e sembra di tutta l’Europa. Là, su quello che è più spesso chiamato lo stretto di Gibilterra. Ma Tarifa è molto più vicino al Marocco di lei.
Pochi lo sanno, forse solo i windsurfer che l’animano la conoscono e i pescatori che son nati lì. Volti macchiati dal vento per divertimento o necessità. I windsurfer orientati sull’Oceano Atlantico, i pescatori rivolti al Mediterraneo a fare quattro chiacchiere ed ad aspettare. Li vidi entrambi.

Ero pronta ad abbronzarmi. Ma il vento soffiò e le nubi ci seguirono. Telefonai per confermare la gita in mare per vedere se almeno le balene (oooh, le balene) ci fossero. Niente da fare neanche per quel momento segnato sul programma. Le balene c’erano ma non l’autorizzazione ad andare in mare per fargli una discreta visita.
L’umore resse.
Mio marito, la vecchia Cavia, colse al balzo la palla. Essere vicini al Marocco, vuol dire poterci andare in giornata. “Dai, dai, domani ci andiamo. Ti va?…Pensa che bello raccontare di essere stati in Africa!..”. Insomma era entuasiasta al solo pensiero nato di fronte a un bel piatto di paella.

Prima però di raccontarti di Tangeri, ti presento Tarifa. I punti di partenza sono importanti come i punti di arrivo in un viaggio.
Tarifa. Città di confine, tra terra e mare e tra Europe e Africa. Non banale…anche se Lonely Planet pecca di una scarsa selezione di locali e di una certa frettolosità nello spazio che le dedica. Meno male che siamo arrivati noi 🙂

Prima uno sguardo all’Africa, anche se il gabbiano tenta di ricevere più attenzione. Basta scendere giù al porto per godere di tale vista o entrare dentro il Castillo De Guzmán El Bueno. Ma che non sia lo stesso Guzmán della Bodega?! 🙂

Ma non si può stare fermi in vacanza. Ecco allora una passeggiata tra cielo e mare dove la mettiamo.

Un pescatore passa in mezzo. Scruta il nostro sguardo perso tra i miei.
“Aqui esta frio, Mediterraneo…” si volta dall’altra parte “caliente, oceano…” sorride soddisfatto. Ci ha insegnato qualcosa.

Recupero la Cavia mentre si bagna la fede nell’Oceano Atlantico…

… e via verso la Rosa Negra (Calle Coronel Moscardo 4, a due passi dalla chiesa e dalla via che la guida descrive come un pullulare di locali di tapas). Tapas sia e siano favolose.
Siamo entrati per caso, come spesso ci accade. Abbiamo ordinato, la lista delle tapas era la solita. Arrivano i primi piatti. Uscì lo chef. Capimmo che qui si stava costruendo qualcosa.
La presentazione dei piatti unica e rara assieme, già da sola valeva il doppio del prezzo. Il gusto calibrato. In cucina c’era uno che sapeva cosa stava facendo e che voleva farlo bene.
Per concludere ci condemmo un’altra tapas da 3 euro…ecco è questa qui sotto. Sì, sì, piatto semplice, ma patate cucinate benissimo, non fritte e secondo me un tocco dolce che le valorizzava. E sopratrutto quei 3 langostinos: superlativi.
Se capiti a Tarifa, non posso che mandarti alla Rosa Negra.

Mentre per colazione o una pausa, c’è un baretto forse da surfisti, ma tenuto in maniera veramente graziosa. Cafè 10 (Calle de la Luz, 10). Anche questo semplice ed insieme studiato. Io mi sono innamorata dell’atmosfera rilassata, dell’invito implicito in ogni dettaglio a prendersi il proprio tempo. Colori, delle riviste in visione. Cafè solo, zumo de naranja y tostada: com’è facile diventare andalusi fin dal mattino.

 

A Tarifa il vento soffia, ma non ti soffia via.