Birra, Friuli

La Birra di Meni

“E’ decisamente una birra che non segue la moda” si disse durante un aperitivo a suon di Runcis (birra ambrata).
” Sì, non ha nulla delle altre, o di molte altre, birre artigianali italiane che si trovano in giro”
“La Birra di Meni è come il Meni”
“Decisamente, è veramente a modo suo”
“E segue una sua strada noncurante della moda”
“Esatto. E’ lei e basta. Gli altri facciano quello che vogliono.”
“Meni mi ha conquistata, poi, quando ci ha detto che gli piace sperimentare e che farebbe una birra nuova ogni giorno”
” Veramente bella quella gita a Cavasso”

Ci sono incontri che lasciano un segno, si dice. Mi sa che questo è stato uno di quelli.
Sulla strada della ricerca delle birre siamo così incappati nella Birra di Meni più volte segnalateci da non culturi della bevanda. E’ stato talmente particolare che appena risaliti in auto dopo la visita dello spaccio di Birra di Meni nessuno ha resistito nel dire alla Cavia romana che “Hai conosciuto un vero friulano”. Questo perchè tre friulane ed un romano, quindi, questa estate si sono dirette a Cavasso (PN).

Reale, tosto, sincero.


Un dialogo affiatato, vivace, come da buon friulano non viene elargito a tutti dal Meni. Non è una questione di cattiva educazione, è solo l’educazione di quelle lande lassù ove due parole di troppo potrebbero essere un’invasione inappropiata per un incontro occasionale.

Sappi solo che ogni parola di un ermetico come il Meni può valere molto in termini di comunicazione. La sincerità delle parole dette è notevole. Se una parola ha un significato, quello è, senza sfumature o attenuanti.

Il Meni è il Meni e  la sua birra è frutto di un percorso quasi esistenziale libero da schemi.
La sua produzione iniziò in tempi estranei all’attuale moda della birra artigianale. Credo che abbia battuto molti sul tempo e di molto. Solo che la sua attività, certo non dilettantesca, era rivolta ad un pubblico ristretto. Poi il grande balzo.  Ad oggi raggiunge le 40.000 bottiglie prodotte in un anno, ma gli obiettivi sono ben altri.

Gli ingredienti usati? Locali sopratutto per le birre stagionali. Ciliegie, zucca, castagne, miele, sambuco (!!!), fragole, mele vengono tutte dai dintorni, raccolte a mano e spesso col coinvolgimento di moglie e figlio.

I nomi delle birre? Locali pure quelli. Dalla Siriviela (birra chiara doppio malto) al Pirinat (birra scura) o Caldan (birra ai fiori di sanbuco) ogni nome richiede una pronuncia da nord e non inglese, mi raccomando 🙂

La lista di premi vinti è notevole. Nel 2010 Medaglia di bronzo per Pirinat e d’argento per Durgnês (lager) all’International Beer Challenge di Londra.  Altri riconoscimenti dal Premio Unionbirrai Miglior Birra Artigianale dell’Anno 2010 e 2o11.

In loco è stata sorseggiata la Paulinis, birra alle fragole doppio malto, che con mia grande sorpresa ha conquistato la sorellina, così usualmente astemia. Non pensare a una birra lambic, no, no,no. E’ una birra che ha sfruttato in fermentazione anche il potere delle fragole.

Una birra, dai vari assaggi fatti, decisamente da scoprire. Ha sempre un suo carattere, ben chiaro, che emerge sempre, insieme semplice e ricercato. Lo stile birraio di ogni creazione emerge netto, senza fronzoli.
E’ come parlare con una persona diretta e sintetica assieme, che ti dice subito se qualcosa non va, mentre non va a vantarsi di ciò che fa bene. Uno stile birraio quasi d’altri tempi.

Provare per credere! Giusto per usare termini di questi tempi 🙂 Maggiori informazioni sul sito di La Birra di Meni, nonchè a:

Via Sirivella 4/A 33092
Cavasso Nuovo (PN) Italia
Tel / Fax 0427 77028
E-mail labirradimeni@alice.it