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Polenta e Macaroni

Non si parla di cibo? Ieri, venerdì 27 agosto 2010, ti è capitato di accendere la tv di sera? C’era un magnifico documentario sull’emigrazione italiana nel mondo. Un documentario che faceva scoprire molte cose, spesso dimenticate o taciute. Un documentario che apriva gli occhi in maniera perfetta, senza cadere nel patetico o nel trito e ritrito, sulla banalità del razzismo.

Razzismo verso gli italiani all’estero, razzismo copiato pari pari oggi giorni in molti casi in casa nostra.

Polenta e Macaroni. Non posso che consigliarlo a destra e a manca. E’ un documentario vero, che apre gli occhi, forse, ai razzisti puri e a chi si crede abbastanza immune da tale status vivendi.

Razzismo

Non venivano negate, in Polenta e Macaroni, alcune colpe italiche, ma…ma gli italiani negli USA venivano considerati dei negri, perchè avevano la pelle scura, perchè socializzavano coi negri, perchè vivevano vicino a loro.

Gli italiani erano considerati propesti alla violenza sessuale.

Gli italiani erano considerati mentalmente inferiori. C’erano studi scientifici che testimoniavano l’inferiorità mentale degli italiani, minori capacità, minori capacità di apprendimento. Ci sono bambini italiani trasferitesi in Belgio coi genitori che si sono sentiti dire dalla loro maestra “Sporco italiano”, perchè il primo giorno di scuola non parlavano bene la lingua locale.

Gli italiani non legavano nemmeno coi cattolici irlandesi. I preti irlandesi non volevano gli italiani nelle loro chiese. Li consideravano semplici superstiziosi coi loro ex voto e le loro processione. Emarginati contro emarginati.

E la lista può molto ma molto più lunga.

La vita dell’emigrante

Non meno impressionante è aprire gli occhi sulla vita dura dei minatori, di chi lasciava tutto senza aver un’idea di cosa trovava, di chi era in balia delle necessità e reagiva emigrando.

Ho ricordi, come molti, di parenti emigranti. I genitori di mia madre erano costretti ad abbandonare la figlia coi parenti, tra Friuli e Veneto, per andare a lavorare in Francia come cuoco e donna di servizio. Ho nella memoria le foto della mamma piccola portata a vedere la Francia, ma ho anche nella memoria i racconti del collegio dove alcuni anni mia madre fu mandata. Non certo racconti da collegio ricco, ma di paese che puntava ad offrire l’essenziale e nulla più.

Succedeva anche che chi andava nell’estero ancora più vicino, come la Svizzera, dovesse reimpartriare i propri figli o farli diventare dei bambini fantasma. In Svizzera poteva rimanere solo chi lavorava, gli altri, bimbi inclusi, no. In Italia, esistevano allora orfanotrofi all’uopo. Ma molti preferivano far crescre i figli rinchiudendoli nelle soffitte e facendoli andare a scuole fantasma. E tutto questo fino al 1990, non ho scritto male, veramente fino al 1990.

In una parola, ieri c’era qualcosa di bello in tv.

Grazie a La Grande Storia.