Birra

Open Baladin de Roma

Roma attendava ieri sera l’apertura ufficiale di Open Baladin .

Da semplice appassionata di birra, oserei dire appassionata errante, posso fornire il punto di vista di un cliente tipo, molto tipo. Per presentazioni più professionali correte da il Papero Giallo , Cronache di birra , Fermento birra , Mondo Birra , Senza Panna e molti altri.

Ahimè il 15 settembre giorno d’inaugurazione ieri ero in quel di Pavia per lavoro a non godermi alcuna birra. Meno male che il 23 settembre ero lì a Roma e a Open Baladin.

La Cavia se la rideva, erano giorni che dicevo “Mercoledì andiamo da Open Baladin ed offro io”. Così è stato. Ore 19.40 ero pronta e ho dovuto aspettare l’uomo.

Perché tanta impazienza? Semplice, perché 40 birre artigianali italiane alle spina mi tenevano sulle spine e perché il bancone ricco di bottiglie di birra dietro il bancone già mi aveva rapito dalle foto online e dal tour esterno al locale fatto domenica mattina sotto la pioggia.

E poi in un’epoca di open source ecco un locale Open Baladin.

Ore 20.00 del 23 settembre entrata mia ufficiale ad Open Baladin.

Prima impressione: evviva ci sono.

Seconda impressione: che birra mi prendo?
La lista delle birre on the paper e quello on the wall hanno facilitato le cose. Tante birre, non troppe. Per chi deve imparare come me non c’è un troppo. Selezionato il tavolo è scattata la terza impressione: Super (8%, Baladin) e Re Porter ( 8.5% Birra del Borgo) approvate. La Re Porter (la mia), una porter appunto, ha fatto il suo dovere fin dal primo sorso. La Super che sorpresa: la mandorla amara. Al momento non è stata valutata la Open birra doc del locale e creata per il locale.

porter

Quarta impressione: guardiamoci intorno. La vista è rapita dallo sfavillio delle bottiglie dietro il bancone. Poi si sposta rapidamente alla lista delle birre on the wall. Interessante e variegata. Un sorriso scatta notando la birra alla spina disegnata alla lettera.

Il locale non è un pub. A tratti mi ricorda locali in stile milanese, eppure non è neppure quelli. Una via di mezzo? No, no nulla di così banale. E’ un locale all’italiana costruito intorno alla birra? Non riesco a classificarlo il locale e non lo voglio fare, anche perché un locale all’italiana perla birra è una novità (per me).

L’importante c’è: è un punto piacevole, accogliente e con quel che non so che di avvolgente che la birra sa dare e far condividere tra le persone. I colori delle pareti rafforzano tale clima conviviale. Insomma, per bere va più che bene. Per il mangiare ci torno sabato e sto raccogliendo proseliti, di sicuro però ci torniamo in due.

Per ora posso dire che i piatti che giravano erano di un invitante che mi facevano girare la testa ogni volta. “Guarda che piatto con mozzarella e prosciutto, e quel panino là così invitante, e quello. Girati, girati hai visto quel dolce con la crema (from De Bellis I suppose)…”. Insomma, sabato si torna per combinare birra e cibo, occhi e gusto.

E’ un locale capace di attrarre appassionati puri e frugali della birra e appassionati glamour. Vedendo la serata di ieri sera raggiunge questo scopo.

Precisazione questa che non vuole offendere nessuno, che volete vengo dalla campagna e con queste, inutili, distinzioni ci sono cresciuta.

birra alla spina

Quinta impressione: c’è dell’altro! Oltre il salone d’entrata ci sono altre sale, in stile gitano, per le birre straniere alla spina (la Lambic sarà mia prima o poi), altre sale ancora per i futuri eventi che accoglieranno birrai stranieri. Avverto, a dicembre per l’incontro con la St. Bernardus io ci sarò. La St. Bernardus assaggiata la prima volta a Bruges da Ganze Spiele con una zuppa di pesce davanti eccita ancora le papille gustative. E non da meno sa fare durante gli apertivi on the roof casalinghi.
Mi intriga anche l’American-Italian Beer Festival di maggio 2010 con Garret Oliver (autore di un libro su birra e cibo che mi sta dando momenti di piacevole ristoro nei weekend). Ma come dire, punto ad andare a quanti più eventi possibile.

Finale: ieri era la giornata giusta per osservare i genitori di tale locale. Se non li conoscete accaparratevi le copie dell’Open News (tutto in tema, eh) che trovate dentro il locale e leggetevelo, prima di bere. Ma era anche adatto per gustare la presenza degli osservatori “ufficiali” mentre si assaggiavano una weizbier con un panino Bonci original (I suppose). Il tocco finale è stato osservare i cuochi in cucina passarsi un bottiglione di birra.

To be continued: Teo Musso, Leonardo Divincenzo promettono di estendere la filosofia dell’Open Baladin un po’ dovunque in Italia ed udite, udite di approdare nel 2011 nella Big Apple, New York. Gli Open Dreams non hanno confini, bravi!

Open Baladin

Via degli Specchi 5/6

Zona Campo dei Fiori

Tel. 06.6838989