Distillati

Prepararsi al Sake

Se oggi e domani (22 e 23 luglio 2011) alla Brasserie 4:20 c’è il Baird Beer Festival, se Senza Panna ha già descritto il suo assaggio birra Baird, la mia attenzione è tutta al momento sulla parola sake.

Sì, perchè oltre alle birre Baird (da scoprire senz’altro) ci sarà anche l’unico sake europeo. Infatti, il Birrificio Nøgne Ø sta tentando l’avventura del sake e io da brava curiosa, sperimentatrice in piccolo, ricercatrice precaria ma molto attiva, non posso che sognarlo e studiarlo in anticipo. Dopotutto secchioni si diventa, non si nasce 🙂

Ma come lo dico?

Sake per me era un suono da cartoni animati. Se sentivo saké mi veniva in mente Marrabbio degli anni ’80. Volendo fare la gastrofighetta degli anni 2010 🙂 non sapevo se raccontare agli amici che andavo a bere il sake o il sakè.

Bene, cara fracofoni, la pronuncia giusta è senza accento finale: sake ! E se proprio vogliamo strafare, diremo che Rossella stasera va a gustarsi del o-sake.

Ma cosa significa sake?

C’è chi dice che stiamo diventando stupidi, perché ci affidiamo ciecamente a Google. Oggi cado ancora più basso, cercando spiegazioni su Wikipedia. Ma si sa, si impara per gradi.

Il sake spesso viene presentato come un vino di riso, ma attenzione, da precisina, leggo che il suo significato può variare. Innanzitutto, perchè in giapponese reale e non dei cartoni sake vuol dire semplicemente bevanda alcolica. Poi, se ti capita di passeggare per il Kyushu meridionale e chiedi del sake, potresti vederti servito del shochu di patate (cosa che comunque proverei 🙂  ). Ma se preferisci la zona di Okinawa, la parola sake potrebbe avvicinarti ad una  “cupola trasparente” o a una “vecchia bevanda”.

Meno male allora che di sake europeo ne esiste solo uno al momento 🙂

Sake un mondo, un linguaggio...tabella non per spaventare i lettori ignoranti in materia come me!

Ma cos’è sake?

Vino di riso, l’ho già detto..e no. Non è così semplice.
Avendo un Kuramoto in giro per casa, mi son messo alla ricerca degli ingredienti e mi son lasciata sedurre da qualche video di Urban Sake e YouTube.

Da Urban Sake ho imparato a sciorinare i 4 ingredienti di un vero sake:

  • acqua
  • riso
  • lievito
  • mold…ehm traduco, muffa.

Su YouTube mi sono, invece, innamorata della signorina arigato…ok, lascio a casa l’umorismo becero italico. Ma veramente, ho apprezzato lo stile e la chiarezza e semplicità (da non trascurare) di come l’intero processo di produzione del sake viene spiegato. Ti rimando al video.

Ma come si beve il sake?

Sono una r….alle? : )
No, è che stasera voglio fare la gastrofighetta chiedendo a Nano Mondano, alias Marzia, a che temperatura vuole servirmi gli shots di sake. Sì, percé curiosamento presso gli esperti del Giappone imparo che il sake andrebbe bevuto tra i 40-50°C, ossia ad un livello di riscaldamento okan.

Anche se, e questo lo concedo solo alla Brasserie 4:20 :), lo accetto anche freddo. Freddo viene servito nei tokkuri o in bottiglia.

Eppure io vorrei bere del sake nel tradizionale masu in legno da 180 ml.

Sake in masu. Pronta alla degustazione 🙂

E poi … Baird

Il “e poi” verrà solo dopo una gloriosa degustazione di sake Nøgne Ø…

… senza dimenticare le birre giapponesi Baird. Per chi è di casa a Tokio od Yokohama, l’assaggio avviene più di frequente. Per i romani, invece, può essere un’occasione speciale.

La Baird Beer fu fondata da birraio americano residente in Giappone, tal Bryan Baird, nel 2000. La “casa madre” si trova a Numazu e l’attività ferve grazie alla collaborazione tra marito e moglie, Bryan e Sayuri Baird. Il loro obiettivo è donare un carattere alle birre che producono. La  loro formula o filosofia magica è: Equilibrio + Complessità= Carattere.

Alla prossima settimana per i dettagli e i ricordi della serata.