Eventi, Torte, Vino

Percorsi di Vino Wine Festival: tutti a tavola

Se un wine blogger festeggia lo può fare solo con Wine Festival a cui va ad abbinare cibi e seminari di degustazione. Così è successo oggi.
Andrea Petrini, il creatore di Percorsi di Vino, ha invitato esperti, buongustai, appassionati, futuri sommelier al suo Wine Festival presso l’Incannucciata. Le faccie conosciute erano molte, grazie al blog, alle cene passate e alla potenza dei social media. Passato l’iniziale impasse su cosa fare, già con un bicchiere in mano ci siamo avviati ai tavoli.
Destino ha voluto che la  nostra tavolata fosse animata da Lorenzo di Italian Linguini, la sua famiglia, la sister di Senza Panna e famiglia ed esperti venuti dalla Toscana e non solo.

Prima di iniziare, però, ci si è avvivinati al Grechetto di Civitella d’Agliano e al Rosso di Montalcino San Lorenzo.

Mentre Lorenzo sembrava preferire la cucina, alla tavolata, dando un supporto anche a Senza Panna in cucina, tra un Franciacorta Dosaggio Zero di Andrea Arici ed un Colfòndo di Bele Casel, sempre gradevole e sempre ideale per iniziare un pasto lucculiano, è  arrivato un …

“Lorenzo, cos’è?”
Dopo una prima forchettata: “E’ un assoluto di broccoli
“Ma lo hai capito da un solo boccone o già lo sapevi?” chiedevo io stupefatta.
“Però questi germogli di cosa sono?”
“Chiediamolo a Lorenzo!” 🙂

Insomma, abbiamo cominciato bene. Lorenzo ha ricambiato la nostra ilarità portandoci il pane fatto da Dino De Bellis. Pane gradevolissimo, fatto senza lievito madre, col classico lievito di birra, ma fatto lievitare veramente a lungo. Il plauso maggiore è stato raccolto dal pane integrale, in cui, a detta sempre di Lorenzo, la voce dalla cucina :), c’era del miele. Era talmente buono che è stato sottratto di soppiatto dalla tavolata dell’altra stanza e Lorenzo se ne è accorto, ahimè in ritardo.

Poco dopo, Lorenzo, l’uomo delle anteprime dalla cucina, è piombato in tavola con una Torretta di fegatini di coniglio con crema di piselli e sfoglia di polenta.

Qui si sta bevendo un po' troppo, mi pare

Posso dirla tutta? Da “polentona” la cosa che più mi ha conquistato nella sua semplicità ed assolutezza di sapore è stata proprio questa sfoglia di polenta. Deliziosa, essenziale, ma vera, aveva il sapore delle famose croste di polenta, ma era rivestita, in fatto sempre di sapore, dall’eleganze di un piccolo tocco in più, che in cucina sa essere differenza in positivo. Ovviamente, ho fatto un salto in cucina da Senza Panna (non da Dino che era occupato) a farmi svelare il trucchetto per farla. Sai, la prossima settimana arriva la sorellina a Roma e la devo trattar bene 🙂

Tra un torretta e l’attesa del primo, del Lambrusco L’albone del Podere il Saliceto e del Montepulciano hanno ravvivato i bicchieri, che non stavano comunque languendo per la  noia. La gaia tavolata è sempre stata capace di far sgorgare risate spontanee.

Ed eccolo il Risotto al Testun, formaggio piemontese, con foglie di radicchio tardivo.

Poco dopo è arrivato un piatto che ha colpito taluni per la piccantezza ed altri per la ricercatezza dei sapori. Parlo della pasta alla ‘Nduja con robiola e arancia. La robiola cercava di contenere l’irruenza della ‘Nduja, mentre l’arancia era quel sentore in più che compariva in bocca subito dopo la notte sferzante tipica delle cose piccanti. L’aggiunta dell’arancia, la ritengo personalmente, geniale!

Qua e là, intanto, si parlava del Vermentino di Bolgheri e si assaggiava lo Scrio, prima di passare al Paleo Rosso. Come ho imparato, c’era un tempo in cui Paleo e Scrio venivano venduti assieme. Come ho imparato, la mia preferenza per il Paleo era data dall’assenza di quella nota di amarognolo che sentivo nello Scrio, che non lo faceva votare come il best one del pasto, mentre per altri meritava il podio.

L’utilità di questi incontri, per gli ignoranti come me, è che gli altri ti fanno scoprire le parole giuste per descrivere ciò che il palato coglie senza parole. Coglievo quella nota, ma definirla amarognola non mi era immediato. Ringrazio colui a cui ho “rubato” questa associazione tra sapore e vocabolo, che mi sarà utile in futuro.

Ed ecco la carne. Sempre a parer mio, i piatti di carne di Dino sono sempre i migliori. In tutti i pasti fatti da lui, la carne è sempre stato il piatto rimasto più impresso nella memoria. Stavolta è toccato alla Black Angus servita con verze.

Altre bevute, giusto di passaggio 🙂

Infine, nel menù ufficiale è arrivata la Pera cotta all’anice con polvere di Gentilini e panna acida. Premetto, la panna acida era comunque ingentilita e la pera era cotta al punto giusto, tanto da destare l’apprezzamento di tutti e una richiesta esplicita del cognato di Senza Panna: “Ecco una ricetta che vorrei trovare nel blog di Daniela”.

Per i non romani, sappiate che i Gentilini sono il biscotto per eccellenza di queste parte. Non c’è romano che è cresciuto senza adorarli e mangiarli.

Intanto, ho assaporato con la mente la bellissima storia della scelta dei legni per le botti usate da Mscarello Giuseppe. Scelta che risale ai tempi della guerra mondiale, alla prigionia del padre in Slovenia e al suo girovagare per i boschi sul confine. Io mi commuovo con queste storie, con questo sapere che si fa vita e dedizione.

Per i più fortunati, poi, è arrivata un assaggio della torta di zucca con frolla al cioccolato fatta da Italian Linguini. Eccezionale, al di là dei facili complimenti che si possono fare nei blog, era veramente ottima. La frolla si scioglieva quasi in bocca assieme alla crema di zucca e quel sentore diverso dato dallo zucchero di canna.

Un'altra bottiglia degnata di attenzione ehehe

Grazie Andrea e per il resoconto più dettagliato dei vini e dei seminari a seguire lascio la palla agli altri presenti, come Elisa di Kitty’s Kitchen che ho incrociato all’uscita e dentro già c’erano super esperti del settore.