Vino

Col tutor si impara: Verduzzo

Se ti canditi a #tutor, devi pur dire ed imparare qualcosa, mi son detta.
Il #tutor è una figura rilanciata da Tirebouchon per far conoscere vini e vitigni.  Ma cosa è il #tutor?
Il termine deriva da tueri che significa proteggere, difendere e custodire. Basti pensare al tutor in botanica, che sostiene ed indirizza le piante in crescita. In ambito didattico, è colui che deve facilitare l’apprendimento. Ma dato che l’apprendimento è una via tortuosa e lunga a due sensi, anche il #tutor impara qualcosa. 

E da oggi incomincio a fare il #tutor del Verduzzo e Ramandolo sul serio. Ecco alcune prime indicazione sul Verduzzo. Sono modesti saperi che sto riorganizzando per dare accesso a nuovi. Come #tutor sento che ho molto da imparare. 

 

Verduzzo Grave e Verduzzo Friulano

Bisogna distinguere tra il Grave Verduzzo Friulano ed il Verduzzo Friulano. Uno è coltivato in pianura ed uno in collina. Uno è un Verduzzo verde e secco e l’altro ha i toni del giallo ed è maggiormente un vino da dessert. 

Friuli Grave

Il termine Grave identifica l’area pianeggiante, sia a destra del Tagliamento in provincia di Pordenone che a sinistra in provincia di Udine. Il Tagliamento è un fiume dalla grande importanza, quasi psicologica,per i friulani. Da abitante della provincia di Udine quelli di Pordenone stanno “al di là da l’aghe”, mentre la zia che abita in zona di Pordenone dice che noi stiamo “al di là dell’aga”. Notare la diversa pronuncia. 

Il Tagliamento

Ma per quanto ci interessa qui, l’area Doc Friuli-Grave si caraterizza in gran parte per la grande abbondanza di acque, oltre che piovane, anche di corsi d’acqua. E da bambina adoravo molto l’area delle risorgive che si sviluppa non lontano da Codroipo (per gli amanti del turismo qui si trova Villa Manin a Passariano, che ospitò pure Napoleone in occasione del trattato di Campoformido…e non Campoformio come scrivono tutti i libri di storia).
I terreni sono ferretizzati, tendenti al rossastro. Anche se l’area più ad est del Grave ha terreni argillosi. 

 

Verduzzo e Ramandolo

Mentre il Verduzzo “da collina” si concentra nell’area di Faedis, Attimis, Nimis e Ramandolo in piena area dei Colli Orientali del Friuli. 

Zona Ramandolo

Il Verduzzo giallo da vita anche al Ramandolo, il cui disciplinare di produzione richiede che tutte le operazioni di vinificazione siano effettuate all’interno dell’area di produzione, ossia nel Comune di Nimis ed in parte di quello di Tarcento. L’area di Ramandolo, che si colloca in questa zona, è il punto più a Nord della viticoltura friulana. L’area è impervia, basti pensare a come degli impavidi automobilisti romani-friulani ci abbiamo messo alcuni minuti prima di decidersi a salire le colline con pendenze oltre il 30%. L’altitudine  è compresa tra i 200-400 metri. Le terrazze sono strette, ampie anche meno di un metro. La raccolta dell’uva è tardiva e a volte viene fatta persino a fine ottobre.

Il Ramandolo si annovera tra le rarità. La produzione media annua è di 150.000 bottiglie. E’ stato, inoltre, il primo vino friulano a diventare D.O.C.G.
Ma Ramandolo cosa vuol dire? Una interpretazione è che deriva da Romandulus, diminutivo di Romandus, ossia neolatino e quindi…friulano. Il borgo di Ramandolo viene fatto risalire al 1273, sulla base dei documenti scritti rinvenuti. 

Storia del Verduzzo

E’ uno dei più antichi vitigni friulani. Risulta essere coltivato ancor prima dell’arrivo dei romani in Friuli (181 a.C, sperando di non fare una gaffe con la data, ma in quell’epoca Acquileia iniziò ad essere colonia militare romana).

Appare citato il Ramandolo in occasione della visita nel 1409 di Papa Gregorio XII. A Cividale venne dato un pranzo dove comparino la Ribolla di Rosazzo, il Verduzzo di Faedis, il Ramandolo di Torlano, il Refosco di Albana ed il Marzemino di Gradiscutta. 

Ma già nel 1300 compare nei documenti relativi alla zona di Tarcento un’  “…uva dolce et dorata come lo sole”. Così almeno secondo i lavorati addetti al restauro del castello di Coja.

Un altro sontuoso banchetto irrorata dal costoso vino, ben “5 soldi a boccia” tocca a Carlo V nel 1532.

Nonostante fosse un vino locale, le botti, di rovere e castagno, incominciano a viaggiare verso l’Austria e la Germania.

Vieni citato anche  dall’Acerbi nel 1825 nell’opera Viti Friulane né contorni di Udine. Ma forse più conosciuto è James Joyce, che di ritorno (suppongo a Trieste) dalla sua gita da Ramandolo decide di sintetizzarla così:

Il vino fulgido sul palato
indugiava inghiottito.
Pigiare nel tino grappoli d’uva.
Il calore del sole, ecco che cos’è.
Come una carezza segreta
che mi risveglia ricordi.
 

 

In origine, comunque, veniva coltivato in un’area molto più vasta che si estendeva dai Colli Orientali alla pedemontana, comprendendo la media e bassa pianura, fino ad oltre Casarsa (Pordenone). Sulla base del catalogo dei vini del 1863 tale diffusione era giustificata dalla capacità di adattarsi della vita ad ogni tipo di terreno. Ma già da allora il Verduzzo di pianura, secco, era considerato meno importante. 

Fonti utilizzate per imparare qualcosa: il web, i ricordi e Friuli Venezia Giulia Via dei Sapori